Ricordati del passato

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In quell'istante entrò un dottore nella stanza.

"Signorina Anna?"

"Si sono io, che succede?"

"Le abbiamo trovato una diagnosi"

Anna si sedette spostando le coperte. Non sapeva se essere felice o spaventata. Il dottore avrebbe potuto dirle qualsiasi cosa. Non sapeva cosa aspettarsi. Nessuno aveva gli stessi sintomi che aveva lei, nessuno che aveva mal di testa o che sveniva per alcun motivo: né per la pressione bassa, né per il troppo caldo estivo. Lei sveniva come se fosse la cosa più normale di tutte.

"Diciamo che sappiamo cos'ha ma non sappiamo come mai e perché" le disse il dottore. "Osservando i risultati degli esami fatti abbiamo notato che i suoi nuclei centrali del cervello non le funzionano più. Lei a questo punto dovrebbe essere in coma ma è evidente che non lo è. I nuclei centrali regolano i bisogni fondamentali dell'uomo e quindi servono per farlo mangiare e bere e farlo emozionare. Ma lei è diversa perché riesce ancora a mangiare e a bere senza bisogno di alcuna macchina, riesce a parlare e a provare dei sentimenti, giusto?"

"Si" rispose Anna con un filo di voce.

"Noi dottori non sappiamo cosa farle perché è una cosa nuova per noi. Non è mai successo a nessuno anzi, è una cosa impossibile scientificamente parlando. Noi la terremo sotto controllo per un paio di giorni ma, devo dirle la verità, il suo cervello è molto danneggiato quindi il massimo che le diamo di vita è un mese. Mi dispiace davvero tanto. Ne parlerò dopo io con i suoi genitori." Il dottore uscì dalla stanza.

Anna guardò Thomas, spaventata. Lui aveva gli occhi rossi e un'espressione sorpresa, non se lo aspettava e lo stesso era per Anna. Morire era una cosa che l'aveva spaventata da sempre, come per ogni essere umano. Lei non avrebbe più potuto respirare o emozionarsi o provare piacere mentre ballava. Non avrebbe più nuotato al mare, non sarebbe più andata a scuola. Non avrebbe più sentito il freddo o il caldo e non avrebbe più visto la neve gelida e il Natale, il fantastico affetto delle persone a Natale. Non avrebbe più sentito la voce di Thomas o quel calore e quei brividi quando lui posava le sue labbra su quelle di Anna. Tutto questo le faceva paura.

L'unica cosa che le veniva in mente da fare era alzarsi dal letto e correre verso Thomas, e così fece. Pianse sulla sua spalla, scaldata dal suo morbido abbraccio. Si sentiva come se fosse stata investita da una pioggia di schegge di vetro che la stava uccidendo. Uccidendo, la morte. Pianse ancora più forte. Perché la vita era stata così crudele con lei? Non se lo meritava.

Anche Thomas piangeva facendo dei singhiozzi.

"Anna...come è potuto succedere tutto questo a te!"

In quel momento, in quella piccola frazione di secondo, Anna avrebbe preferito morire. Non avrebbe più sofferto o fatto soffrire le persone care e forse era meglio così.

Anna smise di piangere. "Thomas basta piangere. Io in questi giorni starò con te e non ti lascerò mai andare. Sei tu che mi rendi felice e questo deve essere fino al mio ultimo respiro. Stare accanto a te, alla mia famiglia e ai miei amici.

La famiglia, come l'avrebbero presa loro?

La mamma entrò in stanza e vide che i due ragazzi erano sconvolti. "Che è successo?"

..........

I due giorni successevi passarono molto lentamente. Anna poteva ricevere poche visite, di solito dagli amici e dai familiari. La sua famiglia, soprattutto sua mamma, erano andati in crisi per questa notizia tanto che i genitori avevano preso una pausa dal lavoro per passare del tempo con Anna.

L'era del passatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora