La canzone utilizzata per questa storia è Kiss me di Ed Sheeran.
La porta cigolò leggermente quando Magnus varcò la soglia dell'edificio. Passò davanti a un bancone e, come di consueto, salutò la donna che sostava dietro di esso. La giovane bibliotecaria, Deedee, era impegnata a scribacchiare sulla tastiera del vecchio computer di fronte a lei. "Buongiorno, Magnus," esclamò al passare del ragazzo.
"Ciao, Deedee," rispose al saluto appoggiandosi al pesante bancone di legno. "Come va oggi?"
"Oh, molto bene." Afferrò due libri e scarabocchiò qualcosa su un foglio di carta. "C'è più gente del solito questa mattina. Giovani universitari da tutte le parti," ammiccò.
Magnus ridacchiò. "Lo sai che non sono qui per molestare i poveri studenti della NYU, voglio solo leggere." Si raddrizzò e si incamminò verso una delle corsie. "Ci vediamo, Deedee."
La ragazza agitò energicamente la mano proprio nel momento in cui Magnus svoltò l'angolo. Si diresse verso il solito scaffale e afferrò il libro che cercava. Strinse tra le dita affusolate la copia di Grandi speranze e si recò al suo angolino. Si sedette sulla comoda sedia imbottita e si perse nella lettura.
Magnus veniva in quella piccola biblioteca quasi ogni giorno. Era l'unico posto in cui riuscisse a concentrarsi propriamente su ciò che leggeva e in più Deedee gli lasciava usare la macchina del caffè ogni volta che lo desiderava. Il pungente profumo di carta lo invadeva quando entrava in quel luogo e forse era proprio quel fattore a spingerlo a recarsi lì così spesso. Si sistemava sulla sua sedia nel suo angolino preferito ed era capace di rimanere con lo sguardo incollato alle pagine anche per due ore senza pause.
E ne sarebbe stato capace anche questa volta se un rumore improvviso non l'avesse riportato nel mondo reale.
Era un trillo insistente che proveniva da un lungo tavolo a pochi metri di distanza. Tutte le persone presenti voltarono la testa in direzione del rumore e Magnus non ci impiegò molto a individuare la fonte di quel suono.
Un ragazzo era raggomitolato su quello che sembrava essere un cellulare e tentava disperatamente di far cessare la suoneria. Poteva vedere il rossore che gli ricopriva i viso anche a quella distanza.
Con uno sbuffo, Magnus si alzò e si diresse verso il ragazzo. "Posso?" chiese una volta raggiunto il malcapitato che alzò l'apparecchio in sua direzione senza però staccare lo sguardo dal pavimento. In un paio di secondi il suono era cessato e le persone avevano smesso di fissarli con sguardo truce. Magnus rimise il cellulare sul tavolo di legno e il ragazzo seppellì il viso tra le mani. "Mi dispiace," mormorò. "È nuovo e non ho ancora capito come usarlo." A quel punto sollevò il capo.
Le labbra di Magnus si schiusero leggermente e inspirò senza accorgersene. Non aveva mai visto un viso tanto perfetto in vita sua.
Gli zigomi alti, la mascella squadrata ma delicata allo stesso tempo: tutto era perfettamente simmetrico. Due grandi occhi color del mare gli illuminavano il volto e le lisce ciocche corvine gli ricadevano sulla montatura degli occhiali del medesimo colore.
Avrebbe voluto fare una battuta sulla sua goffaggine, un apprezzamento non molto velato sul suo aspetto, ma non una sola parola riuscì a farsi strada attraverso le sue labbra. L'unica cosa che riuscì a mormorare fu: "Tranquillo."
Questo sì che era strano, Magnus Bane che rimaneva letteralmente senza parole.
Prese un bel respiro e parte della sua consueta sicurezza parve tornare in suo possesso. Scostò la sedia accanto al ragazzo e ci si sedette sopra. "Non hai mai avuto un cellulare in vita tua?" scherzò ridacchiando.
"No."
Magnus smise di ridere.
"Appunto per questo il mio migliore amico Jace ha deciso di regalarmene uno. Secondo lui non sono abbastanza 'al passo con i tempi'," sottolineò le ultime parole mimando delle virgolette in aria. "Ma se neanche mi spiega come funziona questo affare, non posso mettermi molto in pari."
Magnus diede un occhiata al telefono che se ne stava sul tavolo e lo prese in mano. "Vieni, ti mostro come si usa."
Il ragazzo sollevò la testa per guardarlo e un lieve sorriso riconoscente si fece spazio sulle sue labbra. Si avvicino di poco con la sedia per poter vedere meglio e Magnus gli mise il cellulare in mano.
"Per prima cosa vediamo com..." fu bruscamente interrotto dal trillo insistente dell'apparecchio che si faceva nuovamente largo nella stanza ormai non più silenziosa.
Una parola non molto fine fuoriuscì dalla bocca del povero ragazzo il cui viso tornò di nuovo ad assumere una tinta vagamente simile al rosso vermiglio. Sullo schermo riapparve la scritta 'Numero sconosciuto'. Magnus afferrò il telefono e chiuse la chiamata giusto in tempo per evitare al ragazzo un esaurimento nervoso.
Dopo che il suono ebbe smesso di disturbare la dolce quiete della biblioteca, il suo corpo si rilassò visibilmente.
"Ok," esordì Magnus alzandosi in piedi. "Penso che sia meglio che ce ne andiamo da un'altra parte se non vogliamo essere sbattuti fuori a calci." Allungò la mano al ragazzo che tornò al suo color rosso precedente. E così i suoi sospetti si confermarono. Tentò di nascondere un sorrisetto. Se non vuoi che si sappia che sei gay, dovresti impegnarti di più per nasconderlo, fiorellino, pensò. Stava per ritirare la mano, quando inaspettatamente sentì la soffice pelle del suo palmo entrare in contatto con la propria. Le sue sopracciglia scattarono in alto mentre il ragazzo si alzava in piedi e non parve avere intenzione di lasciare la sua mano.
"Io sono Alec," esordì improvvisamente.
Magnus lo guardò nelle iridi color del mare attraverso le lenti e gli sorrise. "Alec," ripeté. Il suo nome scorreva liscio come seta tra le sue labbra. "Diminutivo di Alexander?"
Lui annuì.
"È un piacere conoscerti, Alexander, io sono Magnus."
Alec cercò invano di nascondere il sorriso che gli si stava formando in viso. "Dove andiamo?" chiese evitando il suo sguardo con ancora un leggero velo di rossore a ravvivargli le guance.
Magnus si avviò verso il lato destro della biblioteca. "In un posto dove il tuo amico non potrà disturbare nessuno."
L'espressione di Alec si corrucciò. "Cosa...?"
"Mi dispiace dirtelo, ma penso che sia stato proprio questo Jace a chiamarti per tutto questo tempo."
"Ma non è possibile, lo schermo diceva 'Numero sconosciuto'."
Magnus sospirò. "Ah, Alexander, quante cose devo ancora insegnarti."
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Il dolce profumo di libri e fiori || Malec OS
FanficEra un trillo insistente che proveniva da un lungo tavolo a pochi metri di distanza. Tutte le persone presenti voltarono la testa in direzione del rumore e Magnus non ci impiegò molto a individuare la fonte di quel suono. Un ragazzo era raggomitolat...