"Ciao"
"Ciao"
"Dai sali in macchina" mi disse aprendo la portiera. Spero di non essermi vestita troppo elegante. Lui indossa un jeans nero un po' attillato e una maglietta grigia dove sotto si possono intravedere i suoi muscoli e i suoi tatuaggi, anzi il suo tatuaggio. Quel maledetto tatuaggio, un tribale, che ricopre metà del suo petto che avevo visto prima del suo viso la sera della festa.
"Hey, ci sei?" Mi chiese.
"Si certo stavo solo pensando" risposi.
"Oh ok" il viaggio non è stato molto lungo e non abbiamo parlato di niente di speciale, i tipi di musica, i nostri hobby e i nostri sport preferiti.
"Arrivati" e scese dalla macchina. Il locale aveva un sottofondo musicale molto romantico, troppo romantico per essere la seconda volta che ci vediamo. Ma fa niente. A metà serata abbiamo parlato un po' della nostra storia, e siamo finiti a parlare dei giovani di oggi come noi.
"Vado un attimo in bagno" dissi e lo lasciai li ad aspettare. Mentre ero chiusa in bagno non c'era nessuno ma si apri la porta e si sentii una voce maschile. Chiuse la porta a chiave. Oddio. Fui assalita dal panico.
"Hey sono io apri?" Oddio ci siamo appena conosciuti e già vuole passare ad altro? Vabbe avrà altre idee per la testa, e sovrappensiero apro la porta. Solo che non era lui. Era un uomo altro e magro con un piercing al sopracciglio. Mi sbatté contro il muro e chiuse la porta a chiave. Iniziò a baciarmi e a slacciarmi il vestito. Tento di divincolarmi ma era troppo forte. Ormai era tardi. Mi aveva tolto tutto persino gli slip e il reggiseno. Stavo urlando, ma nessuno mi sentiva. Mi costrinse a inginocchiarmi e godeva mentre faceva dentro e fuori dalla mia bocca, tenedomi la testa con la forza. Che stronzo. Per fortuna quando stava per infilarsi il preservativo riuscii a rivestirmi quando sentii la porta aprirsi con una gran tonfo. Il tizio che era entrato per salvarmi dallo stupro era lui. Nicolas. Sferrò un pugno al pervertito e mi portò fuori dal locale. Mi portò di corsa in macchina e mi disse che si era preoccupato perché non mi aveva visto più tornare. Ma quando ha sentito quelle urla aveva capito tutto mi disse. "non avrei dovuto portarti li" mi disse scusandosi.
"Perché? Cioè forse era meglio visto come sono andate le cose però non devi sentirti in colpa. Anche se sono ancora scioccata" risposi cercando di calmarlo. "Si vedi è un posto tranquillo e romantico ma nei bagni vendono di nascosto le pasticche. Sai cosa sono vero?"
"Oh si" risposi.
"Te la senti di tornare a casa o vuoi rilassarti e tornare a casa?" Mi chiese colmo di gentilezza.
"Possiamo restare ancora un po' insieme? Non riesco ancora a tornare a casa."
Spense la macchina e ci fermammo in un parcheggio. Appoggiai la testa sulla sua spalla e mi appoggiò il braccio sulla mia spalla.