PERCY

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Percy stava iniziando a odiare quel tavolo da ping pong.

Davvero.

Ogni volta che i capigruppo ci si riunivano intorno c'erano sempre brutte notizie.

All'ordine del giorno c'era il fatto che Hazel aveva fatto un altro sogno, in cui sua madre l'aveva avvisata che avrebbero dovuto trovare il castello entro il 2 maggio. Che era il giorno dopo. Merda.

Poi, sarebbero dovuti ripartire in sette, poiché così diceva la profezia. Dopo lunghe ore passate a discutere con Annabeth e Rachel (discussioni di cui il figlio di Poseidone avrebbe fatto volentieri a meno) avevano capito ciò che era successo: avevano interpretato male la profezia, erano partiti in otto invece che in sette. Ed il prezzo era stato spaventoso. A pensarci bene, chi gli diceva che i Sette menzionati fossero gli stessi della guerra contro Gea? E chi gli diceva che la dea non avrebbe dovuto far parte dei sette? Nessuno. E no, non Ulisse, nessuno nessuno.

"Dobbiamo trovare un settimo partecipante" disse Annabeth.

"Ma davvero? E io che pensavo che Buford contasse come settimo..." rispose Leo. Per fortuna l'occhiataccia di Annabeth bastò a chiudergli la bocca per qualche secolo.

"Qualcuno dei presenti vuole unirsi a questa impresa?" chiese Hazel ai capigruppo.

Nessuno rispose. Tutti avevano notato all'improvviso quanto fossero interessanti le righe del tavolo.

Poi, da un angolo della sala, si levò una voce. "Vengo io"

Harry Potter fece un passo avanti. "Vengo io" ripetè.

Chirone lo osservò, quasi come fosse un esperimento che non fosse andato come previsto, ma che presentava risvolti inaspettati. "Va bene" disse. "Partirete domani all'alba. Hazel, tu dovrai trasportarli con la foschia fino in Scozia"

Hazel impallidì, ma subito dopo acconsentì decisa.

E così, dopo una notte insonne e un viaggio decisamente inusuale, si ritrovarono a montare la tenda (dono di Chirone) nelle fertili pianure della Scozia, con Hazel che non riusciva a reggersi in piedi, e che crollò appena mise piede nella spaziosa tenda da dieci posti. Decisero di lasciarla lì insieme a Frank, mentre gli altri andavano a cercare il castello ognuno per conto suo.

Percy decise di continuare andando dritto davanti a se, senza mai curvare, così da poter ritrovare la tenda solo voltandosi e rifacendo la strada a ritroso.

Purtroppo non trovò nulla, solo altro verde, altre colline, altri fiori, altre praterie.

Il sole era ormai allo zenit quando Percy decise di tornare indietro, quindi fece per voltarsi e tornare indietro, quando una strana sensazione di gelo invase il suo stomaco, lo permeò come un pesante mantello, freddo come il ghiaccio, e una sensazione di enorme infelicità lo riempì, e capì che non sarebbe mai più potuto essere felice. Iniziò a sentire voci: Zoe Nightshade mentre moriva, che guardava le stelle. Beckendorf, che guardava la foto di Silena prima di imbarcarsi per la missione che gli sarebbe costata la vita, la stessa Silena, che moriva coraggiosamente affrontando un dragone a Manhattan... e così fino a Bob, che gli chiedeva di salutare il sole e le stelle per lui, e Damaseno, che attaccava Tartaro, dando la vita per lui e Annabeth. Cadde in ginocchio, e poi a terra, sapendo che non si sarebbe più rialzato, sperando di morire per sfuggire a quella tristezza, finchè...

"Expecto Patronum!"

Un cane d'argento corse verso di lui, scoprendo le zanne, e Percy si sentì rinascere.

"Stai bene, amico?" disse una voce. Il figlio di Poseidone alzò gli occhi e vide un ragazzo alto, dai capelli rossi e gli occhi azzurri e con la faccia punteggiata di lentiggini che lo guardava preoccupato.

"C-Credo di sì. Co-Cos'è s-successo?" balbettò.

"Dissennatori. Ti spiegherò quando starai meglio. Sei qua da solo?" chiese. Percy scosse la testa.

"I m-miei amici sono in quella di-direzione" indicò davanti a se

"Dai, alzati, ti accompagno da loro"

Appoggiando tutto il suo peso sulla spalla del rosso, Percy lo condusse per due ore nella prateria, fino a giungere alla tenda dove Hazel riposava. Frank era fuori seduto sul ceppo di un albero, e Annabeth e Calipso, le uniche ad essere già tornate, chiacchieravano sedute nell'erba.

Fece in tempo ad entrare nel campo visivo delle ragazze, e a sentire il rosso che chiamava aiuto, quando non resse più e perse i sensi.

Molte ore dopo, o forse solo qualche minuto, si svegliò.

Uscito dalla tenda, si accorse che non erano più dispersi tra le colline, ma accampati a qualche centinaio di metri da un imponente castello.

Hogwarts.

La Benedizione di Ecate (PJO sequel)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora