❃Capitolo 1❃

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"Come hai detto che si chiama quel buco in cui vivremo?" domando a mia madre mentre accendo una sigaretta.

"Tesoro, non chiamarlo buco, sembra dispregiativo. Purpleville è una cittadina così graziosa e tranquilla, sarà il nostro nuovo inizio. E spegni la sigaretta, per piacere. Mrs. Puffett mi ha detto che lì i ragazzi hanno un gran senso della responsabilità, non fumano e non consumano mai alcool, quindi dovrai prendere esempio da loro, non ci farai fare brutte figure, vero?" Cinguetta mentre non smette di stirare con le mani ogni piega presente sul suo nuovo vestito.

Aspiro più a fondo per trattenermi dal rispondere e cerco Purpleville su Google. Ci sono dei risultati riguardo ad una cittadina in Canada, niente a che vedere con l'Inghilterra.

"Sicura che la città dei tuoi sogni esista davvero?" le chiedo dubbioso.

"Harry, che domande. Tutti i nostri mobili sono stati già trasferiti nella nuova casa, ovvio che non sia un'invenzione. E poi i Puffett dove abiterebbero? E' grazie a loro che sono venuta a conoscenza di Purpleville. Jane me ne ha parlato in maniera così entusiasta, l'aria di quel posto li ha aiutati molto nel ritrovare la serenità. Mi ha detto che lì abitano solo famiglie e sono tutti molto religiosi. Il tasso di criminalità è praticamente inesistente, ci sono molte boutique raffinate e l'università è ottima. Sarà tutto perfetto." Mia madre riesce appena a trattenere l'entusiasmo per la vita che presto intraprenderà fra i sorrisi gentili ma falsi di altre donne con bei vestiti e brutti passati da cui tentano di scappare.

Donne come lei, d'altronde. E' fermamente convinta che in questa città dove tutto funziona come vorrebbe lei, mio padre non possa più essere infedele. Non so esattamente che problemi abbiano avuto i Puffett, ma trasferendosi a Purpleville, magicamente, tutto si è apparentemente risolto. Mia madre spera che avvenga lo stesso, non capendo che stiamo trascinando i problemi con noi in quest'auto.

Il bastardo alla guida non spiccica una parola, ogni tanto accenna un sorriso quando lei parla, per dare l'impressione di star ascoltando. Ha accettato di seguirla ovunque volesse purchè restasse in silenzio e non chiedesse il divorzio. Non la ama e credo che non l'abbia mai fatto, è rimasto legato a lei perchè ha paura. Essere scoperti con delle giovani prostitute non è buona pubblicità per un avvocato affermato da anni.

Mi accorgo di avere ancora la sigaretta fra le dita e getto frustato il filtro fuori dal finestrino, mentre i ricordi della notte in cui scoprimmo la causa di tanti comportamenti si ripetono nella mia mente. Ha investito tutte le sue energie per far si che la scoperta non gli facesse perdere rispetto e credibilità, ma per quanto mi riguarda non lo considero più un uomo. Agli occhi degli altri oscuri di tutto rimane ancora un uomo di grandi valori e apparirà così anche a tutti quei padri di famiglia a cui verrà presentato. Nella mia mente sta crescendo un'idea su come possa mostrare mio padre per quello che è realmente, ma mamma ha già sofferto abbastanza, e umiliando lui, getterei vergogna anche su di lei. 

Prima di metterci in viaggio abbiamo discusso animatamente e il litigio si è concluso con uno schiaffo sulla mia guancia da parte sua quando le ho rinfacciato come stanno veramente le cose. Le ho detto che trasferendoci non avremmo risolto niente, ho provato a farle capire che lui non la ama. Come sempre ha negato tutto dicendo che è stato un errore e ormai l'ha perdonato. Secondo lei non capiterà mai più "perchè Purpleville è un piccolo paese dove abitano solo brave famiglie cristiane e tutti si conoscono fra loro, lì non troveremo scandali e prostitute." Aveva terminato così la sua tesi a sostegno del cambiare città.

