Capitolo 3

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20 Dicembre 2016

Dean era partito all'alba, non era riuscito a prendere sonno pensando all'imminente incontro con Castiel, il cielo era un po' pallido, il freddo sopportabile. Quando arrivò a destinazione rimase spiacevolmente colpito dalla decadenza del quartiere: le strade erano piene di buche, i palazzi grigi e scuri a causa dell'umidità, non vi erano molte persone in giro. Entrò nella palazzina dove Castiel aveva l'appartamento e salì al secondo piano, poi si fece coraggio e bussò. Ciò che gli si presentò davanti gli spezzò il cuore: Castiel era dimagrito a dismisura, aveva le occhiaie, era pallido, il suo sguardo era spento.

"Ciao Cas."

Dean non poté fare a meno di sorridere.

"Hey Dean, entra pure."

Il cacciatore avanzò nella casa, era spoglia ma ordinata, i colori si alternavano tra il bianco dei muri e il marrone scuro dei mobili. Castiel lo guardava con la coda dell'occhio, cercando di non farsi notare.

"Mi piace come hai sistemato questo posto."

"Grazie."

L'ex angelo accennò un sorriso.

Dean si girò verso di lui, si ritrovarono uno di fronte all'altro, gli occhi di Castiel non erano cambiati per niente, avevano lo stesso dannato effetto su Dean, fu pervaso da una sensazione indescrivibile.

"Dove sei stato tutto questo tempo Cas, cosa hai fatto?"

La sua voce ridotta ad un sussurro dall'emozione. Castiel non rispose, si avvicinò a Dean e poggiò la testa sul suo petto.

"Cas?"

"Perdonami Dean, perdonami."

Castiel tremava, Dean lo abbracciò, non sapendo cos'altro fare.

"Cas, calmati, hey, Cas."

Castiel si allontanò bruscamente e d'improvviso.

"Maledizione, ma che ti prende? Parlami, dimmi cos'hai!"

Dean alzò leggermente il tono della voce, e ciò bastò a far piangere Castiel.

"Dio santo, mi dispiace. Hey, guardami, Cas."

Dean gli prese il volto tra le mani.

"Non... Non odiarmi Dean."

"Non ti odio Cas, non potrei mai. Dimmi cos'hai adesso."

Castiel si tolse la larga camicia verdastra: aveva il busto pieno di tagli, la pelle macchiata dai lividi. Dean rimase senza parole, quella visione fu più dolorosa di una pugnalata alla schiena.

"Mi odi, non è così? Dev'essere per forza così."

Dean era sotto shock, vedere il suo migliore amico ridotto in quel modo era insopportabile.

"No Castiel, no! Perché? Chi è stato? Cazzo Cas!"

"Sono stato io Dean."

"Ma perché Cas? Che diavolo hai fatto?!"

Castiel gli raccontò tutto: era solo, era inutile, era depresso, gli disse, con le lacrime agli occhi. Si era chiuso in se stesso e si era fatto del male. Dean ascoltò silente, si sentiva uno schifo, si sentiva colpevole. Castiel lo pregò di restare per la notte, lo implorò, e il cacciatore non poté fare a meno di cedere alla richiesta disperata dell'amico.

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