Sono in un grande salone decorato da delicati ornamenti color panna che ricoprono i candidi muri, ai pilastri portanti sono stati attaccati con del filo dorato dei palloncini rossi che si muovono a ritmo della musica classica. Indosso un vestito blu notte composto da uno stretto corsetto che si apre in un'ampia gonna al livello della vita; la fine del corsetto viene nascosto da un nastro dorato chiuso con un ampio fiocco posto sul retro dell'abito. Il mio viso è nascosto da una bellissima maschera nera in pizzo che si ferma sopra le labbra arrossate dal rossetto scarlatto che avevo applicato accuratamente durante la preparazione. Sorrido, mi sento bene, nessun pensiero negativo pare che sia in grado di non farmi godere la serata e forse tutto questo è grazie all'uomo mascherato che sta stringendo forte tra le sue braccia mentre balliamo sulle note di She's the one di Robbie Williams. Non parliamo per tutta la canzone, i miei occhi sono attratti dai suoi come una calamita, da quei grandi occhi azzurri che sembrano vogliano condividere con me il segreto che si cela dietro quell'infinita freddezza tanto invitante. Volteggiamo sotto gli occhi degli altri invitati ma mi sento come se in questa enorme stanza ci fossimo solo io e lui fino alla fine della canzone, dove, di fronte a tutti, prende il mio volto tra le sue mani e lentamente, molto lentamente, mi bacia dolcemente. <<Oh piccola Erienne.>>. Improvvisamente lo scenario cambia: la stanza è stracolma di persone che ridono e mi prendono in giro indicandomi, il riecheggio delle loro risate diventa sempre più forte mentre il ragazzo si allontana dal mio volto con un ghigno crudele in volto. Ora lo riconosco, ora so che è lui. Ian si guarda attorno ridendo per poi gridare a tutti <<Ve lo avevo detto che sarebbe stato facile farla innamorare di me. È solo una stupida bambinetta!>>. In quel momento due ragazze si avvicinano in modo seducente ed iniziano a baciare il ragazzo che un momento fa mi privò del mio primo bacio. <<Non sarai mai come loro, nessuno vorrà mai stare con una stupida come te.>>.
Mi sveglio di colpo con il respiro pesante. Sono sudata, i capelli sono attaccati alla fronte ed alcune ciocche mi contornato il volto, gli occhi sbarrati scrutano freneticamente la stanza alla ricerca dei duro lineamenti che delimitano il viso dello sconosciuto che pare tanto familiare. Non trovandolo cerco di calmarmi prendendo dei respiri profondi e sussurrano tra me e me "Ok, calma... era solo un sogno... solo uno stupido sogno... non è successo realmente...". Mi sento stupida: stupida perché ho sognato di baciare quelle labbra morbide che solo una volta hanno sfiorato la mia pelle, stupida perché sento ancora il profumo pungente che ho potuto respirare solo per poco tempo, stupida perché sento ancora i brividi procurati dal suo respiro caldo vicino al mio orecchio, stupida perché nella testa rimbomba ancora la sua voce che, con un tocco di malizia, pronuncia il mio nome, stupida perché... perché semplicemente ho sognato lui. Come ho potuto farlo? L'ho incontrato solo ieri, non ci ho praticamente parlato e quando lui lo ha fatto mi ha messa in imbarazzo di fronte a tutti con quel suo gesto "galante". Sono talmente assorta nei miei pensieri che non mi rendo nemmeno conto di essermi preparata in tempo di record per affrontare l'ennesima giornata scolastica.
Riemergo dai miei pensieri sorpresa di me stessa, auto-rimproverandomi che le uniche cose a cui devo pensare in questo periodo sono i test che domineranno questa settimana intensa: devo passarli con il massimo dei voti mantenendo così una media alta, devo dare tutta me stessa per dare una buona impressione ai nuovi docenti, devo riuscirci per rendere orgogliosa la mia famiglia di me, anche se è alquanto improbabile visto che non sarò mai al livello di mia sorella. Ho sempre dato tutta me stessa per mostrargli che sono intelligente quanto lei, poche volte ho dato il 99% di me -percentuale comunque alta- e, ovviamente, loro hanno solo notato quell'1%, dicendomi che non mi impegno mai e continuando a rinfacciarmelo.Vado direttamente alla fermata senza aspettare nessuno, tanto so già che di martedì Nathan ha lezione di pomeriggio, mentre Joseph incomincia l'ora seguente. Mi incammino verso la mia meta mentre sciolto i nodi delle cuffiette azzurre che mi ha regalato mia madre pochi giorni fa e decido di incominciare la giornata ascoltando Until It's Gone dei Linkin Park, non è la canzone più allegra che ho sul telefono ma trasmette la giusta carica per tenermi sveglia durante la lunga e noiosa mattinata che dovrò affrontare. Già dalle prime note emesse dalla chitarra di Brad Delon, il mio amato chitarrista, la mia mente si svuota lasciando spazio a quella melodia, all'arte dei suoni, al territorio dei sentimenti: la musica, per me, non è solo un modo per divertirsi, come molti adulti tendono ad affermare, ma è un passione che accompagna i tuoi passi mentre danzi, è un modo per liberare l'energia che ho dentro, la musica ti permette di ballare. Infatti, senza musica non ci sarebbero tutte le tipologie di ballo che conosciamo -per esempio il valzer o il tango-. Certo, quando danziamo ci divertiamo, ma questa porta oltre: porta a liberarsi, a lasciarsi andare, a far scappare i propri pensieri e ad abbandonarsi al suo ritmo. È uno strumento per poter sfuggire dalla propria quotidianità e preoccupazioni, ti fa rilassare ed è uno strumento di riflessione in grado di arrivare al cuore di tutti; è anche un mezzo di rappresentanza, un qualcosa che simboleggia il proprio credo, la propria fede politica e religiosa: basta pensare alle canzoni di Apicella, agli inni sacri e alle musiche gospel, agli inni di calcio e delle forze armate, fin ad arrivare all'inno nazionale, un canto in grado di unire persone sparse in tutto il mondo. Per me la musica è vita, è allegria, la compagna di una vita che mai ti abbandonerà, ma sarà sempre lì al tuo fianco, pronta a confortati durante la giornata più buia della tua vita ed a darti la forza e la grinta per rialzati; attraverso di essa ognuno si può esprimere come vuole, può dedicare e scrivere canzoni, può inventare ritmi stravaganti da ballare con gli amici, può creare clip estroverse o eticamente significative. È tutto questo, ecco cos'è la musica: la musica è un'arte. E come tale bisogna saperla apprezzare in tutte le sue eccezioni poiché ognuno coglie un particolare più di un altro, uno può solo considerarla solo un modo di espressione e non di divertimento o viceversa. È questo il bello dell'arte: non c'è né giusto né sbagliato, ognuno la può interpretare e vivere come vuole, può plasmarla a proprio piacimento e piacere.
