-Leeve, aspetta un minuto per favore.
Chichi si fermò sulla porta dell'aula e sbuffò di nascosto: e ti pareva. Eh sì che quel giorno aveva quasi sperato di farla franca. Di malavoglia, tornò dentro.
Il professor Greenwich impilò con cura una fila di documenti e li ripose nella borsa marrone, poi si aggiustò i polsini della camicia e lisciò l'orlo della giacca, senza guardarla.
"Oh, se la prenda pure comoda. Non c'è nessuno qui che perde la metro."pensò la ragazza, seccata. Generalmente Greenwich era il suo professore preferito: era un vecchietto flemmatico, con una corona di capelli bianchissimi che faceva uno strano effetto sulla pelle mulatta, ma quando spiegava i miti greci o la letteratura aveva il potere di trasportarti in un altro mondo. Inoltre per lei sembrava avere un occhio di riguardo ed era il primo del corpo scolastico che non partisse prevenuto nei suoi confronti, per via di suo padre e dei suoi problemi di apprendimento. In quel momento però desiderò intensamente che se ne andasse ad insegnare in uno dei bei posti che le stavano venendo in mente.
Finalmente Greenwich si decise a prestarle attenzione. Unì le punte delle dita, posando le braccia sulla cattedra, e la fissò con quei suoi occhi limpidi. Aveva uno sguardo che non ti mollava: sembrava leggerti dentro e sapere perfettamente quello che provavi. La cosa di solito la metteva a suo agio, ma era piuttosto fastidiosa se aveva la coscienza sporca, come ora.
-Ho notato che non sei stata molto attenta, oggi a lezione.- disse.
-Stavo disegnando.- ammise subito la ragazza, senza nemmeno provare ad inventarsi una scusa. Tanto non sarebbe servito.
-Mi fai vedere?
Un'altra cosa bella di Greenwich: si interessava delle tue passioni, anche se questo non gli impediva di farti la predica. Gli passò l'album da disegno e lo osservò girare le pagine con attenzione. Quando arrivò all'ultima, un centauro dal mantello color castagna lo fissò torvo dal foglio. Chichi sentì una punta d'orgoglio allo sguardo sorpreso del professore.
-Complimenti.- il vecchio le restituì il quaderno -Hai talento, Chichi. Però vorrei che tu scegliessi un altro momento per esprimerlo. Quello che ti insegno...- fece una pausa e la guardò intensamente -...è importante per te. Davvero molto.
La ragazza si accigliò. Greenwich le faceva spesso discorsi come quello, ma la cosa riusciva sempre ad irritarla. Sembrava volere che lei fosse brava come gli altri nonostante la disortografia e il disturbo da deficit dell'attenzione, anzi, che fosse addirittura migliore degli altri. Senza contare che continuava a tirare fuori quella storia dell'utilità della letteratura, e la ragazza proprio non la capiva. Okay, le piaceva quando leggeva loro il Signore degli Anelli o l'Isola del Tesoro, ma mica poteva scrivere sul suo curriculum "topo da biblioteca".
-Va bene prof. Lo farò.- bofonchiò con poca convinzione. Lui le rivolse un'occhiata malinconica prima di congedarla.
Un quarto d'ora più tardi, rannicchiata sul sedile mentre la metropolitana sfrecciava sotto le strade, Chichi ripensò a quei due minuti di conversazione. Non riusciva a togliersi dalla testa l'espressione triste del vecchio insegnante, come se lui sapesse sul suo conto qualcosa di brutto che lei ignorava. Era abituata a vedersi rivolgere quello sguardo: con un padre ex-carcerato, una madre depressa e la disastrosa condizione economica in cui versava la sua famiglia, l'occupazione preferita della gente era compatirla. Ma da Greenwich...lui non l'aveva mai commiserata.
Un sobbalzo del treno la fece tornare bruscamente in sé. Si rese conto, arrossendo, di star fissando da almeno dieci minuti il tipo seduto di fronte. La cosa però non sembrava infastidirlo, visto che anche lui aveva gli occhi puntati su di lei, dietro gli occhiali scuri. Non aveva un aspetto granché rassicurante, con quell'impermeabile grigio e il cappello a tesa larga calato sulla fronte. Dalla sua persona sembrava emanare un'aura cupa e sbiadita e un odore stantio, un po'acre, come di sigaretta.
STAI LEGGENDO
Masters of Shades - Il nono medaglione
FantasíaCiao, mi chiamo Chichi Leeve e ho quattordici anni. So che siete qui per una storia, ed è quello che avrete. Ma prima lasciate che vi dia un avvertimento. Leggete pure le pagine che seguono finché la cosa vi divertirà. Ma se vi accorgeste, mentre an...