Avrei voluto aggiungere che non è un semplice errore pagare alcune minorenni per farsi succhiare il cazzo, ma una prova del fatto non c'è più rispetto o amore. Però mi sembrava troppo osceno e ho evitato.

"Fra cinque minuti dovremmo arrivare, secondo il navigatore almeno. Lo spero, quest'attesa mi sta facendo impazzire." mia madre non riesce a calmarsi e continua a passare altro rossetto sulle sue labbra e controlla che le ciglia finta siano perfettamente incollate. Odio questa sua ossessione, non è che uno dei tanti effetti negativi causati dalle azioni di mio padre. Prima era una donna che avrebbe camminato a testa alta anche indossando qualcosa proveniente da un negozio dell'usato, ora tenta di mascherare la paura di non essere abbastanza dietro le grandi firme.

"Harry manca pochissimo, cambiati i vestiti per piacere, sei impresentabile così. Con quella giacca sembri un delinquente e i tuoi anfibi sono sporchi. Prendi il borsone sotto il mio sedile, dovrebbe esserci una camicia bianca e dentro un sacchetto troverai dei mocassini, indossa quelli. Robert il nodo alla cravatta è allentato e i calzini non sono allineati, ricorda di sistemarli prima di scendere dall'auto." Mamma inizia ad impartire ordini, ma non cambierò mai i miei anfibi con dei mocassini di papà e ormai la giacca di pelle è parte di me, nonostante sia piuttosto vecchia. 

Vedo un'insegna in legno dipinta di bianco con su scritto "Benvenuti a Purpleville, Cornovaglia" dipinto con un'elegante grafia in blu e mia madre lancia un piccolo urlo stridulo. Entriamo in quella che sembra la via principale, bordata dai curati giardini delle villette a schiera, separati l'uno dall'altro da una bassa staccionata. Procediamo lentamente lungo il viale e alcuni ci osservano incuriositi mentre sorseggiano una bevanda sdraiati sotto l'ombrellone, probabilmente avranno intuito che siamo i nuovi vicini visto che di quì non passerebbero mai turisti. E' la città più noiosa che abbia mai visto, svoltando in alcune stradine secondarie mi accorgo che ogni via è lo specchio dell'altra, nessuna villa ha qualcosa di diverso da quella che la precede o che la segue, ogni cespuglio è intagliato nello stesso modo e subito sento la mancanza della vivacità e dei colori di Notting Hill.

Il labirinto si interrompe è ci troviamo in una piazza, dove vedo i primi negozi e un cinema a due sale, ma eccoci in un'altra strada fotocopiata, dove c'è una donna che ci saluta mentre tenta di rimanere in equilibrio sui suoi tacchi a spillo. L'auto accosta e i miei genitori scendono ma per il momento decido di rimanere seduto a guardare.

"Jane, quanto mi sei mancata, è così bello rivederti e poi guarda che stile, adoro le tue scarpe!" esclama mamma fin troppo entusiasta mentre abbraccia quella che credo sia Mrs. Puffett.

"Judy, finalmente sei arrivata, non vedevo l'ora che diventassimo vicine!" Jane è vestita perfettamente, i suoi capelli biondi sono raccolti in un'acconciatura impeccabile e sembra essere stata truccata da una professionista. Le somiglianze con mia madre sono notevoli e penso che per qualche ragione la sua amica sia anche più fragile di lei.

Mrs. Puffett stringe la mano a mio padre e chiede di me. Mamma mi fa cenno di uscire e mi invita a non tenere il broncio perchè siamo finalmente arrivati a casa.

Ma quando sto per aprire la portiera, un'auto della polizia fa la sua comparsa per poi sparire velocemente dietro l'angolo mentre vedo l'entusiasmo delle due donne scomparire per lasciare posto preoccupazione.

Avevano ragione, era proprio una cittadina tranquilla.

Unmasked ❃ hes,, #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora