Abbie, capitolo 1

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26 maggio 2016,giovedì:Ore 9:54am.
Il giorno più brutto della mia vita. Oggi è andata via una persona importante, mia nonna. Io e Bethany dovremmo trasferirci in Californiana per stare con la nostra zia, che non ho mai visto. Io amo Londra, qui ci sono i miei ricordi, i miei amici, tutto. Non voglio andare in "California" e soprattutto non voglio conoscere questa zia Carry, che già dal nome mi stà antipatica. Nonna ci raccontava che mamma e zia Carry non andavano molto in sintonia, perché zia Carry la provocava sempre. Ho paura che sia la stessa cosa per me e Bethany."le persona col passare degli anni non cambiano solo aspetto,ma anche cioè che hanno dentro" diceva sempre mia nonna.Speriamo sia così, non vorrei vivere con una strega.
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<<Abbie,muoviti, gli assistenti sociali Sono arrivati!>> urla Bethany dal corridoio stanza. Prendo le ultime cose rimaste sullo scaffale vicino al mio letto, poso il mio diario nello zaino e mi dirigo verso la porta. Prima di chiuderla do un ultimo sguardo alla camera ormai vuota:mi mancherà tantissimo.
Gli assistenti sociali mettono i nostri scatoloni e le valigie in auto,mentre io e Bethany prendiamo posto nella
grande auto nera
<<emozionata?>> chiede Bethany, mi guarda con un grande sorriso mentre aspetta una mia risposta. Preferisco alzare le spalle e non rispodere,in questo momento sto provando mille emozioni ma "emozionata" non'è fra queste
<<lo so, ti manca nonna. Anche a me manca, ma non possiamo farla tornare indietro. Peró so che a nonna non piace quando noi siamo tristi, quindi cerca di guardare il lato positivo:Nuova città, nuovi amici, nuova casa. Tutto ancora da esplorare,insieme.Ci stai?>> Beth cerca sempre di trovare il lato positivo in ogni cosa, mentre io so solo lamentarmi. Quando mi porge il mignolino inizio a sorrido, poiché mi ricorda di quando eravamo piccole, se una di noi aveva paura l'altra le porgeva il mignolo come per dire "non preoccuparti, ci sono io",  così le do corda e teniamo saldi le nostre dita in segno di unione <<sempre, per sempre e comunque>> diciamo insieme.
<<mi piace come guardi sempre il lato positivo delle cose, Beth.Vorrei avere anch'io questa specie di super potere>> lei mi guarda e sorride,per poi girarsi e prendere il suo iphod dallo zaino.
Riesco a sentire qualche parola della canzone ma non riesco a capire quale sia. Metto una mano sopra il finestrino e guardo fuori, dove si vede la nostra piccola casetta. Dopo neanche 5 minuti un uomo pelato vestito di nero entra in macchina e si siede nel lato guidatore, e fa partire la macchina. Mentre guida riesco a vedere il suo volto dallo specchietto. Ha dei grandi occhi marrone chiaro e una folta barba nera, delle sopracciglia nere e folte e una testa completamente pelata. Mentre sistema il finestrino vede che lo sto guardando, così cerca di conversare con me e Bethany, per rompere il ghiaccio. Bethany è una persona molto socievole ed aperta e ama parlare con persone nuove, mentre io sono più chiusa e solitaria, e preferisco parlare con persone che conosco. Bethany e il signore, che dice di chiamarsi Bob, parlano del più e del meno, mentre io cerco di non entrare nella conversazione. Mentre i due parlano peró, una domanda mi esce dalla bocca, senza che io me ne accorga
<<ma la casa della nonna a chi spetterà?La venderete?>> chiedo a Bob
<<certo che no, la casa della nonna ormai è vostra,come tutti i suoi averi. Ormai avete 13 anni quindi penso che poi capite certe cose. La nonna ha lasciato i suoi averi a voi, stessa cosa i vostri genitori.Quando avrete 18 anni potrete usare quei soldi>>
appena finisce la frase arriviamo in aeroporto. Bob si gira per guardarci negli occhi
<<siamo arrivati. Ad accompagnarvi, poiché siete minorenni, ci sarà la signora Smith, che si è gentilmente offerta par farvi da guida. La signora Smith peró non puó lasciare questo paese per accompagnarvi, così nell'aereo ci sarà un hostess che vi aiuterà per tutto. Ad ogni domanda rivolgetevi a lei>> appena finito di parlare Bob prende i nostri bagagli e ci accompagna dalla signora Smith. La signora Smith, che si chiama Anna, era la migliore amica di nostra mamma.Quando eravamo bambine veniva sempre a trovarci, e ci portava tanti oggetti con il logo di Hello Kitty, che io e Beth adoravamo. Io conservo ancora un anello nero con sopra scritto Hello in bianco (prima c'era scritto anche Kitty in rosa,ma si è cancellato). Appena la vediamo io e Beth corriamo ad abbracciarla.
<<ragazze, ma come siete cresciute! mi ricordo di quando eravate così basse da arrivarmi alle ginocchia,ora invece mi state quasi superando!>> Anne era una donna minuta, come nostra mamma. Ogni volta le persone che conoscevano i nostri genitori si meravigliano sempre, perchè tutti pensavano che l'altezza l'avessimo presa da nostra madre, e invece madre natura ci ha dato l'altezza di papà. In compenso peró ci ha dato gli occhi celesti di mamma e i suoi lunghi capelli biondi.
Bob da tutto ad Anna e mentre aspettiamo facciamo un giro per i negozi che si trovano nell'aeroporto. Anna è stata così gentile da regalarci 20 sterline ciascuno, così prendiamo qualcosa per il viaggio. Bethany ha comprato un cuscino da viaggio da poter usare in aereo, mentre io ho comprato delle pringles e un paio di cuffie nuove, poiché le mie si sono rotte. Sono delle cuffie dell'iphone anche se non sono originali, che invece di essere bianche sono ricoperte dalla bandiera inglese. L'ho presa perché amo l'Inghilterra e mi servirà come ricordo del posto dove sono nata e cresciuta. Mentre camminiamo io e beth facciamo alcune domande ad Anna. Lei è nata in Italia ma poi per motivi di lavoro e anche per cambiare aria ha deciso di trasferirsi a Londra,dove lavora in un suo negozio di abbigliamento. Quando mamma era ancora viva lei le regalava un sacco di vestiti, e oggi continua ancora a farlo, anche se non li da a mamma ma a noi. Sfortunatamente Anna ha dovuto l'asciare l'Inghilterra per 4 anni per motivi familiari, poichè in quel periodo i genitori avevano alcuni problemi e ha dovuto aiutarli. È tornata da poco a Londra ma a giugno dovrebbe ritornare in Italia, per poi ripartire per Londra nel mese di gennaio. Da poco peró ha deciso di non andare più in Italia e rimanere a Londra, proprio quando io e Beth andiamo via.
<<verrai a trovarci zia Anna?>> ormai io e Beth la consideriamo una di famiglia e la chiamiamo zia. Infondo per noi lo è, visto che ci ha trattate come tale
<<certo, ogni volta che mi sarà concesso verró a trovarvi, e magari posso insegnarvi qualcosa sull'Italia e approfondire il vostro italiano>> Anna, quando eravamo bambine (e continua ancora) ci parlava in italiano, per farci imparare la lingua. A me è sempre piaciuto l'italiano, infatti ogni volta che veniva a trovarci insistevo con lei dicendole di voler imparare benissimo la lingua, e le dicevo sempre che un giorno mi avrebbe accompagnato in Italia, precisamente a Roma. Mentre parliamo del più e del meno si fanno le 12:00 e il volo è alle 12:30, così Anna ci aiuta con le carte e tutto il resto e ci lascia ai controlli,dove lei non puó passare poiché non ha il biglietto. Ci lascia tutto a
(bagagli, le carte per l'aereo ecc) e ci dice cosa dobbiamo fare. Mentre facciamo i controlli ecc si fanno le 12:30,quindi un hostess ci aiuta con i bagagli e ci accompagna in aereo. I nostri posti sono dietro, proprio dove le hostess preparano i succhi e biscotti secchi da poter servire ai passeggieri. Mentre aspettiamo Beth tira fuori il suo libro e il cuscino che si è comprata all'aeroporto e inizia a leggere, mentre io preferisco guardare dal finestrino. Senza girarmi riesco a sentire le hostess che si lamentano di come i loro posti siano scomodi, un altro signore che chiede a tutti i passeggeri di mettere la modalità aereo, bambini che piangono e qualcuno che mangia delle patatine. Dopo un pó a guardare il finestrino mi addormento in un lungo sonno durato praticamente tutto il viaggio. Vengo svegliata dal pilota che parla dal microfono per comunicarci che l'aereo sta per atterrare, che ancora una volta è assolutamente vietato fumare e che dobbiamo allacciarci le cinture. Cerco di svegliare Beth che si è addormentata con la bocca aperta diretta verso i passeggeri e il libro ancora nelle mani. Lei fa un tuffo dalla sedia e, con tutta fretta, posa le sue cose, mentre io mi allaccio semplicemente le cinture.

il terno era atterrato, tutti scendono dall'aereo. Ormai eravamo in California.

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