Capitolo 2

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Mi sveglio e noto che sono le 8:10 e che sono in ritardo per la prima lezione di matematica. È il mio primo giorno di scuola questo e non voglio di certo fare una brutta impressione al professore.
Mi alzo e corro in bagno, portando dietro i vestiti. Mi lavo, mi vesto, mi trucco e sistemo la borsa. Corro verso l'aula. Aspetta, qual'è l'aula? Non so nemmeno dove sto andando e mentre corro, vado a sbattere contro qualcuno: Taylor. Siamo tantissimi in questa scuola e io dovevo scontrarmi proprio con lui.

"Vedo che qualcuno va di fretta. Sei in ritardo eh?" Ridacchia.

"Cosa diamine vuoi da me? Non siamo amici, per cui non rivolgermi la parola." Scatto e me ne vado, senza aspettare una risposta.

Per fortuna trovo l'aula di matematica ed entro.
"Buongiorno signorina, vada a sedersi perché la lezione è appena cominciata." Il professore sembra essere di buon umore.

L'ora passa in fretta e quasi tutta la classe ha raccontato di come ha passato le vacanze. Quando è arrivato il mio turno, ho parlato delle mie vacanze nella mia vecchia città, con i miei migliori amici e quello che credevo fosse, il mio ragazzo.
Ora ho biologia e fortunatamente trovo subito l'aula. Ne approfitto per prendere gli ultimi posti cosicché il professore non si accorga delle mie disattenzioni. Quando mi volto per vedere chi ho accanto, vedo una ragazza dai capelli biondi che mi sorride.

"Hey, piacere Kate." Dice.

"Ehm, piacere Ashley." Le sorrido.
"Da dove vieni?" Domanda sorridendomi. Sembra simpatica.

"New York tu?"

"Italia." Adoro l'Italia. Non ci sono mai stata, ma mi piacerebbe molto visitarla.

"Da quale città precisamente?" Chiedo. Sono curiosa.

"Roma."

"È la capitale se non sbaglio?" Ho sentito parlare molto di Roma, però il mio livello di geografia è pari a zero.

"Sì. È bellissima, ti consiglio di visitarla qualche volta. Tu piuttosto parlarmi un po' di New York. È una delle città che mi affascinano di più e vorrei tanto andarci un giorno, o chissà, magari andare a vivere lì." Le brillano gli occhi.
In fondo ha ragione, New York è bellissima e devo ammettere che mi piace parecchio, anche se il mio sogno è quello di andare a vivere a Miami, in Florida.

"Facciamo cambio" ridacchio e lei si unisce.

"Come mai hai scelto questa scuola? Voglio dire, in America ci sono tantissime scuole, come mai proprio questa?" Sembra sconvolta da questa cosa.

Ho scelto Londra perché ho sempre voluto frequentare un college lontano da tutto e da tutti. Volevo cominciare una nuova vita, anche se mi è dispiaciuto tantissimo lasciare la mia migliore amica. Mi ha sempre affascinato Londra.

"Volevo allontanarmi dall'America e poi Londra mi ha sempre affascinata. Tu?"

"Beh, in Italia non ci sono college che mi piacevano, così optai per questo. Mi trovo benissimo. Hai già conosciuto la tua compagna di stanza? La mia è simpaticissima. Si chiama Laureen." Non so che dire ora. Non posso di certo dire 'oh sai, la mia è una prostituta del cazzo che se la fa con tutti. Sai come ci siamo conosciute? L'ho scoperta mentre scopava con un ragazzo in stanza. È simpatica.'.

"Pure la mia." Sorrido e sento il suono della campanella. Menomale. Non avevo voglia di parlarle di Taisha.

L'ora passa in fretta e si sente il suono della campanella per la ricreazione. Il corridoio è affollato così decido di avvicinarmi alle macchinette per prendere un cappuccino. La fila è lunghissima e credo che debba perdere minimo 10 minuti qua. Appena è il mio turno, ordino il mio cappuccino e mi dirigo nelle panchine, dove vedo Kate chiaccherare con le sue amiche. Già si è fatta molti amici.

"Hey Ashley. Lei è Laureen, la mia compagna di stanza." Mi saluta e mi fa cenna verso la sua amica.

"Piacere." Le sorrido e le porgo la mano.

Il mio sorriso scompare quando lei risponde con un semplice e freddo "ciao."

"Ehm, ok... È meglio che vada in classe. Ho dimenticato il cellulare." Dico.

"Ce l'hai in mano." Mi fa notare la ragazza.

"Oh, ho detto cellulare? Volevo dire borsa. Ora vado. È stato un piacere." Mento. Volevo solo allontanarmi da quel gruppo. Ho capito di stare antipatica a Laureen. Non voglio avere nemiche qui.

Mentre cammino, ancora col cappuccino in mano, inciampo su qualcosa e cado. Non ci voleva.
Qualcuno mi porge la mano per aiutarmi e quando capisco chi è, mi giro per alzarmi da sola e andarmene.

"Ooh andiamo. Che ti ho fatto di male?" Chiede.

"Mi stai antipatico e basta. Ora puoi lasciarmi in pace per sempre?" Sbotto.

"No. Fin quando non mi dici il motivo per cui ti sto antipatico, non me ne vado." Sembra serio. In realtà sono ancora arrabbiata per quella volta della valigia.

"Ti ricorda qualcosa la mia valigia?" Dico e lui aggrotta le sopracciglia come se non ricordasse quello che ho appena detto.

"Scusami, ma ero abbastanza arrabbiato per i fatti miei. Perdonami. So che non sono nella lista della persone che vorresti conoscere, ma proviamo ad essere amici. Sto con la tua compagna di stanza e non potrai evitarmi per sempre." In fondo ha ragione. Sta con Taisha e non potrò evitarlo per sempre.

"Eh va bene. Amici." Sbuffo e vedo il suo sorriso crescere. È davvero bello.

La campanella di fine-ricreazione suona e io cerco l'aula di geografia.

"Che lezione hai ora?" Chiede curioso.

"Geografia, solo che non trovo l'aula." Dico sbuffando.

Ridacchia e la sua risata è a dir poco bellissima. Ma cosa dico?! Non lo conosco nemmeno.
"Anch'io! Andiamo insieme." Lo seguo ed entriamo in aula cercando dei posti liberi. Ne trovo uno e mi siedo, lui mi segue e si siede accanto a me e mi sussurra: "ciao compagna di banco" e mi fa l'occhiolino.
Non mi sono nemmeno accorta di essere arrossita.
Sento la campanella di fine scuola e mi dirigo verso la mia camera, tuffandomi nel mio amato letto.

It's a beautiful disasterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora