Il cancello si aprì e passo dopo passo il mio cuore batteva sempre più forte.
Il mio destino ormai era scritto, non avrei potuto far più nulla, varcata la soia di quella casa sarei tornata la schiava di sempre. Una schiava per sempre. Il terrore mi congelò le vene.Il maggiordomo della villa ci aspettava all'entrata. Era vestito con giacca e cravatta, elegantissimo e con una postura molto raffinata.
Era alto, magro e con i capelli lunghi e castani con qualche ciocca bianca qua e là. Legati a coda di cavallo. Era un uomo sulla sessantina sorridente e spensierato ma osservando bene il suo sguardo riuscivi ad intravedere un pizzico di malinconia e di desolazione.
"I signori vi aspettano in soggiorno"
Io abbassai lo sguardo in fretta. Iniziai a piangere a rotta di collo. Le lacrime non smettevano di scendere ed il mio cuore non batteva più, era silenziosa; come se mi fossi pietrificato all'istante.
"Sbrigati schiava! Cammina. I padroni ci aspettano."
Mi prese per un braccio e mi tirò con una violenza rapida e scossa a sé mentre ci dirigevamo in soggiorno."Oh Dylan da quanto tempo! Quale sarebbe questa sorpresa di cui parlavi a Siberian?" La padrona si avvicinò molto lentamente verso di noi con un fare molto sarcastico e come sottofondo ci regalò una risatina isterica che somigliava molto a quella del mostro. Mi sfiorò una guancia con il palmo della mano ed io rabbrividì all'istante.
"Mia signora lei è la sorpresa per voi" prese fiato e poi continuò a parlare "Volevo chiederle uno scambio. Io le do la ragazzina ed in cambio chiedo la libertà."
Il padrone si alzò velocemente e si avvicinò a me con un fare minaccioso. Potevo sentire il suo respiro farsi sempre più forte e rumoroso. I suoi passi erano pesanti ed il suo profumo mi intorpidì le narici. Io continuavo ad avere la testa bassa non volevo guardarlo, continuavo a piangere stando attenta a non farmi sentire ma non servì a molto.
Pochi istanti dopo era di fronte a me.
Mi prese il viso tra le mani e lo alzò per incrociare il mio sguardo. Rimasi incantata dalla bellezza del suo viso ma allo stesso tempo rimasi impressionata dalla cattiveria che bruciava nel profondo delle sue iridi nere e piene di rabbia e di spietata crudeltà.
"Qui decidiamo noi Dylan e tu lo sai bene, la bambina è di mio gradimento la terrò. Tu invece vuoi la libertà ho capito bene?"
"Si signore, la prego." La voce di Dylan iniziò a tremare. Sapeva benissimo che la loro crudeltà non avrebbe avuto limiti.
"Facciamo così Dylan se avrai il coraggio di marchiare la nostra nuova schiava allora sarai libero ma se ti tirerai indietro allora..." Cominciò a ghignare in modo malefico "allora ti ucciderò".
Io caddi a terra disperata, dopo tutte le cicatrici lasciate dal mostro un marchio avrebbe annullato per sempre il mio essere un persona normale, avrebbe infranto il mio sogno di libertà. Sarei diventata un numero, una lettera, un segno, sarei potuta diventare tutto ma non sarei mai più potuta essere una persona normale. Non sarò mai più libera. Non potrò mai esserlo.
"Lo farò." quelle parole rimbombarono in tutta la stanza e fecero eco nei miei timpani.
Non potevo crederci.Oltre il danno la beffa.
Il signore chiamo Marian uno degli schiavi e gli chiese di preparare la stanza. Marian era basso, ma di una bellezza unica, rovinata però da segni di cinghiate nelle braccia e sopratutto un marchio osceno nel collo ormai scolorito dal tempo. Il marchio era un "H" e presumo sia lo stesso che hanno tutti gli schiavi che lavorano per gli Hansen. Era moro con gli occhi color nocciola, capelli lunghi e ricchi."Bene Dylan fai vedere alla nostra nuova schiava il tuo marchio"
Dylan si tolse la maglia a collo alto che odorava di un mix tra muffa e selvatico e mi mostrò la lettera che era stata marchiata molti anni prima. Un H. Come immaginavo qualche istante prima.
"Piccola schiava che ne dici ti piace?" Mi guardò con fare maligno. "H sta per Hansen e ciò significa che appartieni a noi. La porterai con te a vita, non potrai cancellarla. La faremo sulla coscia è più doloroso e a me piace molto vedere le mie schiave soffirire."
Marco molto la parola "mie" e lo fece di nuovo terminando la frase con la parola "schiave".
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Crystel: Riscatto d'amore.
RomanceIl riscatto della dolce e tenera Crystel non sarà per niente facile, la sua vita è un umiliazione continua. Lotterà con unghie e artigli per ciò che desidera sin da quando era una bambina: LIBERTÀ. Fuggita da una vita troppo dura per lei, decide di...