I will take care of you

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"pochi sono in grado di sfiorarti senza distruggerti. Di assorbire la tua anima, il tuo cuore. Di appropriarsi dei tuoi sogni, di diventare uno di essi. Ma i sogni non sempre si avverano giusto?"

mancava poco alla primavera, ma sembrava che il brutto tempo non ci volesse abbandonare, infatti Mr. Hockel affermò che ci trovavamo in pieno periodo delle piogge. Quella sera mi aveva mandato verso Chepel Holmes, in South Carolina per esaminare uno strano fenomeno atmosferico verificatosi da quelle parti poche settimane prima. Mi piaceva il mio lavoro, malgrado odiassi guidare. Mr. Hockel ci mise anni per farmi capire cosa implica il nostro ruolo lavorativo e quanto sia importante per il resto dello stato.

Tutto stava nel comprendere i paradossi di quel povero pazzo, o semplicemente i ragionamenti di un genio fallito. Egli formulava ipotesi, si poneva questioni pressoché imbarazzanti su tutto quello che implicava gli agenti atmosferici che avvenivano all'interno della nostra atmosfera. Molti pensano che presto verrà portato in una qualche sorta di manicomio, altri invece lo immaginano tra 20 anni come il prossimo Einstein della storia.

Mancavano pochi chilometri dal piccolo paesino sperduto ed io ero davvero stanco di scrutare fuori dal parabrezza. Finalmente decisi di infilare un disco degli M83 all'interno dell' "antica" apparecchiatura in metallo al di sotto del cruscotto. Sapevo ogni parola a memoria, ogni testo di quel disco significava qualcosa per me. Era appena partita "Solitude" quando una lacrima cominciò a rigarmi la guancia. Stavo ripensando a Rose e alla sua storia e un attimo dopo l'angoscia e il dolore mi assalirono. cominciai a piangere pian piano, sempre più forte e quel pianto silenzioso di alcuni secondi prima si tramutò in un bizzarro urlare, dimenarsi maledicendo la mia sorte. Sembravo un pazzo e ne ero consapevole. Ero disperato e non ne sapevo la ragione. Cominciai a pronunciare ogni singola parola di quella triste canzone "somewhere back in time I left a part of me.." urlai. Un fiume di lacrime sgorgò dai miei occhi e cominciò a scorrere fino a toccare la barba sotto il mio mento. Ero completamente distrutto, a terra. Avevo paura perché era la prima volta che una persona mi entrava dentro l'anima in quel modo, che mi perforasse il cuore. Nessuno al di fuori di Rose l'aveva mai fatto. Un tuono irruppe i miei pensieri e tornai presto alla realtà. Non ricordo esattamente cosa feci in quell'istante, so solo che pochi minuti dopo airbag scoppiò ed io persi i sensi. La mia vita da quel momento cambiò e rividi Rose.

3 giorni prima che avvenne l'incidente stavo guidando per Pickens e presi l'autostrada per impiegare meno tempo. Su di essa vagavano numerose persone che si spingevano e si urlavano contro. Erano molto comuni le risse in quel tratto di strada ma una persona in particolare, una ragazza mi colpì. Stava piangendo, aveva gli occhi rossi e le guance gonfie, una moltitudine di piccoli tagli sul viso, sul mento, sul collo ed in cima alla fronte. Era scalza e le mancavano i pantaloni. Ero in fondo alla fila e la scena era ben visibile a tutti. Quella ragazza era chiaramente appena stata maltrattata ma nessuno si fermò a darle una mano, allontanarla dalla strada o semplicemente darle una coperta per coprirsi. L'uomo e la sua mentalità in quel momento mi spaventarono e mi diedero elevata riluttanza. Mi avvicinai cautamente alla ragazza accovacciata a terra e le presi le mani. Lei era spaventata ma alzò comunque lo sguardo su di me. Mi abbassai e feci incontrare i nostri sguardi. Aveva degli occhi estremamente profondi e particolari, erano pieni di stupore, confusione, paura e al contempo frustrazione. Non capii nemmeno il proprio colore, sapevo solo che erano meravigliosi. Solo dopo alcuni istanti sentii qualcosa nello stomaco, come una specie di contrazione. La presi in braccio e la portai fino alla mia auto. Non aveva ancora parlato e nemmeno io. La posai vicino alla postazione del guidatore e le dissi solo 6 parole: "mi prenderò cura io di te." Lei visibilmente si calmò e vidi un piccolo sorriso spuntare in lei. Le diedi una coperta e la portai al punto di ristoro più vicino. L'accompagnai in bagno, le pulii le ferite, gliele medicai e  degli indumenti puliti e del cibo. Restò dentro il bagno di quell'autogrill per più di 40 minuti e stavo cominciando a pensare che mi avesse piantato in asso. Stavo per andarmene quando finalmente la vidi avvicinarsi. Mi prese la mano e guardandomi negli occhi pronunciò la cosa più semplice, concreta e sentita che una persona possa dire: "grazie per tutto." Dopo ciò si girò velocemente e solo dopo realizzai che ne stava andando, ma io la fermai. Volevo capirne qualcosa in più, sapere la sua storia, cosa le era accaduto, chi erano quei ragazzi e se era necessario denunciarli alla polizia. Lei non doveva andarsene da me.

"comunque non so nemmeno il tuo nome" dissi accennando un sorriso. "Rose, chiamami Rose." Rispose lei in tono tranquillo. Calò il silenzio tra noi finché lei non mi chiese a sua volta il mio di nome. Gli risposi semplicemente "Ed.", Edward sarebbe stato troppo serio. Le offrii più e più volte un passaggio in macchina ma lei rifiutò, innumerevoli volte. Alla fine cedette, parecchio infastidita dalla mia insistenza. La presi in braccio e la caricai di forza sulla mia auto. Sono certo mi abbia preso per un pazzo ma la feci ridere, per la prima volta. Il tragitto fu silenzioso, non imbarazzante, solo silenzioso. Io pensavo a lei, lei a chissà che cosa. In quel momento la mia mente vagava su parecchie questioni e fu allora che mi convinsi a farmi avanti. Formulai centinaia di volte una frase adatta ad iniziare la conservazione ma nulla, sembravano tutte sciocchezze o domande troppo vaghe. Mi risvegliai dai miei pensieri solo dopo aver realizzato di essere arrivato a casa. Mi girai lentamente verso Rose e mi accorsi che stava dormendo. Era bellissima, la più bella creatura che avessi mai incontrato. La fissai per un tempo indefinito e Dio, non c'era niente di più allietante che starla a guardare.

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