Amal trotterellò fuori di casa, saltando i due scalini in pietra consumata e sbriciolata in un sol balzo. Lanciò una rapida occhiata all'antro dietro di sé, meglio conosciuto come "casa", il suo punto di riferimento.Sentì un timido soffio di vento farsi largo tra i capelli castani, scostandoli appena e provocandole un leggero brivido a contatto con la pelle olivastra della nuca.
Volse il capo alla sua destra, verso la fine della via, ritrovandosi faccia a faccia con il fenomeno più strabiliante a cui avesse mai assistito: il tramonto.
Un semicerchio di un arancione intenso che si affacciava alla terra, per vegliare e scaldare un'ultima volta i suoi abitanti. Per farli sentire al sicuro, illuminandoli con la sua calda presenza fino all'ultimo momento, nella tacita promessa che il giorno seguente sarebbe risorto.
Era per lei, ogni volta, una sorpresa ritrovarlo proprio lì.Perché quella terra aveva bisogno di promesse, di certezze.
La bambina rimase lì impalata, ad ammirarlo. Solo loro due, la strada, la polvere.
Sembrò quasi che quella palla infuocata si volesse tuffare nei suoi occhi, sezionandoli in tante piccole finestre riflettenti, tanti piccoli diamanti dalle mille sfaccettature, che intervallavano gli sprazzi blu dell'iride, rischiarata dalla luce abbagliante. E poi, nella pupilla, era raffigurato un tramonto. Il riflesso speculare di ciò che di insormontabile si trovava davanti alla ragazzina.
Un'altra leggera folata la risvegliò dall'ipnosi, spingendola a guardarsi intorno alla ricerca di una figura in controluce, che avanzasse verso di lei. Ma non la trovò.
E fece una cosa che di sicuro sua madre non avrebbe apprezzato.
Si fece guidare dall'istinto, lasciando che i piedi scalzi si muovessero da soli, che i muscoli si contraessero e si rilassassero con una cadenza ritmica e un'armonia perfetta, per permetterle la corsa.
Non sarebbe dovuta scappare così, avrebbe dovuto aspettare il padre e il fratello a casa, e aiutare la mamma con le faccende. Ma lei voleva correre incontro agli uomini di casa. Voleva usare il pretesto di balzare tra le braccia stanche ma accoglienti di papà, per sollevare quella nube di polvere che, proprio in quel momento, stava lasciando dietro di sé.
Sentì il vento alitarle in faccia, scompigliandole le ciocche lisce e dandole una piacevole sensazione di pace e libertà. Correndo in quel modo, controvento, i piccoli granelli di polvere che lei stessa sollevava le finirono sul viso, nei capelli, depositandosi sul vestito.
Inspirò profondamente le piccole particelle di polvere e terreno: terra somala. Riconobbe all'istante quell'aroma inconfondibile, appartenente allo stesso materiale che stava calpestando e di cui avvertiva l'andamento in superficie. Quei suoi cinque sensi erano una delle poche cose che poteva dire di possedere, eppure le bastavano per essere felice.
Giunta al limitare della via si arrestò, per poi svoltare a sinistra, attraversando vicoletti e zigzagando tra le case, accompagnata dalla debole e rinfrescante brezza serale.
Sperava, più che altro, che la madre non si fosse accorta della sua assenza. Era stato egoista da parte sua allontanarsi così, ne era ben consapevole, ma ogni tanto sentiva la necessità di respirare. E sua madre non voleva che lei respirasse, voleva solo che sopravvivesse, il che è ben diverso. Amal sapeva che in quella terra esistevano dei pericoli, ma non aveva paura. Probabilmente perché, più che altro, non aveva mai dovuto affrontare quella mera realtà. Ma pensava che fosse meglio vivere e morire, piuttosto che sopravvivere, senza correre nessun rischio. Non poteva avere paura di una pallottola, se voleva vedere il cielo.
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Speranza e Promessa - One Shot
RandomUna qualsiasi, semplice azione che compiamo durante la giornata, a qualsiasi ora in qualsiasi luogo, è probabilmente la stessa che sta compiendo una persona qualsiasi dall'altra parte del mondo. No, non per forza dall'altra parte. Può essere vicina...