Le emozioni si possono veramente definire? Diamo troppa importanza alle emozioni? Dovrebbero essere naturali, ma noi le sopravvalutiamo.
Non sono mai stata una persona tanto aperta e, per questo, ad oggi non so ancora esattamente cosa siano. Ho la testa sulle nuvole? Certo, probabilmente sono anche pazza. Alle volte vedo e sento cose, che probabilmente non solo reali, come l'amore. È una stupidaggine e la gente non lo ammette. Magari è solamente un'invenzione della nostra mente, un metodo realistico per sfuggire alla noia quotidiana. Qualche volta mi è capitato di chiedermi se veramente il posto giusto per me è proprio questo, se realmente sono quella che voglio far credere agli altri o se non mi nascondo dietro qualcosa di più grande di me.Era notte, non sapevo perché mi trovavo lì, e neanche cosa stavo facendo. Il cuore mi si era bloccato in gola e un soffice vento trasportava un profumo altrettanto dolce. Ero estranea a quel posto, sicuramente, ma tra tutti, c'era un ragazzo e stava camminando nella mia direzione. Emetteva un'aurea pura, una luce soffocante e piena di sincerità. Era diverso dagli altri. Era perfetto, ma qualcuno mi svegliò.
«Sea svegliati.»
«Lasciami stare.» borbottai.
«Chelsea...»
«Ti ho detto di lasciarmi in pace.» quella che stavo provando non era esattamente stanchezza, era solamente voglia di tranquillità.
Era sempre la stessa storia, Luke che cercava di buttarmi giù dalla scrivania dell'ufficio del principale, e la sottoscritta che lagnava di lasciarla perdere.
Spostai il braccio, che fino a poco prima mi era servito da cuscino, e stropicciai gli occhi.
«Puoi continuare quanto vuoi, ma non ti lamentare con me poi.» lui rise e ne non capii il perché. I mattoni che mi sentivo sulla schiena non volevano però darmi tregua.
«Sì, Lucas, me lo dici sempre.» non importava quanto fosse calmo, voleva sempre creare scompiglio intorno a lui.
«Odio quando mi chiami Lucas, quante volte te l'ho già detto?» sputò, meschinamente.
«Lo stesso numero di volte che io ti ho detto di non svegliarmi quando dormo.» scherzai, e finalmente il peso della stanchezza si decise ad alleviarsi.
«Le chiavi le ho lasciate nel tuo armadietto, ci vediamo domani e scusami ancora.» prese il giubbotto, lo appoggiò sul braccio, e per qualche secondo giocherellò con le chiavi della sua macchina. Lo accompagnai fino all'entrata. L'aria era troppo secca.
«Ricordami perché ti ho dato la combinazione del mio armadietto.» sbadigliai. Lui non rispose.
«Ah, mi raccomando oggi sono arrivati i nuovi dipinti.» rise sotto i baffi cercando di trovare le parole giuste per inquietarmi, più di quanto non lo fossi già a passare la notte da sola. «La ricordi la storia che raccontava vecchio guardiano?» non aspettò una mia risposta. «La leggenda dice che qui, ogni dipinto abbia la sua anima, perciò non ti spaventare se vedi un fantasma.» sghignazzò, facendo comparire una delle sue fossette.
«Vai via, ora.» gli sbattei il pugno sulla spalla e lo spinsi furi dalla porta. Restai accanto alla finestra più vicina ad assicurarmi che salisse in macchina, e che si allontanasse di almeno una trentina di metri, prima di andare a prendere le chiavi.
Mi chiamo Chelsea, o semplicemente, Sea. Lavoro come guardiana notturna nella mostra d'arte della mia città: è un lavoro molto, troppo, tranquillo, non succede mai niente. Ogni notte occupo il turno di mezzanotte, esattamente otto ore prima dell'apertura della mostra. Non sempre sono da sola, Lucas, o meglio Luke, il mio collega, mi fa compagnia. Quando la mostra assumeva il personale per la notte, noi due siamo stati gli unici stupidi a presentarsi, da lì abbiamo incominciato a parlare e ci siamo subito piaciuti.
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The Guardian ; clifford
FanfictionE Michael aveva cercato di insegnarle cosa fosse l'arte, ma non si rese conto che per lei, lui lo era stato fin dal dall'inizio. all rights reserved © mikeytchup 2016 | m.l.