III

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Il post sbronza era sempre qualcosa di tremendo da sopportare, la testa bruciava e si aveva la bocca impastata che sapeva del miscuglio non definito di alcolici della sera prima.

Il primo dei due a svegliarsi fu Gennaro, i capelli biondi scompigliati sulla fronte e la bocca semi aperta, la mano poggiata sul petto di Alessio e l'altra sollevata sul cuscino.
Gli era praticamente steso addosso.
Ci mise qualche secondo a ricordare tutto quello che era successo la notte prima, ma non ebbe tempo di chiedersi cosa fare che vide Alessio aprire gli occhi guardandolo stranito.
Riconosceva ogni sfumatura nel nero di quegli occhi, ogni cosa che passava per la mente del ragazzo Gennaro la conosceva bene e la comprendeva, così parlò istintivamente.

"E io che ci faccio qui?".
"Eh?".
"Che ci faccio nel tuo letto?".
"A me lo chiedi? Dovresti saperlo tu".
"E io che ne so, non ricordo un cazzo".
"Eh, nemmeno io".
"Eh".

Il biondo si riscosse, cambiando del tutto posizione e tirandosi a sedere sul materasso, mentre Alessio faceva lo stesso dall'altro lato.
Gennaro sapeva di ricordare perfettamente quello che era successo, ma non riusciva a capacitarsi di quello che aveva fatto e del modo in cui era avvenuto così pensò che, forse, era la cosa migliore che l'altro non avesse idea di ciò che avevano fatto.

"Ma mica abbiamo scopato?".
"Ma quando mai, ce lo ricorderemmo. Dai Genn, hai solo la maglia del pigiama, magari perché eri troppo sbronzo e ho avuto pena per te".
"Simpatico, e comunque è possibile conoscendomi".

Si sentiva una merda nel mentirgli spudoratamente in faccia, ma sapeva di non poter fare altrimenti. In fondo era lui quello che aveva tradito la sua ragazza con il suo migliore amico, e il fatto che gli fosse tremendamente piaciuto quel contatto non lo giustificava di certo.
Doveva andarsene, ed anche in fretta, così si alzò dal letto e cominciò a recuperare le sue cose cominciando dalle scarpe, poi si soffermò sulla toga che era a terra e deglutì in preda al panico.

"Io allora rientro nella mia stanza, ci vediamo poi a pranzo?".
"Che ore sono?".
"Le undici".
"Andrò a fare una doccia".
"Allora a dopo Alex".
"Ciao".

Il biondo aprì la porta, ed Alessio lo vide chiudersi quella della sua stanza alle spalle, così anche lui fece scattare la serratura tornando al silenzio che aleggiava tra le quattro mura.
Appoggiò la fronte al legno fresco sospirando rumorosamente, rimase con la mano ferma sulla maniglia così a lungo che pensò veramente di abbassarla per andare dal suo migliore amico, ma il ragazzo non ricordava nulla e lui poco poteva farci.
Si era innamorato di Gennaro, ma non aveva preso in considerazione l'eventualità di cedere a quel bisogno inconscio che lo spingeva a baciarlo ogni volta che lo aveva vicino, così sperò solo che non gli tornasse la memoria.

Si guardò intorno e vide sul pavimento la toga della sera prima, le sue scarpe e il libro di Architettura caduto quando si erano spostati sulla scrivania. Si ringraziò per non essersi spinto oltre, o altrimenti ne sarebbe uscito distrutto. Cominciò a raccogliere le cose da terra sistemando anche la tazza che era rovesciata dalla notte prima, poi decise di farla davvero quella doccia, almeno nella speranza di chiarirsi per quanto possibile le idee. Togliendo i pantaloni del pigiama si rese conto che era ancora a petto a nudo e che quindi la sua maglia doveva averla tenuta Gennaro quando era scappato dalla stanza.
Sotto il getto freddo dell'acqua si chiese il motivo per cui il suo migliore amico fosse fuggito in quel modo dalla camera, se non ricordava nulla non avrebbe dovuto avere una ragione valida per scappare così. Avevano solo dormito assieme perché troppo ubriachi, e Alessio non capiva come questa cosa potesse dare cosi tanto fastidio al ragazzo. Erano quel tipo di amici che andavano in giro praticamente come fidanzati, ma non riuscivano a condividere nemmeno un letto?
Il ragazzo riuscì a darsi una sola risposta per quel comportamento inspiegabile, e dovette appoggiarsi alle piastrelle della doccia quando quella consapevolezza si fece strada in lui: forse a Gennaro dava fastidio il suo essere gay.
Chiuse la doccia e ne uscì di soppiatto per non farsi da nessuno, delle voci che provenivano dal cucinotto gli indicavano che i suoi amici erano svegli e stavano facendo il caffè. Rientrò velocemente in camera e si cambiò, voleva andare da loro e riuscire magari a calmarsi stando in compagnia, così indossò una tuta nera e una semplice felpa senza nemmeno curarsi di asciugarsi i capelli.
Il cucinotto era collegato alla sala dove il giorno prima avevano fatto la festa, e quando Alessio ci passò vide delle loro amiche italiane che stavano fumando delle sigarette stese sul divano.

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