Capitolo 4

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23 Dicembre

I giorni seguenti passarono monotoni, Castiel non parlava molto, se ne stava a guardare la tv e a sorseggiare tisane, Dean cucinava ed era pure riuscito a fargli mangiare qualcosa, si occupava anche della casa nonostante Castiel si opponesse: "è casa mia, tu sei un ospite", gli ripeteva, ma Dean non voleva saperne nulla. Il cacciatore voleva portare l'amico fuori a fare qualche compera per l'imminente arrivo del 25 Dicembre, all'inizio Castiel era titubante, però in seguito accettò, in qualche modo contagiato dall'entusiasmo dell'altro. Salirono sull'impala, e Castiel per un secondo pensò di essere tornato indietro nel tempo.

"Mi è mancata la tua auto sai?"

Dean lo guardò sorridendo mentre metteva in moto la macchina.

Viaggiarono per ore, poi arrivarono nella magica New York. Stava nevicando, la gente correva per le strade e si stringeva sotto gli ombrelli, le macchine sfrecciavano sull'asfalto ghiacciato. Castiel osservava la città dal finestrino dell'impala, ipnotizzato dalla magnificenza degli alti grattaceli di cui non riusciva a vedere le punte a causa della nebbia, Dean dal posto del guidatore malediceva il brutto tempo. Dopo minuti interminabili riuscirono a trovare un posto libero. Scesero e si ritrovarono davanti una vista meravigliosa: New York era candida, le luci della città riflettevano sulla neve e la riempivano di colori, le decorazioni natalizie sparse in ogni dove rendevano la nebbia una nube di luci. Castiel guardò Dean, e si disse che non sarebbe voluto essere in nessun altro posto al mondo in quel momento, e con nessun'altra persona. Si incamminarono velocemente verso il primo negozio che incrociarono per strada, spinti dal freddo pungente, e d'istinto Dean avvolse Castiel come per proteggerlo. Comprarono di tutto: decorazioni, luci, soprammobili, tovaglie rosso scarlatto, pupazzi. In seguito andarono a prendere l'albero, presero un abete sintetico di medie dimensioni. Tornarono a casa, era quasi l'alba. Sistemarono le cose che avevano acquistato e Dean mise l'albero nel piccolo salotto.

"Allora che te ne pare? Sta bene messo lì no?" Dean lo disse mentre osservava soddisfatto l'albero. Castiel si avvicinò lentamente e si mise al suo fianco, Dean si girò verso di lui e i loro occhi si incrociarono, due perle verdi che si scontrarono con un oceano d'inverno blu; Castiel carezzò il viso dell'altro, che chiuse gli occhi, grato di essere vivo in quel momento. Fu un attimo, Dean si ritrovò le braccia di Castiel attorno al suo collo, e le labbra sulle sue: fu un bacio dolce, corto, quasi rubato. L'ex angelo allontanò il viso da quello dell'altro, pronto a divincolarsi, spaventato dalla reazione del suo migliore amico, ma fu sorpreso quando Dean lo prese con forza e lo spinse contro il muro, poi lo baciò davvero, senza delicatezza, senza calma, togliendogli il fiato, e Castiel si sentì vivo, le loro lingue giocavano e si cercavano, le mani graffiavano, impazienti. Fu Castiel a interrompere il bacio, e dovette allontanare Dean, insistente.

"Dean ti prego, basta." Castiel lo disse mentre respirava rumorosamente.

Dean aveva ancora le labbra poggiate sul suo collo.

"Perché?" Mormorò.

"Non ancora, ti prego. Non voglio andare avanti."

"Mmhh, le donne che ho avuto non avrebbero detto questo."

L'ex angelo sbuffò alla risposta di Dean.

"E va bene, okay Cas." Così il cacciatore si spostò.

"Buonanotte." Disse Castiel, e sparì nella sua camera. Dean andò a dormire con il sorriso sulle labbra, pensando che forse finalmente la vita lo stava ripagando per tutto quello che aveva fatto.

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