mi guardava, profondamente, aveva gli occhi pieni di noi, pieni di ricordi, parole, pensieri, sguardi. Vedevo tutto, tutto riflesso nei suoi occhi. Accennò un sorriso, e notai le sue fossette mostrarsi solo per me. Aveva i capelli davanti agli occhi che gli toccavano le guance rosee. Pian piano abbassò lo sguardo, fino a fermarsi a guardare a terra. Non so a cosa stesse pensando, ma tutto ad un tratto si mise serio, si sistemò la giacca e fissò il vuoto. Non so neanche per quanto tempo rimase così, o per quanto tempo io rimasi a fissarlo, so solo che un momento dopo lui se ne accorse e con uno sguardo sfuggevole mi lanciò un'occhiata. Non minacciosa, solo confusa o semplicemente persa. Persa nei propri pensieri. Lentamente si avvicinò a me, passo dopo passo era sempre più vicino e io sentivo il mio cuore impazzire. Avevo le braccia conserte, ero impaziente ma al contempo volevo cercare di capire qualcosa, cosa stesse per accadere, se fosse successo qualcosa o qualcuno l'avesse impedito. Altri due passi, e finalmente mi prese la mano. Ci toccammo, dopo un tempo per me infinito e mille ricordi riaffiorarono in me. Involontariamente iniziai a piangere, non di tristezza, non di malinconia, ma di gioia. Sì gioia, perché mi era dannatamente mancato, così tanto. Lui se ne accorse e prima che io potessi finire di scusarmi lui mi avvicinò più a sé e mi baciò la fronte. Mi ricordò tante cose quel gesto, lui diceva che era come se volesse dire "ci sono, ti proteggerò perché sei di mia proprietà" e ancora una volta l'ennesima lacrima cominciò a rigarmi il viso.
Strinsi gli occhi, cercando di riprendere a respirare normalmente. Era strano comunque: ero nel mio posto preferito, tra le sue braccia, eppure stavo piangendo persino lì.
Strinsi forse la sua giacca e gli sussurrai all'orecchio che mi era mancato. Respirai a pieni polmoni il suo profumo, quello che gli rubai molte volte in passato, quello alla camomilla con un pizzico di menta che difficilmente abbandonava i tuoi sensi in meno di 24 ore. Però lo adoravo, come adoravo ogni parte di lui.
Mi prese in braccio e mi portò con se nella piccola baita sopra Vicent Valley. Era a pochi passi da dove ci trovavamo e non ci mettemmo molto ad arrivarci. Eravamo quasi arrivati quando dei tuoni irruppero la pace notturna del posto. Cominciò a piovere improvvisamente ma per fortuna mancava davvero poco.
Mi portò in camera vicino al camino e mi posò dolcemente sul letto. Le lenzuola erano fredde ed io estremamente bagnata. Un brivido fece inarcare la mia schiena allora Ash mi prese una coperta e la avvicinò a me. Spostai i miei palmi verso il camino e rimasi incantata ancora una volta ad osservare la bellezza del fuoco. Pochi minuti dopo notai Ash fissarmi, allora mi ripresi velocemente e cominciai a cambiarmi. Mi alzai e gli chiesi se potesse prestarmi degli indumenti per la notte. Mi lanciò un paio di boxer, una t-shirt scura e un suo maglione. Mi spogliai, non avevo alcuna vergogna di lui e dei suoi occhi che seguivano ogni mio movimento, anzi, sembravano così desiderosi. Misi i vestiti bagnati vicino al camino e mi coricai sul letto. Mi misi a guardare il cielo al di fuori della finestra. Mi ero scordata di quanto fosse bella la baita di Ashton, era parecchio tempo che non ci mettevo piede e ad essere sincera alcune mie cose si trovano ancora qui. Mi resi conto solo 15 minuti dopo della foto sopra al comodino. C'eravamo io e Ash un anno fa, a Los Angeles. Eravamo andati a fare un piccolo viaggio, interamente finanziato da noi. Adoravamo viaggiare e scoprire posti insieme, era davvero meraviglioso.
Ash era sparito da un po' allora andai a cercarlo ma appena mi alzai lui aprì la porta e ci entrò. Aveva in mano un vassoio con due tazze di tè allo zenzero e una busta piena di biscotti alla cannella, i miei preferiti.
Mrs. "mi piace tutto" odia la cannella ma non lo vuole ammettere, o almeno, non a me. Credo proprio per il fatto che io ne vada pazza non mi voglia dire che gli fa venire il voltastomaco solo a sentirne parlare. Era molto impacciato, e avrebbe rovesciato le splendide tazze in ceramica se io non lo avessi aiutato.
Fa un inchino e mi lancia una bustina di zucchero.
Gli urlo di essere uno stronzo e lui mi fa l'occhiolino. Un sorrisetto compare sulle mie labbra quando mi viene la brillante idea di stuzzicarlo con i biscotti.
Vado a prendere l'imponente busta appoggiata sopra il ripiano delle fotografie e noto già una piccola smorfia propagarsi sul suo viso. Il mio sorriso si allarga.
-Ash che ne dici? Ne mangiamo un paio mh?
-Sheila ma è tardi, è quasi l'una poi..
-oh Ash ma dai per un biscotto, sei serio?
continua le sue obiezioni per un po' mentre io mi gusto i miei biscotti. Dopo 7 interminabili minuti gli ficco un biscotto in bocca e lo faccio tacere. In un primo momento è intenzionato a sputarlo ma poi mi guarda e lo manda giù senza neanche terminare di masticarlo.
Comincio a ridere davvero forte e Ashton mi guarda impietrito. Pochi secondi dopo si unisce anche lui e l'unica cosa che si percepisce è il suono delle nostre risate all'unisono. Appena ci calmiamo Ashton mi guarda, e un secondo dopo mi propone una cosa inaspettata.
- shelly, scappiamo insieme?
Guardo Ashton confusa, ma lui improvvisamente mi prende per mano e cominciamo a correre. Usciamo fuori dalla finestra e ci intrufoliamo nella spiaggia di Mr. Harvey. La sabbia era chiarissima e il cielo ornato di stelle sebbene il precedente temporale. Corriamo per un tempo indefinito, inseguendoci e ridendo come due bambini impazziti. Perdemmo presto il senso del tempo e ci buttammo sulla sabbia morbida.
Passarono alcuni minuti e Ashton si avvicinò più a me.
Tirai fuori i miei auricolari dalla tasca interna del maglione di Ash e presi il mio mp3.
Misi riproduzione casuale e uscì "the scientist" dei Coldplay.
Passai una cuffietta ad Ashton e lui si fece sempre più vicino.
Gli accennai un sorriso e poi mi misi sdraiata a guardare le stelle. Eravamo pelle contro pelle, non c'era niente tra di noi, tra quello che provavamo. Mi chiese com'era Portland e parlammo un po' della cittadina. Continuó a fare battute e a farmi ridere, nel modo in cui solo lui era capace. Mi disse che adorava la mia risata e come muovevo la testa da una parte all'altra quando lo facevo. Gli dissi che era una cosa stupida e lui negó, disse che non era stupida, ma estremamente meravigliosa.
Mi confidò che gli era mancato guardarmi e prendermi le mani e io gli dissi che mi mancavano i suoi baci. Quelli caldi, e lenti, quelli senza tempo, dati alle 5 di mattina. Quelli che ti rianimerebbero il cuore nei tuoi ultimi 7 secondi di vita. Quelli che ricorderai per sempre e non vorrai mai dimenticare, nemmeno in un'altra vita. Allora lui si sporse. Si mise sopra di me e si avvicinò lentamente. Fece scontrare le nostre labbra e realizzó un altro dei miei desideri.
Fu infinito, fu un bacio infinito e non dico altro. Sarebbe solo troppo complicato. Ci sarebbero troppe parole e pochi sentimenti.
Mi alzó da terra e mi caricó in spalla .
Corse su per le scale della baita e afferrò un paio di chiavi. Ritornammo in spiaggia e solo in quel momento notai un idrovolante vicino al molo. Era un consolitated PBY catalina, uno degli idrovolanti più prodotti nella storia. Gli sorrisi e gli saltai in braccio dalla gioia.
-Sheila.. questo è per te, per noi. Ricordi quando eravamo bambini e ti promisi questo, ti ricordi quando ti assicurai che un giorno ci saremmo partiti insieme? Io non me ne sono dimenticato shelly e.. vorrei che tu partissi con me. Sarà il nostro ultimo viaggio, lo giuro.. poi ti lascerò andare e ognuno continuerà la sua vita, come è giusto. Solo per 2 giorni.
mi bloccai. Volevo farlo più di me stessa ma non potevo abbandonare la vita reale e scappare con lui, di nuovo.
Una frase però mi fece cambiare idea, forse dal modo in cui venne pronunciata, non lo so sinceramente, so solo che mi provocò i brividi lungo la spina dorsale.
- Sheila, posso portarti con me?lo abbracciai forte e annuì con le lacrime agli occhi. Lui mi stava rendendo felice, perché in fondo, che io lo volessi ammettere o meno, lui era la mia felicità.
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just me.
Short Storyodio seguire uno schema sistematico il quale ti impone che devi utilizzare un certo lessico, quali regole devi rispettare e quali non necessitano di essere seguite. Cose estremamente superflue, ai limiti del valutabile. In questa storia cercherò di...