Raggiunta la classe mi siedo al mio posto senza rivolgere parola a nessuno, ancora con gli auricolari nelle orecchie e la musica al massimo. Non ho voglia di sentire le voci stridule delle ragazze mentre parlano di cosa hanno fatto la sera precedente, di con chi erano o su quant'è bello il ragazzo che hanno rimorchiato in discoteca; dicono sempre le stesse cose, ritoccano la stessa storia aggiungendo fatti mai accaduti ma che le rendono più fighe agli occhi di chi le ascolta, cambiando il nome del ragazzo e quello del posto. Sentire le loro cavolate di prima mattina mi fanno innervosire e basta, le uniche cavolate che sopporto sono le storie della mia compagna di banco che mi racconta solo per farmi sorridere. Alzo lo sguardo ed eccola che arriva: solito sguardo assonnato, trucco sbavato del giorno prima che le dovrò sistemare io -come al solito-, vestiti che non si abbinano e cuffie nelle orecchie. A quanto pare anche oggi si è alzata tardi. Dirigendosi verso di me inizia a sorridere mentre toglie un auricolare, cosa che faccio pure io, mi abbraccia salutandomi e mi stampa un sonoro bacio sulla guancia. Generalmente odio questo genere di cose, ma quando lo fa lei, non so per quale strano motivo, mi rallegra sempre! Si siede accanto a me e inizia a raccontarmi con la sua solita parlantina veloce cosa le è successo durante i 10 min di tragitto tra casa sua e la scuola. <<Capisci? Io ero struccata, vestita a caso, carica come un mulo per colpa di questa stupida scuola, puzzolente per la corsa fatta per non perdere il pullman e ovviamente la prima persona che incontro è lui! Avrei voluto scavarmi una fossa con le mie stesse mani e rimanerci dentro per l'eternità. Capisci?? Lui era lì, bello come non mai, con quel berrettino tanto carino che avrei voluto rubargli, e mi prendeva in giro per come ero conciata! Però mi ha parlato...>> conclude sospirando. Non posso far altro che ridere, è sempre stata sfortunata, quindi non fatico a crederle; mentre ascolto le sue lamentele su quanto la vita si diverta a prenderla in giro apro il suo zaino per prendere la trousse dei trucchi, scegliendo accuratamente il materiale che avrei utilizzato per "renderla presentabile" come dice lei. Mi sono persa la maggior parte del discorso a causa del mangiarsi le parole che è solita fare quando è agitata, l'unica frase che comprendo è quella finale <<La prossima volta che farà così non so se sarò in grado di trattenermi dal saltargli addosso.>>. Scoppio a ridere, non riesco a contenermi: l'ha detto con talmente tanta convinzione e rassegnazione che l'ha resa troppo buffa. Interrompo bruscamente il mio sfogo quando mi accorgo che la maggior parte della classe si è ammutolita e mi sta osservando come se fossi una specie di animale raro; ma che hanno da fissare?! Odio stare al centro dell'attenzione, così con il mio solito sguardo chiedo "Beh? Cosa volete? Non si può nemmeno più ridere ora?>>. Ritornano tutti a fare ciò che stavano facendo prima, alcuni sbuffando, altri alzando gli occhi al cielo ed altri ancora terrorizzati. Ma cosa avevo di strano? <<A quanto è la prima volta che sentono la tua risata cristallina.>> afferma la mia amica come leggendomi nel pensiero. <<Comunque, sai cosa potresti fare ora? Potresti iniziare a rendermi presentabile mentre mi racconti cosa è successo a te nel lasso di tempo in cui non ci siamo sentite!>> afferma sorridendomi. Scuoto la testa mentre rifletto se raccontarle o meno il sogno fatto. E se mi prendesse per pazza? Ma che me ne importa, tanto lo pensa già quindi tanto vale avere un suo parere su ciò che mi sta torturando da quando mi sono alzata. Prendo un profondo respiro, tolgo il tappo del fondotinta e, impugnando il pennello, inizio a raccontare.
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In un giorno qualunque
RomanceErienne Moore è una ragazzina ribelle e un poco violenta che frequenta il primo anno delle superiori. È circondata sempre dai suoi migliori amici che la sopportano e la appoggiano in ogni sua scelta. Una mattina incontra casualmente Ian Morgan, un r...