Capitolo 3

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Cerco di avvicinarmi alla finestra nonostante mi faccia male la testa per vedere se posso tentare la fuga saltando giù, ma sento due braccia che mi afferrano per la vita e mi fanno cadere a terra. Mi giro spaventata e vedo Jamie: ha un'aria seria, lugubre, e i suoi occhi hanno perso il loro colore celeste rimpiazzandolo con un grigio scuro. Mi allontano strisciando sul pavimento e tento di avvicinarmi alla porta della camera, ma il ragazzo si avvicina a me, mi solleva da terra e mi butta sul letto.
"Cosa ti prende?!" urlo spaventata cercando di alzarmi
"Parli con me?" mi dice con voce profonda e un ghigno sulla faccia. Ora mi tiene ferma sul materasso bloccando i miei polsi con le sue mani.
"Lasciami!" comincio a divincolarmi sotto la sua presa inutilmente, poi lui avvicina la sua testa alla mia.
"C-cosa vuoi fare" dico con voce tremante
"Oh non so..." mi sussurra all'orecchio "tu?"
"Lasciami... Ti prego" sussurro guardandolo nei suoi occhi inquietanti
"No, non vuoi questo" mi dice sorridendo. È un sguardo malvagio, non quello del ragazzo che suona sui tetti, che ho conosciuto questa mattina.
"Ho notato come scoppiavi di gelosia oggi al parco, lo sai?" comincia a ridere e porta le sue mani dai miei polsi al mio viso. Arrossisco di vergogna. Come potevo essere gelosa di lui?
"Jamie basta..."
"No! Zitta!"
Si avvicina a me e poggia le sue labbra sulle mie. Cerco di fare resistenza, ma con le sue mani mi tiene fermo il viso e approfondisce il bacio. Il bacio più brutto della mia vita: violento, senza sentimento, pieno solamente di desiderio. Incapace di oppormi smetto di ribellarmi, in questo modo Jamie alza il mio mento continuando a baciarmi. Si stende su di me, sposta le sue labbra dalla mia bocca al mio collo, e in quel momento comincio a piangere. Lui non è così, perché mi fa questo? Dov'è il ragazzo che ho conosciuto questa mattina? Non sente che sto piangendo?
Mi sposto lentamente verso il comodino, ma lui se ne accorge.
"Hey hey, dove pensi di andare" mi dice bloccandomi con una mano, mentre con l'altra cerca di tirarmi su la maglietta. A quel punto comincio a divincolarmi e il ragazzo appoggia un braccio sul comodino di legno per non lasciare la presa su di me.
"Ma che caz..." Jamie si allontana dal mio corpo, e noto che si è ferito una mano con i vetri del bicchiere rotto che avevo appoggiato prima sul comodino. Ne approfitto subito per alzarmi e uscire dalla stanza. Comincio a correre giù per le scale, e grazie a un colpo di fortuna riesco a trovare la porta di ingresso, che fortunatamente non è chiusa a chiave. La apro ed esco fuori. Tira un po' di vento e ha cominciato a piovere, ma non ci faccio caso e comincio a correre. Qualcuno mi tira uno spintone da dietro e mi fa cadere in una pozza vicino al marciapiede, Jamie si accascia accanto a me e mi tira su di peso, poi mi sbatte al muro evidentemente furioso.
"Tu non ti devi permettere.di scappare da me hai capito?!"
Sta urlando e mi fa paura, le lacrime cominciano a rigarmi il volto e lui me le asciuga con la mano ferita, sporcandomi le guance di sangue.
"Ora fai la brava e torni con me a casa" mi dice fissandomi negli occhi
"No."
Mi ritrovo di nuovo a terra con una guancia dolorante. Mi ha tirato un schiaffo, non ci posso credere.
"Signore! Perché hai dato una botta a quella ragazza?"
Giro la testa e vedo un bambino che probabilmente ha osservato tutta la scena. È di piccola statura, avrà sei anni penso. Jamie gli si avvicina
"Vattene bambino" gli intima
"Ma sta male... Ha la faccia sporca di sangue, dobbiamo chiamare un dottore per..."
Il biondo gli tira una spinta facendogli sbattere un ginocchio sull'asfalto bagnato della strada, e il bimbo comincia a piangere.
"Tu!" mi alzo da terra e raggiungo Jamie scoppiando a piangere
"Pezzo di merda!" gli tiro una spinta facendolo però solo indietreggiare
"Non ti devi permettere di toccare questo bambino nemmeno con un dito! Sei un mostro!" Non riesco più a dire altro perché ormai sto singhiozzando. Mi avvicino al bambino, e lo tiro su prendendolo in collo e portandolo sotto il tetto di una casa. Lo faccio sedere, e dopo averlo tranquillizzato, noto che la ferita al ginocchio non è così tanto grave, infatti dopo pochi secondi smette di piangere.
"Antony? Dove sei?" è la voce di una donna. Il bambino si alza subito e corre in direzione di quella voce spaventato, probabilmente è sua madre. Mi giro per vedere dov' è Jamie ma non lo trovo, forse è andato via, penso con sollievo. Sento una mano sulla mia spalla, caccio un urlo spaventata e mi allontano il più possibile strisciando a terra tremante. Jamie è davanti a me, ha un'aria afflitta e i capelli lunghi e bagnati gli coprono gli occhi. Lentamente cade sulle ginocchia, poi si abbassa alla mia altezza e mi abbraccia le gambe
'Ti prego perdonami" dice singhiozzando.

Di giorno in un modo, di notte in un altro //Jamie Campbell BowerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora