Non potevo chiedere di meglio, con questa pioggia poi, una alfa romeo 156 spark, vecchia, lasciata incustodita, un invito a nozze! Rubarla non è stato difficile, il solito metodo, quello che usano tutti qui, ferri del mestiere e un po' di fortuna. Ora mi sposto a gran velocità, evito l'autostrada, non voglio pagare il casello, la provinciale andrà benissimo. Autoradio accesa, qualche cd sparso, nessuno che mi aggrada, accendo la radio normale, la mia stazione preferita. Il viaggio non è lungo, potevo farlo pure a piedi, ma con questa pioggia, no. Svolto a destra, prendo una via stretta, qualche casa qui e là, ma siamo verso la campagna, quella campagna grigia che si vede dietro ogni grande città, in lontananza le montagne, grigie pure loro, lo smog sta intaccando tutto.
Eccola lì, quella casa bianca, come tutte. Parcheggio l'auto nel retro, vicino lo steccato, scendo e la porta della casa si apre. Ogni giorno che passa questi tizi mi sembrano sempre i soliti, sembrano sempre vestiti uguali, 'sti idioti. Mi avvicino e allungo la mano, prendo i soldi, ma non serve che li conti, sa che devono esser giusti. «Tieni e non finirla tutta» gli lancio il sacchettino trasparente, non è quella che piace a me, per quello la smercio. Salgo in auto, infilo la retro e riparto. Torniamo in città, quanto la odio.Eccomi qui, ancora una volta, tornato in questo grigiore, ma un giorno di sole mai? Alla fine chiedo soltanto questo. Ma a chi voglio chiedere poi, come se ci fosse qualcuno ad ascoltarmi. Continuo per la mia strada, la pioggia è cessata, mi dirigo dal solito, vecchio, fido compratore, lui che ogni volta, quando ho qualcosa di buono, mi mantiene per qualche altra settimana. Svolto un paio di volte, le gomme slittano sull'asfalto bagnato e vecchio. Un'officina, non troppo grande, non entro dalla parte degli ordinari clienti, io entro sempre dal retro. Parcheggio nel piccolo spiazzo, davanti una saracinesca grande, arrugginita, molto vecchia. Lascio il motore acceso, vado alla porta di servizio, tre battiti e un fischio. Qualche minuto ed eccolo comparire, mi guarda, guarda l'auto, mi guarda ancora, sorride, è fatta. Come sempre poche parole, mi piacciono i fatti, perché portano soldi, le parole, portano solo guai. Mi siedo su una sedia, lui sparisce per qualche istante e ricompare con nella mano destra quello che aspettavo, un rotolino viola. «Come sempre capiti a fagiolo, figliolo.» non sorrido, annuisco soltanto, le sue parole sono come acqua su un vetro, a me interessa quello che ha in mano. Me li porge, li prendo, una stretta di mano, nulla di più. Esco e mi incammino verso casa, sono a pochi isolati, sento la macchina alzare i giri del motore, un gran fracasso, la saracinesca si apre, la macchina scompare. Quasi magia, ma di quella vera.
Gioco con l'accendino, lo faccio passare da un dito all'altro, non ho un cazzo da fare, ergo la serata andrà di merda. Prendo il pacchetto di Lucky, ne metto in bocca una e l'accendo, sbuffo il fumo, il cielo si è aperto, vedo le stelle. Mi dirigo al parco, una delle panchine sarà libera, a meno che tutte le coppiette della provincia non abbiano deciso di piazzarsi in quel cazzo di posto. Percorro un isolato, svolto a sinistra attraversando la strada, ne attraverso un'altra, stavolta verso destra, mi ritrovo davanti un muro che prosegue dritto, trovo un cancello enorme ed entro. Per mia fortuna non c'è molta gente, individuo una panchina, mi avvicino e appoggio il culo. La mia sigaretta è ormai finita, fumo troppo, butto il mozzicone, prendo il pacchetto, ne prendo un'altra. Il lampione vicino alla mia panchina non funziona, non a caso ho scelto questa. Non voglio avere disturbi, non voglio dover dare spiegazioni. Prendo il cellulare, compongo il numero, resto in attesa, squilla e squilla, ma nessuna risposta, quella donna vuol farmi impazzire. Ma dopotutto non le do torto, a mia madre non piace il mio stile di vita, figurarsi mio padre che nella vita vende auto in concessionaria, ma in un certo senso lo faccio anche io, con uno stile diverso. Mi sto annoiando, passeggiamo un po'.
Non voglio pensare a cosa mi aspetta l'indomani, forse un giro da qualche parte, forse a trovare qualche vecchio amico, o qualche nemico, giusto per passare la giornata. Proseguo lungo il parco, per ora, come immaginavo, ho incontrato solo coppiette. Faccio ancora qualche passo prima di sentirmi tirare una manica, mi volto e quello che vedo è quasi un tuffo al cuore. «Scusa hai un accendino per caso?» una ragazza bellissima, almeno secondo me, con capelli lunghi, mori, un viso dolcissimo, un naso piccolo alla francese, degli occhi grigi come non li avevo mai visti prima d'ora e il suo corpo sinuoso che mi lascia senza fiato. Non proferisco parola, sembro quasi uno stupido adolescente al suo primo approccio, con un movimento rapido prendo il pacchetto e le sigarette, porgo entrambi, non ho mai offerto una sigaretta a nessuno, sono impazzito. «No tranquillo ho le mie» mi sorride, prende l'accendino e accende la sigaretta, noto subito il pacchetto di Morris, mi restituisce l'accendino ed esclama «Ti ringrazio, stavo morendo!» forse è il caso che risponda « succede spesso anche a me » le dico senza tanti fronzoli, visto che pare essermi tornata la voce e le palle per parlare a una ragazza. Sto per voltarmi quando lei continua «Beh posso offrirti qualcosa? mi hai salvata dall'astinenza di altre due ore minimo» mi sorride, la prima dopo tanto, solitamente mi evitano tutte, sarà per questo impermeabile e per questa barba poco curata. « Non voglio essere d'impiccio figurati » ma da dove cazzo mi sono uscite le buone maniere? Metto via le sigarette e l'accendino, la guardo e lei imperterrita «Insisto, conosco un bar qui vicino, andiamo?» quindi è del posto, come cazzo è possibile che io non l'abbia mai vista! « Va bene, se proprio insisti ». La seguo senza tante parole, mi ha stregato.
Il suo movimento è quasi ipnotico, forse faccio ancora in tempo a voltarmi e sparire in qualche via, poco più avanti ce n'è una che porterebbe sulla strada di casa, non so più che fare. Lei si volta a guardarmi, cosa vorrà ora, cosa le passa per la testa, mio dio non mi sono mai sentito così in difficoltà, eppure tratto con i peggiori personaggi della città, ma loro sono uomini! «Siamo quasi arrivati, ma tu di dove sei scusa?» ha un sorriso bellissimo, non riesco a staccarle gli occhi di dosso « Sì, lo so.. » no, troppo brusco, torna a fare il bravo cagnolino « cioè scusami, sono del posto pure io » provo ad accennare un sorriso ma non mi viene, non ne faccio da tanto tempo. « Tu di che parte sei della città? » forse ho sbagliato domanda, così dovrò dirle che vengo dalla periferia e sarà tutto finito, stupido, stupido, stupido! «Beh sai, mi vergogno un po' a..» la interrompo subito « No guarda, se non vuoi dirmelo non è un problema, in fin dei conti nemmeno ci conosciamo, non mi sembra giusto che io ti faccia certe domande così personali » sono agitato come un coniglio che scappa da una volpe, che cazzo mi succede e quanto cazzo parlo ora?!? «No, ma figurati, è che non sono proprio del centro, diciamo, ora vivo lì, ma all'inizio stavo nelle case popolari verso la campagna, ecco». Sì sto sognando, l'unica ragazza che avrebbe mai potuto parlarmi e offrirmi qualcosa, sta in periferia pure lei, anche se lo maschera e non prova disprezzo verso di me. È un fottuto sogno, che tanto finirà appena usciti da quel bar. Entriamo finalmente, guarda te, è il bar di ieri, sta cazzo di città è proprio un buco. La lascio decidere, questo momento non deve finire.
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L'inafferrabile
ActionUn tossico cerca di sopravvivere nella grande città. Tutto va per il meglio fino a che qualcosa non cambia la sua routine.