CAPITOLO .1.

31 2 0
                                    

Piove, quella sera non sarei uscita. Mia madre voleva che finissi le ultime cose di scuola prima della partenza. Già, dopo qualche settimana ci saremmo dovute trasferire a Buenos Aires. I miei viaggiavano molto spesso per lavoro e per questo passavano da una città all'altra senza mai fermarci. Anche per questo non avevo  neanche un amico, non avevo il tempo di conoscere nessuno!
Tra poco dovremo ripartire e di certo non mi mancherà questa città triste e piena di smog del Nord California.

Il suono stridulo di una sgommata mi arrivò attutito alle orecchie. Poco dopo qualcuno bussò ansioso alla nostra porta.
"Chiara tesoro, apri tu che io sono impegnata?" Chi può essere a quest'ora?  Quando aprii la porta, due sagome infradiciate che tremavano mi guardavano probabilmente ansiose di entrare. Una di loro avrà avuto all'incirca settant'anni, mentre l'altra, nascosta per metà dietro ad essa che  messaggiava, avrà avuto circa un anno in più di me.
"Buona sera." Dissi per educazione.
"Buona sera, abbiamo forato con la macchina e speravamo poteste ospitarci solo per qualche giorno."
"Mamma, vieni! Arriva subito."
"Grazie."
Mentre mia mamma li accoglieva in casa, notai che il ragazzo non si era minimamente scomposto e non aveva detto una parola per tutto il tempo, stava sempre incollato al cellulare.
Mi chiedevo cosa ci fosse di così importante da sapere per non dire nemmeno "ciao". Più tardi ci rittrovammo tutti in salotto e ci presentammo. Seppi che il ragazzo si chiamava Michel e che i suoi genitori erano sempre via per lavoro, per questo stava con il nonno. Quanto lo capisco.

La Chiave di AmetistaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora