Capitolo 4.

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Non ci credevo. Avrei dovuto sopportarlo fino alla fine dell'anno.
Io e Holland ci guardammo dispiaciute. Tanto non avremmo potuto farci nulla.
"Avete intenzione di muovervi o dobbiamo aspettarvi per tutto il giorno?" disse il prof.
Nonostante fosse il primo giorno, già odiavo quel grassone di filosofia.
Per fortuna sono rimasta in ultima fila.
Dopo poco Tyler ruppe il silenzio:"Mi racconti un po' di te?"
"Beh. Che dire. Sono nata a Milano, ma per via del lavoro di mia madre mi sono trasferita qui. All'inizio non mi sembrava una buona idea, perché comunque in quella città ho lasciato praticamente tutto. Amici, parenti e tutto il resto" sorrisi ripensando alla mia vita a Milano.
"Tu che mi racconti di te?" lo guardai.
"Beh non c'è molto da dire. Io sono nato qua e quella pettegola di Holland è mia sorella -rise e scosse la testa - Comunque credo te lo abbia già detto. Beh credo che tu sappia già tutto, conoscendola ti avrà raccontato la mia vita intera" rise e io lo seguii a ruota.
Le ore di lezione passarono velocemente. Tyler mi sembrava davvero un bravo ragazzo. Era anche molto simpatico. Sinceramente pensavo che Holland avesse esagerato nel descrivere in quel modo suo fratello. Finalmente la campanella suonò e Tyler fu il primo ad uscire dalla classe.
Io mi avviai verso la porta e mi fermai per aspettare Holland.
Mi raggiunse con Austin. Lo guardò e lui la salutò, dandole un bacio sulla guancia. Lei a quel gesto arrosì e sorrise. Aspettai che si allontanasse e rivolsi uno suardo alla mia amica
"Ti piace Austin, eh?" le chiesi sorridendo
"È tanto evidente?" rispose lei coprendosi il viso rosso con i capelli
"Si, ma pure tu non gli sei per niente indifferente" risi alla sua reazione e lei fece lo stesso.
"Dai andiamo che ho fame." annuì e lei mi sorrise.
Stavamo camminando verso l'uscita dell'edificio e quando vidi Tyler a baciarsi con una ragazza mora mi fermai. Holland mi guardò stranita. Non appena vide suo fratello, alzò gli occhi al cielo "Uffa. Oggi ci sarà questa troia a casa." sbuffò e io ridacchiai per ciò che aveva appena detto.
Passammo davanti a quei due che si stavano divorando e mentre passai, lui si staccò da lei e mi fissò. Lo guardai per qualche secondo poi mi girai dall'altra parte. Non so perchè ma mi dava fastidio, molto fastidio.
"America ti va di venire a casa mia oggi per farmi compagnia? Non c'ho nulla da fare." sorrise. "Certo" ricambiai il sorriso. "Aspetta. Ti do il mio numero così ti do le indicazioni per arrivare da me."
Tirò fuori il telefono e mi dettò il suo numero. Lo scrissi e poi le dettai il mio.
"Bene a dopo" sorrise e mi salutò.

Mi incamminai per andare alla fermata dell'autobus, visto che i miei genitori erano a lavoro e non avevo intenzione di farmi tutta la strada a piedi.
Sentii vibrare il cellulare, così lo estrassi dalla tasca dei pantaloni.
Mi arrivò un messaggio da un numero sconosciuto.
"Hey bellezza."
"Scusa ma chi sei?" chiesi, impaziente di sapere la risposta.

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