Prologo

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La ragazza si appiattì dietro il tronco del salice spoglio e rimase immobile, trattenendo l'ansimare frenetico che rischiava di tradirla. Sentiva il cuore galoppare come un puledro impazzito e il sangue rombare nelle tempie, ma non si azzardava a riprendere fiato. Quella cosa era ancora vicina, lo sapeva, lo sentiva, con la stessa certezza con cui un animale braccato avverte la presenza del cacciatore. Un passo falso e l'avrebbe presa.

Non sapeva cosa volesse da lei. Era semplicemente comparsa dentro casa sua, senza alcun preavviso. "Scappa!" aveva urlato la nonna, prima che l'essere le si avventasse contro. Un istante dopo era polvere. La sua unica famiglia disintegrata in un battito di palpebre.

Le lacrime le riempirono gli occhi e non erano dovute al freddo di dicembre, che pure le pizzicava gli zigomi e il naso come mille insetti voraci.

"Non piangere, non piangere." si ordinò, premendo una manica sugli occhi.

Alle sue spalle ci fu uno scricchiolio. La ragazza trasalì e uno squittio stridulo le scappò dalla gola prima che potesse reprimerlo. Si tappò la bocca con le mani, ma ormai il danno era fatto. Allora spinse ancora di più la schiena contro la corteccia ruvida, pregando qualunque dio conoscesse che la cosa non l'avesse sentita.

Nel silenzio che seguì sembrò che le sue suppliche fossero state ascoltate. Rimase con le orecchie tese allo spasmo per quello che le parve un tempo infinito, tremando. Nulla.

Si azzardò e sporgersi un poco, gettando un'occhiata circospetta fra le lapidi del piccolo cimitero. Il luogo era effettivamente deserto. L'essere se ne era andato. Il sollievo fu così intenso che tutta l'ansia che le attanagliava lo stomaco si sciolse in una risata isterica, che alle sue stesse orecchie suonava come quella di una pazza. Ce l'aveva fatta! Era viva!

Poi una mano gelida le serrò la gola. Il riso si spense in un verso strozzato mentre gli occhi della ragazza si ingrandivano, pieni di terrore. La creatura aveva aggirato l'albero, cogliendola di sorpresa, e ora la teneva per il collo, sollevandola in aria. Non riusciva a respirare. Spalancò la bocca in un grido muto...come se non avesse atteso altro, la cosa si avventò su di lei. Una nuvola di fumo acre, soffocante, invase il naso e i polmoni della ragazza, che ricadde sulla neve tossendo e contorcendosi nel tentativo di inalare aria, ma era come se dita di cenere le tappassero le narici e la gola. La testa iniziò a girarle per la mancanza di ossigeno. Il cielo nero della notte si fuse con le ombre delle lapidi. L'ultima cosa che vide prima di perdere conoscenza fu il lontano brillio dell'unica stella che le nubi non avevano coperto. Poi ogni luce si spense.

Masters of Shades - Il nono medaglioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora