Sul lettino dell'infermeria c'erano due ragazzi intenti a baciarsi. Erano così impegnati, che non si accorsero del nostro ingresso. Ero assorta nel guardarli, quando la stretta di Colin si fece più forte. Mi girai verso di lui e notai che il suo sguardo era quello di uno infuriato. Mentre cercavo di interpretare il suo sguardo, lui urlò:
< AVRIL! Che cosa stai facendo!?>.
La ragazza e il ragazzo si voltarono di scatto e sul volto del ragazzo, un biondino occhi azzurri e muscoloso, comparve una nota di imbarazzo. Si rimise la maglietta, si alzò e uscì dalla stanza a testa china. La ragazza, che a quanto pareva si chiamava Avril e che Colin conosceva molto bene, rimase indifferente. Si alzò dal lettino, andò allo specchio, si sistemò un po' i capelli e si avviò all'uscita, ma prima che potesse uscire Colin, che nel frattempo mi aveva lasciato il braccio per la prima volta dopo l'incidente in corridoio, si piazzò davanti a lei e disse con aria seccata e irata:
< Quante altre volte ti devo dire che tu e il tuo ragazzo non potete fare certe cose in certi posti. E poi sei ancora piccola e Jamie non è il ragazzo giusto per te.>
< La vuoi smettere di trattarmi come una bambina?! Non ho più 5 anni. Sono stufa dei tuoi continui rimproveri. Ho 17 anni ormai, sono cresciuta e maturata. E smettila di giudicare Jamie. Non è come pensi. Lui è diverso dagli altri.>
< Quante volte mi hai detto questa frase? Sai una cosa... hai ragione tu. Ora sei grande. D'ora in poi arrangiati da sola, ma quando avrai qualche problema non venire a piangere da me.>
Il volto di Avril cominciò a rigarsi delle sue lacrime e uscì dall'infermeria strattonandomi contro un armadietto e facendomi cadere. Colin si avvicinò e mi tese la mano. La afferrai e mi alzai. Una volta in piedi mi disse:
< Scusa per mia sorella e per l'accaduto. Di solito vado a parlarle in camera sua, ma oggi ha superato il limite.>
< Quindi Avril è tua sorella minore?>
< Esatto.>
< Wow, siete completamente diversi.>
< Già, lo so. Purtroppo.> disse infine abbassando lo sguardo. Dopo qualche istante di silenzio, Colin esclamò:
< Oh cavolo! Devo medicarti il braccio>
< Eh? Ah è già passato tranquillo, non ti preoccupare.>
< Non ho problemi, ti metto una pomata. Meglio prevenire che curare> disse con un dolce sorriso. Mi lasciai medicare e Colin si congedò perché aveva delle questioni da svolgere. Così decisi di tornare in camera mia a leggere un po'. Stavo ripercorrendo il corridoio dove avevo incontrato il ragazzone, quando a lato, dietro una colonna, vidi Avril accovacciata che piangeva con in mano una sigaretta. Mi avvicinai con cautela per non spaventarla e una volta vicina mi sedetti accanto a lei. Si girò, mi guardò e cominciò a parlare.
SPAZIO AUTRICE
CIAO A TUTTI, SCUSATE SE SONO STATA ASSENTE PER COSÌ TANTO TEMPO E SCUSATE SE QUESTO CAPITOLO È UN PO' CORTO. MI RIFARÒ COL PROSSIMO. A PRESTO GIORGIA.