Un incontro casuale - pt. 2

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<<Ehi ehi calmati, smettila di correre ma soprattutto smettila di strattonarmi! >> senza rallentare il passo lascio immediatamente la presa dal suo braccio, il quale mi afferra obbligandomi a fermarmi e a voltarmi ritrovandomi due grandi occhi scuri che mi scrutano come quelli che occupano la mia mente. <<Si può sapere che ti prende? Ti ha fatto qualcosa quel farabutto??>>. In quel momento sento il mio cervello riavviarsi, iniziando ad elaborare tutto ciò che è successo; sbatto un paio di volte le palpebre e mi rendo conto che la persona che mi sta stringendo a sé non è altro che Jose. D'istinto lo abbraccio cercando di calmare il respiro, osservando le persone che mi circondano con la paura di trovare quell'azzurro intenso scrutarmi di nuovo; dopo avermi accarezzato dolcemente per un paio di volte i capelli, le mani del ragazzo si spostano sulle mie spalle facendomi allontanare dal suo petto per guardarmi in modo interrogativo aspettando una motivazione per quel comportamento bizzarro. Vederlo così protettivo nei miei confronti mi fa aprire in un sorriso e il suo volto diventa ancora più bello quando viene dipinto dalla confusione dopo avergli risposto allegramente <<Non ho niente, è tutto apposto. Scusami se ti ho abbracciato improvvisamente, ma ora dobbiamo andare se non vogliamo fare tardi a lezione.>>. Detto ciò riprendiamo a camminare verso scuola, ma questa volta con tranquillità, mentre discutiamo di ciò che era accaduto il giorno precedente a scuola: un suo compagno aveva quasi lanciato una sedia contro il professore di matematica che lo aveva richiamato; fortunatamente gli alunni avevano reagito velocemente bloccando l'azione ed evitandogli così l'espulsione immediata dall'istituto.

Al suono della campanella ci salutiamo entrando ognuno nella propria classe dandoci prima appuntamento al solito posto per l'intervallo, ma non appena ci spariamo la mia mente riprende a rielaborare tutti gli avvenimenti accaduti nell'ora precedente. Mi siedo distratta al mio posto senza ricambiare il saluto della mia vicina di banco, nonché amica, Holly Stewart, che mi rivolge un veloce sguardo interrogativo e scioccato in attesa di una spiegazione che giustifichi la mia disattenzione ricevendo solo un'occhiata gelida ma al tempo stesso persa nel vuoto da parte mia. Comprendendo che non le avrei dato una risposta soddisfacente, sbuffa alzando gli occhi al cielo per poi dedicare la sua attenzione all'insegnante, senza però smettere di guardarmi furtivamente. Ma che mi prende? Avrò forse paura di raccontarle di quel ragazzo? Impossibile, non ne avrei motivo visto che non mi interessa per niente di quel presuntuoso!
Ed ecco che affondo di nuovo nei miei pensieri: il ricordo di quella voce calda e seducente mi causa la stessa pelle d'oca avuta la prima volta che l'avevo sentita, aumentata da quei pozzi oscuri pieni di egocentrismo e presunzione; il sorriso malizioso che in qualche modo addolciva i lineamenti duri del viso mi fa ancora innervosire ma al tempo stesso mi attrae, tanto da portarmi a fare pensieri poco puri su quelle labbra morbide. "Spero di rivederti presto.". Lo spero pure io... ma che dico?!

