Per fortuna il resto del viaggio passò noiosamente in silenzio tra una lettura e qualche riposino.
Come previsto dopo circa altre otto ore arrivammo a destinazione, difronte a noi LA era magnifica, soprattutto ora che il cielo cominciava a sfoggiare i suoi colori più belli che mettevano in risalto le alte figure dei grattacieli attraverso giochi di luce ed ombre che rendevano l'atmosfera ancora più magica.
Di certo il traffico non mancava, enormi serpentoni di auto, come linfa vitale al funzionamento di un organismo perfetto, scorrevano senza sosta attraverso le enormi arterie delle strade cittadine.
Dal piccolo finestrino potevo osservare la città vivere, le persone si accalcavano sui giganteschi marciapiedi, ed osservandole attentamente cercavo di capire qualcosa delle loro vite senza che ne dovessero parlare, una persona parla molto di più a gesti che a parole, ad esempio: un completo elegante con tanto di cravatta era il tratto distintivo di un uomo in cariera, magari in una società cinematogafica, un anello al dito simboleggia l'amore eterno giurato ad una persona speciale e un'abbronzatura mozza fiato è il ricordo di una magnifica giornata passata al mare sotto il sole californiano.
Ed infine una strada poco trafficata e calma surreale, voleva dire arrivo nel luogo che speravo avrei dovuto chiamare casa per il prossimo per sempre.
La si poteva considerare come la copia perfetta della classica villa americana: giardino stratosferico, piscina ed ovviamente tanto tantissimo spazio. La sua posizione non era centrale come pensavo, ma si trovava a ridosso della periferia della città. Avevo sentito diverse storie rigirdanti quel luogo nascosto e dimenticato da tutti; erano per lo più storie agghiaccianti, storie in cui droga, acool e corse clandestine erano i protagosti indiscussi, quel luogo secondo i cittadini di Los Angeles lo si poteva considerare come l'università del crimine, dove venivano forgiati i nuovi ingenieri del furto con scasso, i dottori dell'omicidio e i nuovi periti chimici delle droghe.
Nulla di buono in pratica. E l'idea di avere degli squilibrati tossicomani come vicini di casa non mi entusiasmava molto, anzi per niente.
Però questi pensieri al quanto macabri vennero subito sospinti via quando una volta scesa dall'auto, recuperai i miei bagagli dal baule e a passo svelto percorsi il vialetto lastricato che portava all'ingresso della villa e mi ci si fiondai dentro.
L'interno era proprio come me lo aspettavo cioè completamente annegato in un oceano di bianco, mobili, divani, poltrone... tutto eicoperto da un perenne strato di bianco. Lo stile era moderno e curato nei minimi dettagli nulla sembrava fuori posto, ma sembrava piuttosto riordinato con una precisione a dir poco maniacale.
Al piano inferiore si trovavano la cucina e il soggiorno,
importanti?...assolutamente si...essenziali?... assolutamente no, soprattutto per un adolescente con crisi di nervi come me; ero alla ricerca disperata del mio rifugio contro quegli esseri curiosi che abitavano con me, del mio tempio sacro dove il dolce far nulla era uno stile di vita, un credo irrinunciabile per nessun motivo al mondo... o quasi. Ero talmente presa a portare a termine la mia esplorazione che non mi accorsi che mio padre mi stesse parlando.<Helen ti senti bene? Se devi andare in bagno è al primo piano la sec...>
Non lo lasciai nemmeno finire di parlare colta da un lampo di genialità, mi sembrava di essere un personaggio dei cartoni animati a cui si era appena accesa la lampadina.
<Oh si... come cavolo ho fatto a non farci caso... grazie papà>
Gli risposi mentre lui mi guardava con aria interdetta, sembrava volesse spedirmi in uno di quei centri per tossico dipendenti, ma non ci diedi tanto peso visto che mi guardava in quel modo l'80% del tempo... beh solo perchè durante l'altro 20% era impegnato insieme a mamma a farmi saltare i nervi con le loro manie da genitori iperprotettivi.
Salii le scale facendo i gradini a due a due, facendo attenzione a non rompermi l'osso del collo già al primo giorno, anche se sapevo che con la mia goffaggine da bradipo era solo questione di tempo e mi sarei beatamente sfracellata sul pavimento.
Al piano superiore si trovavano la camera da letto dei miei genitori e quella degli ospiti, un bagno ed infine la mia stanza, era grande per i miei standard e troppo, troppo ordinata... insomma con una stanza così ordinata mi sembrava di essere incoerente con il disordine mentale che mi portavo sempre a presso, ci avrei pensato nei giorni seguenti a rimediare a quel disastro.
La mia attenzione fu immediatamente catturata da una libreria che occupava un'intera parete, ci sarebbe stato da divertirsi a riempirla tutta, ma rimasi del tutto sconvolta quando scoprì che avevo il bagno in camera, cioè non ci potevo credere, erano finite le lunghe e sanguinose battaglie mattutine con mia madre per il dominio del bagno, finalmente è solo mio, ammetto che in quel momento mi sentivo un pò come lo hobbit in il Signore degli Anelli con la frase che ha segnato per sempre la mia povera vita di adolescente "mio tesssssorrrrro".
Per il resto era una normalissima camera da letto forse un pò più grande del solito ma ospitava come tutte le altre un letto, un armadio e una scrivania per rendere più confortevoli le lunghe ore di agonia passate sui libri di scuola.
Feci appena in tempo a sistemare le valige che mia madre mi chiamò da piano di sotto e...
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Ciao a tutti questo sarebbe l'inizio della mia storia, fatemi sapere cosa ne pensate ma vi prego non siate troppo crudeli...;-)ciao alla prossimo capitolo:-)
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Never Give Up
RomanceIl mondo sembrava aver cominciato a girare al contrario per Helen Leimann. Tutto era cambiato, all'improvviso i suoi genitori avevano deciso di andare a vivere lontano da tutto ció che conosceva e che chiamava casa. Una nuova città, ecco cosa la asp...