Capitolo 16

495 98 41
                                    

Non mi succede mai di arrabbiarmi in questo modo con una persona, soprattutto per dei motivi così futili. Le volte in cui mi sono arrabbiato così tanto da rispondere con tanta foga si possono contare sulle dita di una mano. Ma quella ragazza riesce a tirare fuori il peggio di me.

Eppure per lei è stato facile trattarmi male e urlarmi contro. Scommetto che in questo momento se la sta ridendo, soddisfatta di essere riuscita a farmi scoppiare.

Mi facevi pena, non saremo mai amici: parole dette da una persona come lei non dovrebberò turbarmi. Eppure eccomi qui, a pensare, oramai troppo tardi, a come avrei potuto rispondergli. Nella mia testa immagino cosa avrei potuto fare e dire senza perdere la calma e farla immalinconire, ma purtroppo non siamo in un film. Nei momenti di difficoltà non pronunciamo mai le giuste parole che andrebbero dette.

Continuo a sperare di poter incontrare di nuovo la Lauren che mi ha accudito in infermeria. Dopo avertì quasi rotto il naso. Doveva trattarsi solo di un giochetto, è stata gentile solo per potermi prendere in giro come ha fatto prima.

Una pallina di carta mi rimbalza sulla testa e cade sul mio banco. Perché la gente si diverte a tirarmi palle in faccia?

Mi volto e vedo Kevin che mi indica di leggere. Apro la pallina di carta e trovo un messaggio: "Allora? Ci andiamo alla festa?".

Ah già! La festa, quasi me ne dimenticavo. Ieri sera Dinah mi ha inviato un messaggio - stracarico di cuoricini e faccine - per dirmi l'indirizzo (sarà a casa sua).

Non gli ho ancora risposto... Non so se voglio andarci. A quanto ho capito sarà una festa strepitosa dove sarà presente la crème de la crème della Norfolk High School. Poco m'importa.

Scrivo sul retro del biglietto e glielo rilancio. Devo essere molto cauto, il professore è nel pieno della spiegazione.

Quando legge che ancora non mi sono deciso lo vedo innervosirsi. Pochi secondi e arriva un nuovo bigliettino: "Cosa vorrebbe dire che non lo sai? Sei pazzo? Ci dobbiamo andare!".

"Che t'importa, vacci da solo!" rispondo con un altro bigliettino.

"Non posso, non sono stato invitato. Tu si!" replica.

Preparò l'ennesimo biglietto e faccio per lanciarglielo quando d'improvviso lo vedo irrigidirsi e girarsi verso la lavagna facendo finta di seguire.

Oh cazzo! <<Russo!>> sento sgridare.

Vorrei fermarmi ma ormai ho già lanciato il pezzo di carta, che, per la fortuna di Kevin è finito a terra.

<<Cosa stai facendo?>> dice il professore con fare di rimprovero.

<<Io-io stavo prendendo appunti...>> Idiota!

<<Le va di prendermi in giro? Se si permette di lanciare cose durante la mia lezione significa che è abbastanza pronto per un'interrogazione, no?>>

<<No professore, non sono pronto per essere interrogato...>> rispondo abbassando lo sguardo.

<<Allora le merita stare attento. E per punizione rimarrà un'ora in più, oltre l'orario scolastico, così avrà modo di recuperare lo studio perso.>>

Vorrei controbattere che non faceva niente di male, mi sono solo distratto pochi minuti e mi sembra ingiusto essere punito per così poco. Ma non sono il tipo che risponde ai professori, così, mi limito a dire: <<Si professore, mi scusi...>>

Quando la lezione riparte mi volto nuovamente verso Kevin, il quale mi sta chiedendo scusa a gesti e mimando con la bocca.

Una punizione... Questa non ci voleva.

Esco dall'aula scusandomi nuovamente con il professore. Non c'è stata via di scampo, sono dovuto rimanere un'ora in più dopo la fine delle lezioni. Non avrei potuto svignarmela neanche volendo, perché il professore è rimasto in classe per "finire di correggere dei compiti"... Come no!

I corridoi sono vuoti, è surreale che un posto tanto trafficato al mattino diventi completamente deserto il pomeriggio. I miei passi rieccheggiano regalandomi la sensazione di essere solo in questa scuola... O quasi.

Tutto d'un tratto sento qualcosa colpirmi la spalla con forza facendomi sbattere con la schiena contro il muro. Subito dopo mi sento premere il collo, mi si mozza il fiato dalla violenza e la velocità con la quale sono stato aggredito.

Sono stordito ma velocemente prendo coscenza di chi sia la persona che in questo momento tiene l'avambraccio premuto sul mio collo. Capelli biondi, occhi marroni ed una giacca della squadra di football: Derek!

<<Lasciami stronzo!>> dico con voce strozzata cercando di divincolarmi dalla sua presa. Ma è impossibile, Martin, il suo amico, lo aiuta a tenermi fermo.

<<Senti coglione, vediamo di capirci. Ho visto come guardi la mia ragazza, non perdi occasione per squadrarla da capo a piedi. Sfigato! Lei è mia! Sta con me e devi smetterla di importunarla capito?>> sembra stia parlando di un oggetto più che della sua ragazza. Questo tipo è proprio lo stronzo viscido che mi aspettavo.

La sua presa si fa più forte sul mio collo e ho paura che mi voglia strozzare. <<Hai capito?>> ripete con fare minaccioso.

Non intendo rispondere, a costo di farmi uccidere. Cerco di divincolarmi con più forza e Martin smette di tenermi fermo ma Derek non molla la presa. <<Andiamo amico, così lo ammazzi!>> lo intima Martin.

Lui non pare sentirlo e preme con ancor più forza mentre i suoi occhi inniettati di sangue incrociano i miei. Sento l'aria mancare e la vista oscurarsi. Carico un calcio da sferrargli proprio in mezzo alle gambe, è da vigliacchi lo sò, ma loro sono due contro uno.

Quando sto per colpirlo sento mollare la presa, i miei polmoni reclamano aria con avidità e le mie gambe cedono, facendomi cadere per terra ansimante e stremato.

Derek e il suo amico fanno per andarsene ma non prima che lo stronzo pronunci la sua ultima minacca: <<Ti ho avvertito! La prossima volta non sarò così clemente!>>

I due se ne vanno sghignazzando e prendendosi gioco di me. Le loro risate rimbalzano sui muri arrivano alle mie orecchio e rimbombano nella mia testa.

Se vuole che stia lontano da Lauren, lo farò. Dopotutto odio lei quanto lui. Ma una cosa è certa: mi vendicherò! Mi vendicherò Derek Johnson.

AccadeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora