"Amo i solitari, i diversi, quelli che non incontri mai. Quelli persi, andati, spiritati, fottuti. Quelli con l'anima in fiamme."
Charles Bukowski《Cosa vedi quando chiudi gli occhi?》
《Le tenebre.》Il gelo scorreva sulla sua pelle, in cui era presente una normale consistenza nelle ossa ed il vento, anch'esso isolato, si inoltrava verso i posti più lontani; soffiava e sbatteva, era come se esalasse la sua accanita rabbia sulle persone, e oggetti che si imbattevano contro esso.
La visione dei suoi occhi di ghiaccio, freddi proprio come lei, non era nitida, come aveva sempre favorito. Invero, in quella giornata di pieno inverno, il suo carattere strano -che di tanto in tanto non riusciva a comprendere neanche lei- aveva predominato.
Le persone osservavano in lei la diversità, non come un aspetto che poteva valutarsi positivo, ma bensì vedevano la sua stranezza come un elemento negativo, dal quale dover stare alla larga; alcuni di loro erano lontani, fuggenti, spaventati e lei era stanca di inseguire tale ammasso di persone che non meritava nulla, almeno era ciò che lei credeva fermamente, poiché quella, come lo definiva lei, era gente che aveva paura anche della sua medesima ombra.E nel mentre udiva il fischiettio del vento penetrargli irruentemente le orecchie, lei aspirava dalla sua sigaretta, lasciando che il fumo uscisse lentamente con fare maestoso dalla sua bocca, così espansivo nell'aria, e, doveva ammettere che le piaceva accompagnare con lo sguardo quella nuvola grigia, che, in questioni di secondi, si dissolveva liberamente. L'avevano sempre avvertita ed, in un certo senso, avevano sempre cercato di impaurirla, ma lei non seguiva ciò che le altre persone proferivano. Sfregava le sue mani, contenute nei suoi guanti di pile, come per riscaldarsi dal vento impetuoso. Aveva la pelle d'oca, un chiaro segno della temperatura gelida presente, ma lei lo aveva sempre amato, quindi si limitava candidamente a sorridere mentre sentiva esso carezzarle ogni suo centimetro della sua pelle rosea. Tanto, d'altra parte, pensava: il gelo si era già impradonito del suo cuore.
▪Quel gelo che non sarebbe andato mai via così facilmente.▪
Aveva atteso prima di completare di fumare la sua sigaretta -che lasciava sempre a metà-. Gettò il mozzicone in un punto vago dell'asfalto, e calpestandola appositamente adottando un movimento rotatorio del piede, fece per entrare di nuovo in casa, muovendo quelle due gambe che, al pensiero di rincasare, divenivano due macigni troppo ponderosi per essere in grado di compiere movimenti. Risiedeva in una casa con dei piccoli spazi in una grande città con suo padre, un uomo di mezz'età, con un cervello futile, apparentemente normale, ma costituito da solo vuoto dentro.
Nel corso della sua vita, era sempre stato così, una testa calda per intenderci, e, più il tempo scorreva, più le cose aggravavano irrimediabilmente.Non era neppure sicura se, in quel cervello ozioso, ci fosse stata intelligenza; non chiedeva troppo, ma...perlomeno un pizzico, anche se in cuor suo si era già rassegnata. I ragionamenti coerenti che idealizzava erano molto rari, e, se avvenivano, potevano considerarsi un qualcosa di straordinario.
Ipotizzava frequentemente: poteva darsi che lui si era stancato di affrontare il mondo circostante ed era stato segnato, come un marchio di fuoco, dalle avversità della vita. Forse, pensava ancora, si era ritrovato anche lui, come lei, solo in mezzo al mondo...
Un'anima sperduta in un mondo colmo di esseri umani.
Non lo stava certamente perorando, perchè non lo meritava, solo... cercava solamente di scovare delle risposte a moltissime domande.
Di certo, la ragazza dagli occhi impenetrabili, non era riuscita mai a sopportarlo, anche se tutte le volte la madre le aveva chiesto così tante volte di farlo per lei, fin troppe; e ci provava, e quanto lo faceva, fino alla fine, ma nel complesso non ci riusciva mai. Non poteva respingere quel sentimento tanto represso nei suoi confronti.
Odiava dover provare sentimenti. Voleva essere ancora più gelida, e non provare emozioni, ma, purtroppo, non ne era in grado. Chi lo era?
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I Don't Know Myself
Ficção GeralJami era considerata una ragazza forte, non mostrava quasi mai accenni di fragilità, eppure lo era. Essa la spaventava, ed era come se intorno a lei si formasse un vortice nero capace di risucchiarla in men che non si dica. Ed insieme alla paura, si...