Non so in che condizioni rientro a casa.
Cado in ginocchio e inizio a piangere sentendo una specie di amaro in bocca.Cerco di alzarmi, e vado in camera mia, di fronte alla parete.
Poi raccolgo tutta la mia frustrazione e colpisco il muro con un pugno.
Una scia di dolore si dilata attraverso la mia mano, passando per le nocche, che iniziano a sanguinare.
Mi sento così vuota dentro.
Per un attimo mi scordo dì Nick e mi medico la mano, ogni tanto è rilassante prendermi cura di me stessa, ma sarebbe molto meglio avere qualcuno che si preoccupasse per me.
Finisco di fasciarmi la mano e mi accorgo che è ora di cena, così ordino una pizza.
La mangio velocemente e vado a dormire, cercando di dimenticare le mie frustrazioni.[...]
Arriva il momento di alzarmi, posso capirlo dalla sveglia che suona, e che ho già rinviato per tre volte.
Decido di togliere la medicatura per vedere le condizioni della mia mano.
Sposto delicatamente il pezzo di stoffa che la ricopre e la osservo, il sangue ormai è secco e sulle nocche ho dei lividi tendenti al colore nero.
So che è solo una mano ma oggi scelgo di rimanere a casa da scuola, è un brutto momento.
Mi viene fame così esco e ne approfitto per compare qualcosa da mangiare.
Vado verso il supermercato e entro.
Compro schifezze varie tra le quali biscotti, una torta al cioccolato, patatine piccanti e barrette.
Forse dovrei avere un alimentazione più salutare, così compro anche dell'insalata.
Giro l'angolo e faccio per andare alla cassa, quando scorgo un volto familiare.
È Ashton.
Ha un carrello e con lui c'è una bambina che avrà al massimo 6 anni, si assomigliano davvero tanto, stessi occhi profondi e stessi capelli nocciola.
Sembra sua figlia, anche se lui non mi sembrava il tipo da bambini conoscendolo.
Il tipico artista tormentato dalla vita, un po' come me.
Lei sale sul carrello e lui la spinge, sembrano così felici.
Quasi invidio questa loro felicità e mi convinco che prima o poi arriverà anche per me, mentre mi avvio verso la cassa per pagare.