Era mattino, il rumore celestiale inondava le mie orecchie. Era l'acqua, ero io. Scorrevo, scorrevo, scorrevo e poi frizzavo, senza alcuna pietà di me stessa frizzavo. Troppi pregiudizi: "troppo trasparente"," troppo sana", "troppo leggera"," troppo santa", così incolore, insapore, inodore... Mille marche ma una sola Vita Sana. "Poca pubblicità" diceva la gente. Al centro dell'attenzione c'erano loro: Ferrarelle, Rocchetta, Uliveto, Lilia, Lete, Fontenoce, Vita Snella e poi c'era lei... Levissima. Quel bacio nella fontana, pieno di schizzi, pieno di sguazzi, ci bevevamo e ci sciacquavamo. Intanto la notte si spegneva, mia cugina Rugiada si adagiava placida sugli aghi di pino e le foglie di primula. Maggio sbocciava. La pioggia scendeva, io cadevo sul mondo e il mondo, inevitabilmente, mi cadeva addosso.