Partire o stare

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Anna era tornata a casa dall'ospedale. Ormai era passata una settimana. Stava tutto il giorno in casa sua; non le era stato permesso dai dottori di andare a scuola, dicevano che lì avrebbe "usato troppo il cervello" e che avrebbe potuto avere dei problemi. Ogni mattina, Anna stava in ospedale per fare varie visite. Non le pesava, anzi, si sentiva più sicura quando i dottori le dicevano come stava il suo cervello. Da quando Anna aveva sentito la voce di quel ragazzo nella mente non aveva più avuto giramenti di testa. Quel ragazzo. Ogni giorno le tornavano in mente le sue parole: "RICORDATI DEL PASSATO E DIMENTICATI DEL PRESENTE". Cosa avrebbero potuto significare? Decise di non pensarci più.

Di pomeriggio Thomas le faceva sempre visita: a volte la portava a casa sua oppure andavano a mangiare il gelato o andavano al parco. Anna più passava tempo con lui più era felice, lui la rendeva felice. Lo trattava come migliore amico, ma lo amava come fidanzato e lo rispettava come un fratello e lui insegnava a lei come se fosse un padre. Praticamente lui per la sua Nina svolgeva quattro ruoli e lei amava ognuno di questi.

Ora Anna si trovava sul balcone di casa sua; con le cuffie nelle orecchie ascoltava per la centesima volta l'album di Zayn. Stava fissando il tramonto all'orizzonte come se fosse la cosa più bella e misteriosa di tutte. I colori del cielo erano di un arancio sfumato. Non c'erano nuvole. L'aria fresca continuava a soffiare sul volto di lei. Perché il mondo aveva dimenticato tutto questo? Ormai la gente era impegnata a seguire i propri impegni e un semplice fruscio di foglie era una cosa estranea a tutti.

Si era ripromessa tantissime volte di non pensare più a quel ragazzo ma non ci riusciva. Soprattutto le sue parole le fischiavano nella mente provocandole un dolore lancinante come se la sua testa fosse ricoperta di spine.

E se lui aveva ragione? Forse Anna avrebbe dovuto tornare dai suoi parenti in Italia. Li avrebbe rivisti per un'ultima volta.

Il tempo a volte è cattivo. Ogni persona ne possiede una quantità incerta. Anna non credeva nel destino anzi, pensava che ogni giorno scrivi una pagina del capitolo della tua storia. Andare via dall'Italia non era stato semplice e di certo non era stato deciso da Dio. Il papà aveva avuto problemi di lavoro allora la famiglia di Anna si era trasferita. Ma iniziava a crederci nel destino, insomma, lei non era caduta dalle scale per provocare quel trauma alla testa, non aveva subito niente. Forse era magia, la magia che le faceva pensare che tutte le persone care in Italia le mancavano come non mai. Aveva bisogno di loro!

Di scatto tolse le cuffie dalle orecchie e le poggiò sulla sedia. Entrò in casa e si mise a cercare sua madre che ora si trovava nel salotto a leggere.

"Mamma ho bisogno di parlarti."

"Dimmi Anna." rispose lei ripiegando il libro.

"Bhe....io....non so per quale strano motivo.....voglio ritornare in Italia! Lo so, dovrei lasciare tutti i miei amici qua ma io voglio andare là, nella mia terra. Mamma capisco che tu non possa essere d'accordo ma io devo ritornarci. Mi mancano tutti. Ti prego, accompagnami."

"Anna è difficile da dirtelo ma la mia risposta è no. Non posso permettermi di portarti in Italia. E se ti sentissi male in aereo? Io davvero non posso. Mi dispiace."

"Ma mamma!"

"Zitta Anna! Lo faccio per la tua salute che viene prima di tutto!" rispose con una voce severa e detto questo se ne andò in cucina.

Anna si rannicchiò sul divano e si mise a piangere. Fino a qualche giorno fa non le sarebbe importato nulla di ritornare in Italia. Qui a Los Angeles lei aveva tutto. Ma ora la voglia di tornare a casa era incontrollabile. Come faceva sua mamma a non capirla, insomma, tutta la sua famiglia era in Italia!

L'era del passatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora