Capitolo 5→Τhε ςhαηgε

27 4 0
                                    

Il problema non stava in me, ancor meno in Avril Mountais, che con aria affettuosa era affondata tra le mie esili braccia. Il vero dilemma sarebbe giunto poi, quando mi sarei dovuto affrontare con la realtà dei fatti, con la consapevolezza che avrei potuto affezionarmi nuovamente alla ragazza e che poco tempo dopo avrei dovuto accettare di perderla. E quella volta sarebbe stato per sempre. Aggrottai la fronte, preso da un attacco di tristezza mentre ancora stringevo il corpo magro di Avril. Il suo tipico odor di vaniglia, pervase il mio olfatto. Brividi mi percorsero tutta la schiena e velocemente mi sfilai dalla sua presa. Le sorrisi.

-Avril, ci sentiamo questo pomeriggio. Al parco nell'ala nord del quartiere, verso le quattro. Fatti trovare lì o verró a prenderti a cal...ehm...scherzavo.- dissi in tono ironico.

La sua espressione esasperata fu accompagnata da un cenno di approvazione. Dopodiché mi porse la mano. Dubbioso, scossi la testa.

-Dammi il braccio...forza!-disse lei.

Alzai il braccio destro, timoroso di quello che una mente come la sua poteva aver pensato. Era da sempre stata una persona creativa e parecchio pazza. La vidi alzarmi la manica della felpa rossa e, tirando dal nulla un pennarello nero, scrivere una serie di numeri.

-Quando vuoi, mandami un messaggio.-esordì, infine, rimettendo il tappino.

Mi sistemai e scoccandole un bacio sulla guancia, la salutai, dirigendomi verso l'entrata della scuola. Che strana mattinata.
Il cortile era già pieno e molti studenti erano arrivati. Tra la folla avvistai facilmente i ragazzi del mio corso.

-Ehi Dunky, hai visto Leon? Doveva pagarmi il pranzo!-gridai, verso il biondo poco più in là di me.
-Mike ma vuoi una sedia in faccia? Non devi chiamarmi Dunky. Mi fai venire l'orticaria. Io sono Duncan. Capito?- rispose lui, seccato.

Duncan Anderson era uno dei miei migliori amici dall'età di quattro anni. Era il tipico ragazzo smorfioso, bello, fico con un cervello da gallina. Ma gli volevo bene e quello, nonostante tutto, non sarebbe mai potuto cambiare. Ghignai, beffardo. Irritarlo era uno dei miei hobby preferiti.

-Signorino Anderson, sa dove si trova il signorino Fernandez? Quest'oggi mi aveva promesso di aiutarmi con le spese del pranzo. La ringrazio.-continuai con tono formale e presuntuoso.
-No.-disse, infine, mentre si infilava in bocca un pezzi di Brioche e si allontanava. Aveva vinto quella battaglia.

Quasi contemporaneamente suonó la campana e si dette il via al flusso di studenti in entrata.
Quello era solo l'inizio.







THE FORESTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora