Capitolo 0.

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"Quando una storia non ha fine, non ha senso"
Probabilmente è vero.
La mia non aveva neanche un inizio, eppure, la mia mente aveva già elaborato tutto: le parole, i personaggi, le vicende. Non riuscivo ad arrendermi difronte alla mia impotenza momentanea, davanti a quei detriti interni che impedivano il flusso delle parole e che ostruivano il passaggio di ogni regola grammaticale e logica di qualsiasi cosa io provassi a scrivere in un quaderno di scuola o su fogli strappati. Rileggevo il contenuto di ciò che avevo scritto e mi immedesimavo in un possibile lettore. Sapevo quale sarebbe stata la sua reazione: avrebbe strappato il foglio perché niente gli avrebbe procurato alcuna emozione. E io immitavo quel lettore immaginario. Poi, però, ho rivisto i suoi occhi in una foto, in cui era più piccolo. Erano passati mesi dall'ultima volta che avevo incontrato quello sguardo, eppure anche solo rivederlo in una foto mi provocava le stesse emozioni. Emozioni grazie alle quali sono riuscita a scrivere una storia il cui protagonista assomiglia a Fabio.

Non so se vi piacerà, non so se capirete tutto perché, purtroppo, solo la persona che scrive conosce tutto della sua storia. Ma, comunque, provate ad immedesimarvi nei personaggi e provate ad ignorare la forma pessima del testo. Osservatelo e vi accorgerete che dietro alle parole si nascondono emozioni, dietro ai nomi la vita stessa, dietro i luoghi la bellezza.

Senza Di TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora