Nuove amicizie

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"Devo prendere appunti, lasciami lavorare", disse Lyca a Gabe, il quale la guardò con un sopracciglio alzato ed un'espressione di disappunto, non doveva essere abituato ad essere trattato così.

Questa ragazza era diversa dalle altre, era simpatica, era diretta e non si lasciava intimorire facilmente. Inoltre lo aveva definito un cliché e lo aveva fatto apertamente, davanti a tutti. Quello un po' gli aveva fatto storcere la bocca, anche se a ben pensarci da fuori doveva proprio risultare tale.

Ma lui non si vestiva così perché voleva essere interessante o che altro. Gli piaceva e non gli importava cosa ne pensasse la gente.

Finalmente arrivò l'ora di pranzo. Si stiracchiò, mentre Lyca finiva di scrivere qualcosa. Infilò il suo blocco nello zaino che a ben vedere non poteva materialmente contenerlo. Gabe assottigliò gli occhi, ma quando Lyca lo guardò lo trovò sorridente e disinvolto.

"Mi devi il pranzo", sentenziò Lyca parando la mano "e 5 dollari, uomo".

"Sicura?", chiese provocatorio.

"Lo è la tua mano", disse lei sorridendo.

"Cioè?".

"Cioè è sicura di voler rimanere intera, quindi dammi i soldi bellissimo", gli fece l'occhiolino e lui scoppiò a ridere, tirando fuori il portafoglio dalla tasca dei pantaloni.

"Ma da dove esci?", chiese sempre più divertito.

"Da Miami, l'ho detto prima", sorrise Lyca mettendo i soldi in tasca.

"Intendevo", iniziò lui sorridendo.

"So cosa intendevi", lo fermò "ma fino a quando non avrò mangiato non proferirò parola", lo minacciò poi fintamente con il dito. Lui sorrise e scosse la testa.

"Sei un bel tipino Martini", disse precedendola verso la porta.

"Su, su", disse Lyca spingendolo da dietro "veloce uomo che Lyca ha fame".

"Parli di te in terza persona?", esclamò sempre più divertito Gabe.

"Solo quando ho fame o dispenso saggezza", rispose e Gabe poté sentire il sorriso nella sua voce.

"Va bene, va bene", disse fermandosi. Lyca andò a sbattere sulla sua schiena.

"Ehi! Non fermarti così! Hai la schiena larga, potrei farmi male!", lo sgridò, lui si girò e sorrise.

Potrei però, al momento, limitarmi a sciogliermi – pensò ridacchiando poi fra sé e sé.

Vide Gabe sorridere ed assottigliare gli occhi, così lo fissò sospettosa, ma lui si riprese subito e indicò a Lyca la porta alla loro sinistra. Lei sorrise ma, seguendo un' intuizione del momento, si schermò. Lui sgranò impercettibilmente gli occhi.

AHA!  

Si misero a sedere e subito si avvicinarono altri quattro ragazzi, due femmine e due maschi.

"Ciao", squittì una biondina facendola rabbrividire, Gabe lo notò e cercò di reprimere un sorriso.

"Io sono Kara!", disse porgendole la mano, che lei non strinse.

"Scusa", disse Lyca con il più cortese dei sorrisi "ho problemi a toccare le persone". La ragazza la fissò e si fece triste.

"E con i ragazzi come fai?", chiese come se fosse l'unica cosa importante al mondo. Lyca sogghignò.

"Mi faccio toccare. Da' più soddisfazione ed è più comodo", disse gesticolando solenne, Kara arrossì.

"Ah", si limitò a dire, mentre gli altri al tavolo trattenevano una risata.

Lyca (sequel Fiore di Aconito) in revisioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora