Un nuovo inizio

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Non appena mi sveglio mi sale già un groppo alla gola, a dimostrazione che in giornate come queste l'ansia non se ne va mai, o almeno così è per me. In questi ultimi giorni ho visto i ragazzi intorno a me eccitati e speranzosi per questo nuovo inizio mentre io quasi mi sento male al pensiero.
Oggi per la prima volta usciremo dall'accademia per andare nel mondo esterno, per capire il modo di vivere degli umani e magari cercare qualcuno come noi. Quando dico "noi" intendo angeli guerrieri, soldati che devono combattere il male per cercare di salvare questo misero mondo. Gente normale insomma. Viviamo nascosti agli occhi della gente comune ma talvolta capita che troviamo qualcuno come noi tra loro. Ho trascorso sedici anni in quest'accademia e per me ormai è la mia casa, anche se si trova in un luogo che non è la terra per riuscire a concentrarci sui nostri studi e i nostri obiettivi. Così quando il direttore dell'accademia ci ha detto che è arrivato il momento di uscire, tutti sono scoppiati in urla euforiche, solo alcuni sono rimasti immobili e stupefatti come me. Uscire fuori da questo posto è come lasciare volontariamente la sicurezza che ti danno queste mura per andare incontro all'ignoto, anche se per una giusta causa non vedo quest'azione di buon occhio.

<Leah!>, è la mia compagna di stanza che mi chiama, Ellie;

<Leah, svegliati o faremo tardi!> , mi dice lanciandomi un cuscino; a quel punto mi accorgo di essere ancora nel letto sotto le coperte e che sto facendo tardi. Velocemente mi alzo e butto via le coperte, non faceva freddo questa notte ma all'improvviso mi sono sentita pervasa dai brividi così mi sono coperta. Vado in bagno e con tutta la velocità che posseggo mi faccio una doccia e mi vesto con i primi abiti che ho trovato nell'armadio: un paio di jeans e una semplice maglietta rossa, mi raccolgo i capelli castani in una coda ed esco dal bagno; Ellie mi scruta un attimo e mi lancia un'occhiata di disapprovazione perché crede che io debba mettere di più in mostra il mio corpo e magari truccarmi anche un po'. Sinceramente non ho mai avuto motivo di farlo e poi io sto bene così.

Prendo il mio zaino e insieme ad Ellie esco dalla nostra stanza, prima di varcare la soglia però mi guardo un attimo intorno perché non so quando vi metterò di nuovo piede; il mio letto tutto disordinato si trova vicino alla finestra, perché di notte quando non riesco a dormire osservo per ore le stelle e le costellazioni, che ho dovuto imparare a memoria; la mia libreria è piena di libri di tutti i generi mentre in quella di Ellie, decisamente più piccola; ci sono solamente i libri dell'accademia. Sto per lasciare il posto in cui ho sempre vissuto, la mia casa, e non so se o quando vi tornerò. Ellie capisce che mi sta assalendo la tristezza e sorridendo mi abbraccia sussurrandomi: <Torneremo, questo lo sai vero?>, io annuisco e lei mi risponde: <Resteremo insieme qualsiasi cosa accada..> e io annuisco di nuovo.

Usciamo dalla stanza per attraversare i corridoi di pietra che ci porteranno nel giardino all'esterno, mentre cammino mi impedisco di pensare a tutti i momenti che ho vissuto qui e arriviamo al portone. Usciamo ed incontriamo tutti i nostri compagni ad aspettarci, il professore ci guarda:

<Sempre in ritardo vedo> dice guardandoci con disappunto, io ed Ellie non possiamo fare altro che abbassare la testa e correre dai nostri compagni. Il professore, un uomo calvo robusto e pieno di cicatrici, inizia il discorso :

<Allora, se siete arrivati fin qui vuol dire che avete superato tutte le prove necessarie per andare nel mondo esterno. Siete pronti per un nuovo inizio e da ora in poi ve la dovrete cavare da soli >. Ha ragione,penso mentre il discorso continua, nel mondo degli umani non avremo nessuno aiuto in quello che faremo e probabilmente molti ne avranno bisogno.

Finito il discorso e raccolte le nostre cose ci avviamo ai cancelli che ci porteranno alle nostre nuove scuole e vite; ciascuno di noi è affidato ad una scuola diversa perché sarebbe un po' strano vedere arrivare un gruppo di nuovi studenti che si conoscono tutti, io ed Ellie però abbiamo fatto abbastanza pressione da rimanere insieme nella nuova scuola che a quanto pare sarà l'Hunter High School, nome alquanto appropriato per coloro che cacciano le forze del male.

Quando io ed Ellie siamo arrivate nella nostra nuova casa, già pagata dall'accademia, siamo rimaste senza parole: il giardino era stupendo, piccolo ma sembrava quasi incantato, pieno di fiori che lo riempivano di colore e con un reticolato in mattoni che secondo me aveva un disegno preciso che avrei visto solo dall'alto, così la prima cosa che feci quando entrai in casa fu andare alle stanze superiori per vedere cos'era, il disegno si rivelò essere due ali spalancate. Per il resto la casa era anonima, una cucina due camere da letto, un salotto, un bagno e una soffitta polverosa però con un po' di lavoro è diventata abbastanza carina.

La sera arriva troppo in fretta per i miei gusti; mi stendo sul letto e osservo il soffitto di un blu intenso, se mi concentro riesco quasi ad immaginare un cielo di notte. Domani è il primo giorno di scuola, mi sento come un atleta sulla linea di partenza, domani dovrò correre molto per mantenere il passo della nuova vita che mi si prospetta. Ho paura di non essere all'altezza, di dover essere costretta a tornare all'accademia senza avere avuto la possibilità di mostrarmi al mondo, paura di stare bene qui e paura di non starci bene; penso che ad un certo punto mi renderò conto di quale sia il mio posto e ho paura di sapere quale sia, ma allo stesso tempo sono ansiosa per questa nuova vita.
Domani per me sarà un giorno nuovo, un nuovo inizio.

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