Mi alzo e decido che è arrivata l'ora di andare in classe.
"Aspetta un attimo" mi ferma.
Lo guardo e aspetto che dica qualcosa.
"Dimmi il tuo nome" dice.
"Cara, Cara Rivera" dico mentre gli lancio un ultimo sguardo veloce.
Mi affretto ad entrare in classe, e come al solito la professoressa di francese non perde l'occasione per farmi la predica.
"Ma io dico, mi spieghi che razza di comportamento è questo! Un po' di educazione signorina..." urla come una pazza.
"Ho il permesso del preside" dico tranquillamente spiazzandola.
Così mi vado a sedere al mio posto, e noto con tristezza che Nick si è spostato di banco.
[...]
La campanella che segna l'uscita di scuola suona e io mi sbrigo per raggiungere Nick, visto che devo parlargli urgentemente di quello che è successo stamattina.
"Nick!" urlo, anche se è qualche metro più avanti a me fa finta di non sentire.
Lo raggiungo e gli afferro violentemente il braccio.
"Porca puttana vuoi ascoltarmi?" mi piazzo di fronte a lui.
"Mh...no" dice.
"Ti prego.." sono quasi in lacrime.
Non mi interessa di tutti gli studenti che mi stanno guardando, in questo momento sto veramente per sentirmi male.
"Parla" si lascia convincere.
"Cerca di capirmi almeno un po'" provo ad ammorbidirlo.
"Capire cosa? Che vendi cose che uccidono la gente? E che magari ne fai pure uso?" risponde in tono violento.
Questa fa male.
"Non ne faccio uso e lo sai bene, odio tutta quella roba" ammetto.
"Allora perchè?" mi spiazza.
"Ti giuro che smetterò se questo servirà a riaverti con me, stavolta per davvero.Non sopporterei di stare senza te." ammetto col cuore in mano.
Non mi risponde e continua a guardarmi, fino a che non se ne va, lasciandomi nel corridoio da sola.
Come merito di stare alla fine.