Cap 31: Burning in the sun

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Nicolas

Gli occhi di Anna seguono Richard sulla Ducati.
Si perdono divertiti nel suo girare su se stesso.
Le dita a contrarsi improvvise sul freno, il palmo della mano a dosare l'acelleratore, il sorriso sul volto per un divertente gioco di equilibrio.
E i suoi occhi concentrati, la sua espressione leggera.
Richard e le sue pazzie.
Il suo alzare un poco le spalle ai nostri sguardi attenti e Cris a penzolare ancora assonnata dietro di lui.
"Raccontami di lui Anna" dico assorto.
Il ritorno ad un loro avvicinamento poco compreso mi rende nervoso.
"Non ho niente di lui addosso" e Anna alza un poco la testa.
Uno scatto sentito alla mia richiesta a doppio senso.
"Qualcosa di lui hai avuto" rispondo guardando le mie dita tormentare la cerniera del giubbotto.
"Niente. Nicolas. Non ho avuto niente. Solo un disastro da affrontare" sento le sue spalle darsi la spinta sul mio petto.
Guardo il suo drizzarsi seduta, i suoi piedi a fermare l'ondeggiare del dondolo.
E questa diventa la notte delle parole.
Quelle necessarie a buttare giù porte chiuse a doppia mandata.
"Ti racconto di lui" dice poi guardando davanti a sé.
Lo sguardo perso in qualche posto lontano, i pensieri a cercare da qualche parte.
"Richard è il vuoto. È il credere tutto possibile. È il prendersi cuori che non gli appartengono" la sua voce a seguire una logica sottile, quella da me non compresa "L'ho seguito sul Cam e da lui volevo solo una cosa. Si è spinto su di me, si è appoggiato alle mie labbra e mi ha insegnato che si può non sentire. Ma solo con chi non si ama"
"Ed è questo che volevi? Imparare a non sentire?" le mie labbra a incurvarsi un poco.
Una strana ironia a rendermi leggero.
Il suo volto a mostrarmi un assenso ad una domanda che pare non capire.
Appoggio i gomiti alle ginocchia.
La mia frangia a penzolare sul mio sguardo rivolto a terra, le mie dita ad intrecciarsi.
"Richard ha sempre sentito" dico voltandomi un poco "Ancor di più nei momenti in cui ha detto di non farlo affatto"
E l'ingenuità della mia Anna si fa la cosa più astratta e palpabile che io abbia mai visto.
"Tutti sentiamo. È la nostra natura. La rabbia, l'odio, la nostalgia. Sono sensazioni. L'indifferenza Anna, è sentire. La paura di lasciarsi andare è sentire e Richard non è diverso da tutti noi" accarezzo il tessuto dei miei pantaloni.
"E tu senti ora" risponde poi sicura.
"Credi?" la mia domanda ad uniformarsi alle mie solite spoglie conversazioni.
"Sì" una serietà magica nel suo sguardo che lento percorre i dettagli del mio corpo.
"Cosa ti porta a crederlo?" la mia schiena imbarazzata ad appoggiarsi indietro, le mie braccia ad intrecciarsi sul petto.
Una risata soffocata a prendersi una serenità sulle sue labbra che da tempo sembrano non aver più assaggiato.
"Guardati" il suo dito a indicarmi
"Sono bastate poche parole rivolte al tuo universo, per chiuderti" e di nuovo la sua voce dolce a soffocare una risata.
Il mio volto a tendersi un poco ad una mia verità che non sono pronto ad ascoltare.
"E ti inumidisci le labbra in continuazione, afferri il labbro superiore e lo tormenti"
E quei suoi occhi che solo io so vedere ora, vedono me.
"E le tue dita si fermano su ogni cosa, cercano un diversivo" le mie mani a stringersi in pugni tesi.
"E la tua mascella Nic. La tua mascella si chiude e si apre a comando. Il tuo modo di dosare le parole che utilizzi. Ce l'hai appiccicato addosso il tuo sentire. Io lo so chi sei. Ti ho conosciuto. Ho ripercorso tutto quello che mi è rimasto in tua assenza" e le sue dita si appoggiano sulle mie gambe.
"E cosa ti è rimasto Anna?" nella mia voce il disagio di sentirmi scoperto.
Nudo al suo sguardo attento.
"Momenti. I nostri. Gli stessi che sono rimasti a te"
Il suo volto a farsi vicino, un ondeggiare simile a quello del dondolo che abbiamo fermato.
"Non farlo" i miei occhi a seguire i suoi movimenti.
A regalargli la mia fermezza, il mio sapere ciò che le sto chiedendo.
"Non lo farò. Sarai tu a farlo. Di nuovo. Perché senti. Lo so. Ti vedo" le sue labbra, così morbide e invitanti a fermarsi ad un soffio dalle mie.
"Sarò io a farlo. Di nuovo. Perché sento. Lo so. Mi vedi" il mio respiro caldo a fondersi al suo.
L'intreccio delle mie braccia a sciogliersi piano, il mio cuore a battere un po più veloce.
"Non ora" concludo cercando l'aria che non mi concede.
Quell'ossigeno necessario a reprimere una fisicità di cui ho bisogno.
Quel toccarla sino a farle male.
Mi alzo piano.
Scendo le scale senza voltarmi.
Passeggio sull'erba sotto i suoi occhi compiaciuti.
Le mani a nascondersi nelle tasche, il respiro a tornare al suo posto, nel tempo che scelgo di concedermi ancora.
Quel muoversi preciso di attimi che abbreviano sempre di più le distanze.
Quelle tra me e lei.
Salgo in camera, nessuna emozione a tradirmi nell'aprire il Pc.
La solita calma apparente.
Il solito orizzonte piatto in un tramonto interminabile.
Quella linea che solo io so controllare con tanta concentrazione.
Pronta a starsene lì, distesa ed immobile, a guardare l'esplosione di colori sopra di lei.
Quante sono le cose a cui mi sono abbandonato senza fatica?
Quante cose ho creduto conquistabili senza il giusto tempo?
I momenti sono quell'insieme di attimi che fanno una vita.
I miei, devono avere quel sapore delle cose che non dimentichi mai.
Apro la casella di posta elettronica.
Le mie dita a scivolare lente.

Mitt. Numb09
-Tra una settimana. Al Green Door. Verrai?

Un invio immediato mi dice che sono pronto. Deciso a cavalcare quell'intensitá che tanto amo.

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