Capitolo 2

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Tornai a casa molto confusa: avevo avuto ancora delle strane visioni su quella maledetta foresta.

Mentre stavo per aprire la porta, sentii un rumore provenire dalla strada.
Strano, pensai, dato che a quell'ora tutti erano a casa a pranzare oppure a passeggiare in centro.

Il mio quartiere era abbastanza tranquillo, le poche ville che vi si trovavano erano piccole ma molto accoglienti. La mia era collocata un po' più lontano dalle altre ma per me non era mai stato un problema, anzi, preferivo le case più lontane dalla città, con meno rumori e aria più pulita.

Decisi di non dare peso a quel rumore, fino a quando mi sentii osservata da qualcuno. Mi girai ma l'unica cosa che vidi fu un'ombra.
Entrai subito in casa e salii le scale velocemente dirigendomi verso la mia camera.

Stavano succedendo cose troppo strane. Mi sentivo una pazza. Ero addirittura convinta che qualcuno mi stesse guardando. Sbuffai, scocciata, e alzai gli occhi al cielo: mi stavo facendo troppi film mentali.

Il pomeriggio passò lentamente e una volta finiti i compiti decisi di riposarmi, convinta del fatto che nessun sogno mi avrebbe tormentato, ma mi sbagliai.

Mi ritrovai sempre nello stesso bosco, ma qualcosa era cambiato, infatti, questa volta, il sole illuminava gli alberi e i rumori che si sentivano erano quelli tipici di una foresta.

Iniziai a camminare, questa volta più serena, ma mi sentii strana. Avevo la sensazione che quella foresta mi appartenesse: non la sentivo solo con i miei piedi, ma c'era qualcosa che non riuscii a capire, come se quel posto ed io fossimo un tutt'uno.

Era una sensazione bellissima, sembrava che quel luogo facesse parte di me: riuscivo a sentire come sulla mia pelle il vento che faceva muovere le foglie, i piccoli animali che zampettavano sul terreno, le piante che respiravano in quell'ambiente magico.

Ad un certo punto qualcosa in cielo si mosse, iniziò a piovere sempre più forte, fino a quando decisi di andare sotto un albero enorme per ripararmi.

Aspettai non so quanto tempo ed uscii dal mio nascondiglio quando la pioggia cessò.
Allora il sole non c'era più, era sostituito dalla nebbia, che rendeva il tutto più inquietante.

Dei suoni agghiaccianti mi fecero gelare il sangue nelle vene.
Rimasi immobile, non sapendo cosa fare, ma sentendo delle voci mi avvicinai con cautela nella direzione da cui provenivano. Dietro ad un albero c'erano due persone, che non riuscii ad identificare a causa della fitta foschia.

Una voce dolce, quasi ipnotizzante, disse:
<< Il tempo sta per scadere. È lei la prescelta. Non c'è nulla da fare, non possiamo cambiare il destino, lo sai anche tu >>

Uno sbuffo rassegnato si sentì uscire dalle labbra dell'altra persona.
<< Non capisco perché lei. Ci sono tanti ragazzi che abbiamo addestrato, che sono riusciti ad avere quasi le nostre stesse capacità. Lei è solo un'umana! Non è nem->>

Accorgendosi di me, non finì la frase, poiché, essendo io un po' imbranata, caddi all'indietro a causa di una pietra del cavolo che rischiava di farmi rompere un piede.
Iniziai a vedere tutto in modo sfocato e poi caddi nel buio.

Mi risvegliai con il cuore a mille e qualche gocciolina di sudore mi scendeva sulla fronte.

Guardai fuori dalla finestra e notai che c'era ancora il sole. Mi alzai dal letto svogliatamente e andai in bagno a farmi una doccia per ragionare in maniera più lucida su ciò che mi stava accadendo.

I giorni seguenti passarono velocemente e nessuna foresta disturbò i miei pensieri, tanto che arrivai a pensare che fosse solo una mia fantasia, l'immaginazione che mi giocava brutti scherzi a causa dello stress.

Akasha [SOSPESA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora