4.

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Louis-

<<i..io..>> tento di parlare, di provare a dire qualunque parola per ringraziare quell'uomo, ma niente, non ci riuscivo.

Chi era lui? Dove sono? Che cosa vuole da me? Come ha fatto a trovarmi, o semplicemente, a conoscermi? Perché mi ha fatto rapire?

Un casino, un enorme e complesso casino mi stava facendo venire mal di testa, e non andava affatto bene dato che era da più di cinque minuti che stavo piangendo davanti alla apatica figura di quell'uomo.

<<Bimbo>> Parlò l'uomo << io sono Harry Styles.>>
Ed ecco la risposta a una mia domanda.
<< Sono un miliardario, proprietario di una Company famosa in tutto il mondo.>>
un'altra risposta.

Non sapendo che dire dopo aver ricevuto quelle da un lato scioccanti, ma anche piacevoli informazioni, mi asciugo gli occhi con i dorsi delle mani, per poi adagiarle sul letto. Poi alzo lo sguardo, cercando di sopportare quello dell'uomo che sin dal suo entrare era fisso su di me.

<< Hai smesso di piangere, bravo il mio bimbo.>> Si dirige verso il letto, e con grande eleganza si siede su una sponda, con i gomiti appoggiati alle ginocchia, curvo in avanti.

E io vendendolo sedersi vicino a me mi sposto con violenza sulla parte opposta del letto, spaventandomi, alzando il lenzuolo fino al mio petto, per coprirmi.
Vedo lui scostare lo sguardo da me, a terra mentre sbuffava, leccandosi le labbra.
<<Hai paura di me?>> parlò scocciato.

Non so cosa rispondergli. Non lo conosco, non sapevo nulla di questo Harry Styles. Quindi rimango muto, sguardo basso.

<< Rispondimi.>>

Terrore, la voce di quell'uomo era per me fonte di terrore puro. Sebbene non abbia urlato o cose simili, ha usato un tono talmente severo, da farmi venire i brividi. E comunque si stava arrabbiando,ma non si era mosso, ere sempre li, seduto sul letto. E io anche ero li, nel mio angolino, a tremare e ricominciare a piangere, dato che non trovavo voce per rispondergli, facendolo arrabbiare ancora di più.

<TI HO FATTO UNA CAZZO DI DOMANDA.>>

Ecco, adesso aveva urlato. E io mi sono sentito morire.
La paura mi stava divorando, e mi aveva rubato la voce. Tentando di scappare da lui mi sono letteralmente spalmato su un angolo della testiera del letto, come se ci volessi entrare per uscire da li.
E nemmeno adesso sono riuscito a rispondergli. Sono qui, completamente immobilizzato, a guardare quel uomo che adesso non degna me di uno sguardo, ma anzi sta bucando il pavimento con gli occhi.
E l'unica cosa che mi esce dalla bocca, e "miao" detto con un filo di foce, completamente in balia della paura, mentre singhiozzavo il più piano possibile per non farmi sentire.

Lui si alza, ora guardandomi. Fa un passo verso di me, per poi risedersi sul letto. Allunga una mano, avvicinandola al mio viso. Io la guardo, cercando di capire cosa volesse fare. Non potevo nemmeno difendermi, ma non penso che mi voglia uccidere, lo avrebbe già fatto.

Mi sta accarezzando. La sua mano, mi sta toccando.
Sta sfiorando il mio orecchio sinistro, piano, come se non volesse farmi male.

Ora sul suo viso c'è un piccolo e spaventoso sorriso, che però non ho modo di guardare, perché viene sostituito dalle parole << Non piangere,non devi.>>

Poi lui continua << io sono il tuo daddy, colui che si prenderà cura di te. Ti ho fatto rapire per farti portare qua, scusa se in malo modo, ma almeno adesso sei al sicuro. Io e coloro che si occupano della mia casa, ovvero cuochi, camerieri, persone di servizio eccetera baderemo a te, non ti faremo mancare nulla. L'unica cosa è che non devi disubbidirmi, altrimenti prenderò severi provvedimenti.>>

Io non so che dire. Adesso mi sta reggendo il viso con una mano, la stessa che prima mi stava accarezzando.
È di nuovo  serio, non sprigiona alcuna emozione. É un uomo lunatico, questo l'ho capito.
Io invece sto per svenire.
Ho delle lacrime ancora negli occhi, mi sento il viso caldo, e sicuramente sono spettinato. Ma l'unica cosa che mi importa è quello che "Daddy" mi ha appena detto, e continuo a guardalo, incastrando il mio blu nel suo verde.

<<M--ma quindi..>> cerco di aprir bocca,ma lui mi interrompe, alzandosi in piedi, rigirandosi verso di me.

<<Quindi tu adesso appartieni a me, sei il mio kitten.>>

La bocca mi si apre, completamente stupito. La paura scompare. Non è uno del mercato nero, o uno che fa aste per vendere quelli come me. No, lui è un dominatore, chiamatosi anche "Daddy".

Gli sorrido, ormai ho capito il mio destino.

<< Daddy, io mi chiamo Louis!>>

Il Ladro di Dolci - Larry Stylinson /SMUT/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora