La giornata è passata, non è andata nel verso che volevo. Dopo pranzo ho cercato un auto decente per portarla al solito posto e guadagnarmi la cena. Niente. Solo auto troppo importanti o troppo vecchie. Sono quasi le sei e mezzo, forse riesco a fare un salto dai ragazzi, si ritrovano sempre al parco, nel campo da basket. Tanto lì, non ci va mai nessuno. Seguo la strada, a tratti illuminata, prendo sempre le vie più oscurate, lo faccio senza accorgermene, tanto cosa potrebbe succedermi? Di solito la gente mi evita e di certo non mi scassa le palle. Ci metto alcuni minuti prima di riuscire ad intravedere il parco, ci giro attorno, stando accanto alla murata che lo divide dalla strada. Non entro per l'entrata principale, ma quella secondaria, quella per i "pezzenti" come li chiamano qui in città, pezzenti come me. Varco il cancelletto e proseguo al campo, i ragazzi sono lì, ma non sono quanti pensavo, sono molti di più, forse c'è qualche novità. Arrivo nei pressi e noto subito che ci sono degli estranei, portano tutti una bandana di colore bianco, chi legata al collo, chi in testa a coprire i capelli, chi invece ne ha fatto una fascia per capelli. Questi han giocato troppo a San Andreas penso tra me e me. Mi avvicino ad uno dei miei compagni, una pacca sulla schiena e questo si gira, vedendomi sorride. { Che succede qui fra? } alzo lo sguardo mostrando bene il volto « questi stronzi dicono che questa zona è loro, mai sentita questa storia » annuisco e mi faccio avanti, non sopporto questi teppisti da quattro soldi, oltretutto oggi non ho manco la pistola con me. Mi pongo in fronte al gruppo fiancheggiato da Michele, il più grosso di noi. I "messicani", come li ho rinominati io, parlano a vanvera, dicono tante stronzate, dicono che il posto è loro quando sono tre anni che ci stazioniamo noi. Michele non si trattiene, ne stende uno, io mi butto su un altro, lo placco saltandogli addosso con la spalla destra e cingendogli la vita per portarlo giù a terra. Una serie di pugni in faccia e questo non si muove più, mi rialzo dunque e inizio a fare sul serio, era un po' che non partecipavo ad una rissa. Spunta un coltello, qualcuno qui gioca sporco, non è dei nostri. Si butta su di me in affondo, lo schivo buttandomi a lato, un calcio alla caviglia sul piede di sostegno e il coglione cade indietro, hanno una tecnica del cazzo. Piazzo il piede sul polso del braccio che tiene il coltello, mentre con l'altro tiro un calcio sotto al naso dell'idiota. Sono a 2, sono in forma. Avessi avuto la pistola avrei risolto sparando ai piedi degli stronzi, sono solo dei bambocci. Nella mischia vedo che li stiamo "annientando", classico, vengono a rompere i coglioni e poi le prendono. Prendo il terzo per la gola chiudendogli il braccio intorno, con il coltello preso dal tipo di prima lo punto sotto la mascella e mi fermo { forza stronzi fate un altra mossa e il vostro amico muore nel modo peggiore! } non sono un gran diplomatico, ma la minaccia è chiara. Tutti si fermano, alcuni dei miei se la ridono, loro sono pietrificati, anche da questo capisco che sono dei dilettanti. Cinque dei loro sono a terra, ne sono rimasti quattro in piedi, più quello che tengo io in custodia. Uno di loro prova a parlare « A-amico ..» lo fermo subito { hai iniziato male stronzo! Io non sono tuo amico, ancora meno ora che mi siete venuti a rompere il cazzo! } lui si blocca, capisce di aver detto la cazzata. « Ti prego mollalo e noi andiamo fuori dai coglioni » lo guardo, premo di più il coltello, un goccia di sangue cola sulla lama, ho premuto troppo, il tizio mugola. { No voi andate fuori dai coglioni per sempre da questo quartiere, perchè la prossima volta non perderò tempo ad armi bianche! Fuori dai coglioni mezze seghe! } più chiaro di così si muore. Atterriti se la svignano, mollo il pallone gonfiato che fugge anche lui senza mezzi termini. Braccia lungo i fianchi, coltello in mano, quanto cazzo mi piace fare lo stronzo!
La serata è stata lunga e non sono di buon umore, quei poveri stronzi al parco credevano di essere così forti da prendersi il nostro territorio, ma dimmi te. Quattro balordi troppo giovani e troppo videoludicamente influenzati per capire come è la vita vera qui. Non sanno un cazzo di come si vive in periferia, di come si sopravvive, di come si tira avanti giorno per giorno senza un lavoro stabile e con il bisogno di farsi. La devo smettere di prendere quella merda. Mi fa sparare stronzate troppo spesso e certe volte non mi fa ragionare nel modo giusto. Svolto l'angolo ancora una volta, il parco l'ho abbandonato ormai da una decina di minuti, ma questa non è la via di casa, i muri sono più sporchi, la luce più bassa, l'oscurità è padrona per la maggior parte. Non sono sulla via di casa, sono a casa! Cerco il numero 125 su uno di questi condomini, dovrebbe essere qui vicino, in Via Salasco, la conosco a menadito questa via, ci sono cresciuto e ci ho vissuto i miei primi 20 anni di esistenza. Qui ho fatto a botte le prime volte, qui ho fumato la prima sigaretta e il primo spinello, qui ho visto morire più di un amico. Forse la sensazione di casa me la dà solo questa via, l'appartamento in cui vivo è solo un punto di "ristoro" per le mie ossa. Ecco la porta finalmente. Suono il campanello, sono le 8.30 di sera può essere solo che a casa a quest'ora. Al citofono una voce mi chiede chi sono. { Mamma, sono io } silenzio, un interminabile silenzio, la paura che la porta non si aprirà per la seconda volta. « Vattene » una parola che è come un pugno allo stomaco, non respiro, non capisco..
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L'inafferrabile
ActionUn tossico cerca di sopravvivere nella grande città. Tutto va per il meglio fino a che qualcosa non cambia la sua routine.