Vengo richiamata al mondo reale da una gomitata tiratami dalla mia vicina di banco che a bassa voce mi suggerisce di leggere il secondo paragrafo della pagina 445, mentre gradualmente incomincio a sentire la voce della professoressa di letteratura inglese che strilla <<Erienne allora, vuoi leggere o devo interpretare il tuo silenzio come disattenzione??>>. Non le lascio nemmeno riprendere fiato, senza farmi sentire apro il libro alla pagina giusta e comincio a leggere il paragrafo tratto dal secondo atto del libroGiulio Cesare di Shakespeare
<< Decio: "Niente paura: se ha così deciso, so io come riuscire a persuaderlo; perch'egli ama sentirsi raccontare che cogli alberi possono ingannarsi gli unicorni, cogli specchietti gli orsi, con le buche per terra gli elefanti, con le reti i leoni, mentre gli uomini basta, a ingannarli, un po' d'adulazione. Se poi gli dico che gli adulatori Cesare li detesta, mi sorride, con gran compiacimento, senza accorgersi che quel che ho detto era il massimo della smanceria. Lasciate fare a me; so come prenderlo, e lo faccio venire in Campidoglio.">>.
<<Grazie Erienne, la prossima volta che ti chiederò di leggere, però, ti sarei grata se tu iniziassi a farlo subito al posto di farti pregare.>> dopo avermi lanciato questa frecciatina riguardante la disattenzione mostratale prima della lettura, l'insegnante riprendere a spiegare. << Decio paragona Giulio Cesare agli unicorni ed agli orsi in modo dispregiativo, per far intendere a Bruto, Cassio, Cinna e Metello la stupidità del loro imperatore. Infatti era credenza popolare che ci si potesse difendere dagli unicorni - mitico animale mitologico dal corpo di un cavallo e con un lungo corno in fronte - nascondendosi dietro ad un albero, nel cui tronco, la bestia, ingannata, andava a conficcare il suo corno, restandone immobilizzata. In verità, secondo Plinio, i cacciatori ingannavano non gli orsi ma bensì le tigri cospargendo il terreno di specchietti nei quali l'animale, vedendosi riflesso, credeva di vedere i suoi piccoli.>>. Mentre il discorso va avanti, io mi fermo a riflettere su ciò che ha appena detto quella vecchia becera: la mia subdola mente decide di immedesimare l'egocentrico Ian nei panni di Decio mentre si vanta con i suoi amici di avermi sedotta "agevolato" della mia ingenuità.
Il suono della campanella segna l'inizio dell'intervallo, nonché quindici minuti di libertà per noi ragazzi. Mi risveglio dai miei pensieri, con stanchezza mi alzo dal mio posto e, affiancata sempre dalla mia vicina di banco, mi dirigo verso il posto dove Jose ci attende; decido di chiedere ulteriori informazioni a quest'ultimo del ragazzo che occupa i miei pensieri raccontando, nel frattempo, a Holly, l'incontro avvenuto in mattinata. Non ottengo molte informazioni, mi ripete molte cose che so già: frequenta il primo anno di università, ha insegnato nuoto per un paio di anni, ha un fratello più piccolo di tre anni, la sua situazione famigliare è molto complicata e, ovviamente, ha avuto un sacco di ragazze - molto probabilmente le ha tradite tutte. Mi soffermo sul fratello di Ian, Cristopher... Joseph dice che lo conosco sicuramente, siccome esce in compagnia con i miei cugini... in effetti conosco un ragazzo che si chiama così, ma non sono sicura che sia lui. Appena avrò l'occasione glielo chiederò. Le ore successive all'intervallo le passo a parlare con la mia vicina di quello successo sul bus, descrivendoglielo in ogni minimo dettaglio e dicendole le emozioni contrastanti che ho provato durante gli attimi di silenzio imbarazzante mentre sprofondavo in quelle tenebre nere; la vedo sorridere mentre parlo, finché, alla fine di tutto, sogghigna sussurrandomi: <<Eheh mica scema la ragazza. Questo "bastardo" - come lo definisci te - deve essere un gran bel pezzo di gnocco. Se non ti interessa potresti sempre presentarlo a me... sai che a me piacciono stronzi.>>. Rimango perplessa di fronte a queste parole. Sono infastidita perché è affascinata da lui nonostante non lo abbia mai visto, scioccata per la mia reazione che mette in evidenza il mio interesse per lui e sollevata perché finalmente ho condiviso con qualcuno ciò che ho sentito realmente. Solo ora realizzo che sono attratta da lui come non mi è mai capitato con nessun altro ragazzo prima d'ora. È perennemente nei miei pensieri, ora dopo ora divento sempre più dipendente da quel volto dannatamente angelico. Mi domando cosa mi stia succedendo. C'è una strana sensazione che mi stringe lo stomaco in una stretta dolorosamente dolce, l'io interiore non fa altro che parlare di lui rendendomi nervosa quando la parte maliziosa si prende gioco di me insinuando nella mia mente la sua immagine mentre si bacia con una ragazza bellissima. Ho paura di queste sensazioni, non mi fanno ragionare da lucida e per di più non riesco a pensare ad altro che a lui. Malgrado non sopporti il suo carattere egocentrico e sicuro, sento che mi manca e questo pensiero mi accompagna per il resto della giornata, facendomi mangiare poco e non permettendomi di studiare. Speriamo almeno di riuscire a dormire serenamente senza fare sogni.

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