Non vi dirò il mio vero nome.
Ho scelto Augusto Elliot affidandomi alla sorte. Il mio vero nome è conosciuto ovunque, ed è per questo che ho scelto di celarmi dietro uno pseudonimo.
Vi dirò che ho ventinove anni: è la verità.
Vi dirò che svolgo un lavoro che mi permette di girare il mondo: un'altra verità.
Vi dirò che sono single: verità, più o meno.
Non ho una fidanzata, una compagna, una moglie, eppure negli ultimi mesi, quando appaio in pubblico, c'è sempre una donna al mio fianco. I giornali ne parlano spesso, delle donne che frequento. Le chiamano L'ultima fiamma di Augusto Elliot. I giornali sono sempre interessati a me e alla mia famiglia: al lavoro che facciamo, alla gente che frequentiamo, ai politici a cui stringiamo la mano. E anche alle donne che mi stanno attorno.
In realtà, quelle che sorridono al mio fianco dalle pagine delle riviste di gossip sono donne pagate per accompagnarmi in giro per il mondo, per dare alle persone con cui lavoro e alla mia famiglia l'illusione che io sia un ventinovenne normale, capace di avere una qualsivoglia relazione con il gentil sesso.
Non fraintendetemi: sono un uomo normale, capace di intrattenere una relazione con il sesso opposto.
Il fatto è che nel mondo da cui provengo, nel mondo in cui vivo e lavoro, l'apparenza vince sempre sulla sostanza. In questo mondo, le regole mi vogliono attraente (e lo sono), ricco (e lo sono), e al fianco di donne mozzafiato, in grado di trasudare fascino, sesso ed eleganza.
Quando paghi una donna, puoi chiederle di diventare ciò di cui hai bisogno. Una silenziosa amica che si intende di moda e di arte, per un fine settimana a New York, o una divertente compagna capace di flirtare quel tanto che basta per convincere i tuoi colleghi che sì, tu e lei finirete a letto assieme dopo una cena di lavoro.
Nel mio caso, la verità è un'altra. Esce dai confini delle regole del mio mondo, ed è la verità per cui ho deciso di scrivere questa confessione.
Sono innamorato. Sono un ricco e attraente ventinovenne, innamorato di una ragazza che nel mio mondo è considerata nessuno. È bellissima, ma secondo le regole del mondo da cui provengo è scialba, anonima. Ha un lavoro che le permette di vivere bene, eppure quelle stesse regole la considerano una poveraccia.
Si chiama Sara Proust, e anche per il suo nome mi sono affidato alla sorte.
Ha ventisette anni: un'altra verità.
Grazie al suo lavoro gira il mondo.
Con me.
Sara è la mia assistente personale, e questo è uno dei motivi per cui devo nascondere quello che provo. Se i giornali sapessero, mi ritroverei in un inferno mediatico che avrebbe ripercussioni sul nostro lavoro. Se la mia famiglia sapesse, diventerei la loro barzelletta preferita. Se Sara sapesse... Mio Dio, non voglio neppure pensarci. È già convinta che sia un bastardo arrogante (parole sue, queste). Se le dicessi che sono innamorato di lei? Mio Dio, meglio non pensarci.
Ho deciso di scrivere questa confessione perché ne ho abbastanza di tenermi tutto dentro. Voglio raccontare a qualcuno la mia storia, ma non so come farlo senza espormi pubblicamente.
Potrei parlarne ai miei amici, ma loro non capirebbero. Mi ascolterebbero, e alla fine direbbero: "Chi, quella? Sei impazzito per quella?"
Quella è la donna che mi toglie il sonno e il respiro da dodici mesi. Quella è la donna per cui farei carte false. Quella è l'unica donna capace di rendermi felice, e neppure sa che sono pazzo di lei.
Perché vedete, oltre al fatto che (sebbene lavoriamo fianco a fianco da un anno) Sara e io apparteniamo a due mondi diversi, e oltre al fatto che io sono il suo capo, c'è anche un'altra cosa che mi trattiene dall'uscire allo scoperto: credo che lei mi detesti. Non ne sono convinto al cento per cento. In un'occasione (ve ne parlerò presto, lo giuro) ho perfino pensato che Sara potesse essere attratta da me.
Tuttavia, credo seriamente che Sara mi trovi insopportabile, e che se potesse si licenzierebbe domattina stesso. Il fatto è che sono diventato così bravo a fingermi distante e controllato in sua presenza, che perfino la donna di cui sono innamorato crede a quello che i giornali scrivono sul mio conto. Latin lover, sciupafemmine: così mi chiamano. Se solo sapessero.
Certe cose fanno male, non lo nego. Vorrei che Sara conoscesse i miei sentimenti. Vorrei dirle che da quando l'ho vista per la prima volta la mia vita è stata stravolta dai suoi occhi, dal suo sorriso, dalla sua intelligenza e sensibilità. Vorrei dirle che mi sono innamorato e non riesco a disinnamorarmi. Ce la metto tutta, credetemi.
Anche adesso, che sono in una camera d'albergo, lontano dall'Italia, e c'è una donna nel mio letto. L'ho pagata, per farla finire lì. Abbiamo scopato due volte, e ogni volta ho pensato a Sara, che alloggia in questo stesso albergo, nella camera accanto alla mia.
Va avanti da un anno, credetemi. Ogni donna, ogni scopata: c'è solo lei, davanti ai miei occhi. Solo Sara. Sempre Sara.
Ci provo a farmela passare, lo giuro. Ci provo a dimenticarla, ma lei è lì. Non solo nel mio stesso albergo. Non solo nel mio stesso ufficio, ogni fottuto giorno. È nella mia testa, è dentro di me. È diventata una droga. Una specie di demone che si è impossessato di me.
Non sono mai stato così, prima d'ora. Ho ventinove anni, cazzo. Non sono mai impazzito per una donna. Volete che lo dimostri? Che vi faccia capire com'ero prima che Sara diventasse una droga?
D'accordo. Ci provo.
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Confessione di un uomo innamorato
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