CAPITOLO 3:

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Osservi le quattro tavole; ero ormai vicina al gruppo di studenti del primo anno quando ad un certo punto un ragazzo mingherlino dai capelli color sabbia si alzò in piedi e urlando a gran voce chiamò
- professoressa mc. Grannit una babbana si sta introducendo nel gruppo degli allievi del primo anno; la fermi!
La donna seduta al centro dei professori si alzò; solo da allora mi accorsi che la sedia dove essa vi era seduta era un trono dorato, di fronte c'era un leggio ornato di candele; la signora si diresse verso di me con passo svelto, deciso e molto elegante; l'espressione severa le si era dipinta sul volto, era una combinazione tra paura e rabbia; si avvicinò a me e mi prese per un polso con la presa salda mi strattonò fino alla fine del corridoio e finì in una stanza dove solo poche persone potevano starci; sembrava di stare in uno sgabuzzino; la signora che si era rivelata come Minerva mc. Grannit mi fece sedere su uno dei divanetti rossi in centro alla stanza; quel grande sgabuzzino puzzava di cenere e fumo all'aroma di cannella; c'era solo un piccolo buco coperto da una tenda.
La mc. Grannit aveva uno di quei visi, che anche se erano ricoperti di rughe profondissime, ispiravano giovinezza, saggezza e sicurezza. Mi si inginocchiò accanto a me e con fare deciso mi disse:
-con tutti gli incantesimi di protezione; come hai fatto ad entrare?
Io veramente intontita dall'aroma di cannella e perché parlavo con uno dei miei idoli d'infanzia, feci la mia solita figura da persona impacciata ovvero di mera per essere più diretta e dissi:
-ommiodio, Minerva MC. Grannit! La posso abbracciare lei è il mio idolo!-
Lei mi squadrò da capo a piedi con quei occhi verdi, sicuri; il suo sguardo mi fece rabbrividire; poi entro dentro la stanza ad un omone: era abbastanza in carne e era stempiato, dalla strana espressione della faccia si poteva notare che aveva bevuto qualche bicchierino di troppo; era vestito con strani abiti da casa; sembrava indossasse una poltrona, la stoffa della giacca era rosa chiaro, mentre i pantaloni erano sempre rosa ma più scuro, un rosa antico, si avvicinò a me e alla professoressa mc. Grannit e notai che anche lui aveva il viso pieno di rughe per la vecchiaia, sembrava il solito nonnetto che gioca a briscola la domenica sera, un po' intontito dal vino. La professoressa mc.Grannit ruppe il breve silenzio che si era creato in quei pochi attimi.
- senti, Horace mi sa che lei non sia una babbana, non sono la Cooman ma credo che lei ha un aura potente come quella di una strega. Portami il cappello, se la riconoscerà poi prenderemo provvedimenti, se magari non fosse così...
Mi lanciò uno sguardo d'intesa
-... cominceremo con la procedura del cancellamento della memoria.
Horace, uscì dalla tenda e fuori dalla stanza si levò un leggero brusio come se dovesse succedere qualcosa da un momento all'altro, pensai a quel cretino della tavola di corvonero, se solo non fosse stato per lui non sarei stata in tutto sto caos, guardai la mc. Grannit con lo sguardo più impaurito che avessi potuto avere ma lei si limitò a un semplice sorrisetto di sfida poi spazientita le chiesi
- senta, signora, professoressa, quel cavolo che è, non posso semplicemente andarmene e non farne parola con nessuno, tanto è molto semplice non essere ascoltata!
La simpaticissima signora scosse la testa per poi dire con voce fra un semplice -aspetta- mi agitai sulla sedia, mi alzai e
-pietrificus totalum!- disse la mc. Grannit, non riuscivo a muovere nessun muscolo, in quell'istante mi sentì la persona più vulnerabile e impotente del mondo, lei mi rimise a sedere e disse sussurrando
-ti avevo solo detto di aspettare, aspetta il professor lumacorno e...
-eccomi qui!
Horace da adesso Horace Lumacorno entrò nella stanzetta con un vecchio cappello nero in mano, era rattopatto e molto sgualcito su un lato; la mc. Grannit mormorò qualcosa e ebbi di nuovo il piacere di muovere le dita. lui me lo posò sulla testa, e un senso di leggerezza mi invase il corpo, come se quel cappello fosse veramente mio, era la cosa più bella del mondo. Poi una voce molto profonda invase la mia testa:
- Oh, Salve, tu sei Carolina Brown nipote di Tomas Brown vero?
-beh signor cappello...figlia
-non chiamarmi signor cappello io non ho un nome, il mio proprietario mi ha abbandonato ma adesso ho il dono della vista. Cominciamo con lo smistamento... vedo che hai una bella testa, sei molto modesta, insicura, ma hai un grande coraggio, non aspiri alla gloria e non sei meschina, quindi serpeverde direi proprio di NO; sei molto intelligente, astuta e creativa, scegli tra corvonero,  tassorosso e grifondoro.
-beh per me è inevitabile, non posso scegliere una casa dove non mi trovo bene, quindi beh io so che non posso contraddirla ma voglio che decida tu. Solo ed esclusivamente tu.
-inevitabile?! La tua modestia mi soddisfa, ma dopo questa affermazione sei ufficialmente una...
Alzò la voce in modo tale che tutti nella stanzetta potevano sentirlo
-CORVONERO!
mi tolsero il cappello con molta foga e la professoressa mc.grannit mi afferò il polso e a passo veloce mi portò fuori, e annunciò
- la ragazza è una strega! Ragazzi di corvonero,  spero che la aiutatiate ad ambientarsi. E ora mangiate!
Mi avvicinai alla tavolata do corvonero e mi sedetti vicino ad un ragazzo simile a Carlo... e se... anche lui fosse venuto a hogwarts?  Sarebbe stato il sogno di una vita! Io lui e
-scusa perché mi stai fissando?

CAROLINA BROWN E LO SPECCHIO MALEDETTODove le storie prendono vita. Scoprilo ora