~Capitolo 1~

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In una fresca mattina di settembre, nella movimentata cittadina di Orlando, mi svegliai tra le mie bianche coperte, con il cuore che mi saltava letteralmente in petto.

Era l'otto settembre quando suonava la sveglia. Perché? Quella classica domanda pronta ogni mattina ad ottenere una risposta diversa, veniva infranta dalla monotona soluzione 'perché devo andare a scuola'. Quel giorno però, non era come tutti gli altri, per il fatto che a distanza di meno di un'ora sarebbe cominciato l'ultimo anno.

Non sapevo se esserne felice o no, da una parte ero contenta, perché avrei rivisto la mia migliore amica, ma da un'altra no, perché sarebbero iniziate le solite e frenetiche giornate, schematizzate all'incirca così: alzati, vai a scuola, torna, mangia, studia, magari vai a fare un giro, mangia di nuovo e vai a dormire.

Come potete immaginare la mia vita non era così fantastica, non avevo nulla di emozionante da raccontare, al contrario di certe persone che si mettevano a parlare delle loro incredibili vacanze alle Hawaii o di quel fantastico momento in cui il loro ragazzo gli aveva regalato un enorme mazzo di rose.

Per quanto mi riguardava, non sapevo se credere a tutto ciò, ma di una cosa ero certa, nessuno mi avrebbe mai notata, sarei rimasta sempre la solita e invisibile ragazza esclusa dal mondo.

Dopo le mie lunghe riflessioni, arrivai alla conclusione che, se non mi fossi alzata in quell'istante, avrei rischiato di arrivare tardi il primo giorno di scuola e, sinceramente, non era tra i miei principali obbiettivi.

Quindi rotolai giù dal letto, su quel pavimento che sembrava congelato, e mi alzai. Aprii l'armadio e iniziai a cercare qualcosa di accettabile da indossare. Dopo averlo messo interamente in disordine, trovai finalmente un paio di jeans strappati sulle ginocchia e una t-shirt color granata da abbinarci sopra. Presi un paio di calze nel cassetto e indossai le mie bianche vecchie converse, che dal mio punto di vista, erano perfette per la maggior parte delle occasioni.

Una volta pronta, scesi il piano di scale ed entrai in cucina, dove mia madre mi aveva lasciato una tazza di tè ai frutti di bosco e dei buonissimi biscotti alla nocciola che un collega di mio padre ci aveva regalato. Mi sedetti e iniziai a fissare il mio riflesso nella tazza, notando quanto fosse simile a uno specchio rosa, che dava un senso di purezza.

<<Krystal, puoi entrare in bagno. Cerca di sbrigarti, non ho intenzione di arrivare tardi a lezione>> disse mio fratello Connor interrompendo il silenzio. Aveva due anni più di me, diciannove per esattezza e, ogni mattina prima di andare al college, mi accompagnava a scuola, dato che i miei genitori andavano a lavorare molto presto.

Mi alzai e mi diressi verso il bagno, lavai la faccia e i denti, segnai due linee sottili di eye-liner sulle palpebre dei miei occhi nocciola e infine legai i capelli castano chiaro in una mezza coda. Finalmente ero pronta.

Appena avrei messo il piede fuori dalla porta, sarebbe ricominciato un fantastico o mediocre nuovo anno e nessuno mi avrebbe potuto dire che cosa avrebbe avuto in serbo per me, come in un test a sorpresa del quale non si conosce nemmeno una risposta.

Uscii di casa e, mentre mio fratello chiudeva la porta, salii in macchina. Accesi la radio che con Closer, il tormentone di quell'estate, mi accompagnò durante il viaggio.

Arrivai dopo circa cinque minuti davanti all'inferno, la M. Evans High School, della quale anche uno straniero ne avrebbe potuto capire il nome, grazie all'enorme scritta all'entrata.

Scesi dall'auto e non ebbi nemmeno il tempo di guardarmi intorno che a qualche metro di distanza vidi Aileen, la mia migliore amica. Era di origini italiane e ogni anno andava in Italia a trovare i suoi nonni e per questo non ci vedevamo da un po'.

Ci eravamo conosciute a sei anni, quando al luna park i nostri genitori ci costrinsero ad andare sulla ruota panoramica insieme, dicendo frasi come 'dai sali, vai con quella bimba' o 'vedi come sono bravi gli altri bambini' credendo di riuscire a convincerci, anche se stranamente quella volta ci riuscirono, finendo così per fare tutte le giostre insieme. Da quel momento diventammo come sorelle.

<<Krystal!>> urlò Aileen correndo verso di me.

<<Heyy>> risposi, e dopo un instante la ritrovai tra le mie braccia, finalmente dopo due lunghi mesi.

<<Come sono andate le vacanze?>> le chiesi.

<<L'Italia è davvero fantastica, siamo andati a Milano, dai miei nonni, è una città stupenda e se hai voglia di comprare dei vestiti è il luogo perfetto per farlo>> continuò.

Entrammo a scuola e, prima del suono di inizio delle lezioni, mi raccontò le esperienze incredibili che fece. In quel momento, sognando, pensai a quanto avrei voluto fare anche io quel genere di vacanze, ma collegai subito il fatto che la nostra situazione economica non ce l'avrebbe permesso.

Volendo iniziare l'anno con ottimismo, smisi di pensarci e al suono della campanella entrai in classe, per affrontare la prima ora di matematica dell'anno.

***

Uscii fuori dall'enorme edificio con Aileen, ci salutammo e mi incamminai verso la fermata dello scuolabus dove, una volta arrivata, iniziai ad immaginare la vastità di ragazzi che ci avrei trovato e, che per il poco spazio disponibile sui piccoli bus cittadini, si sarebbero ammassati sui vetri.

Ovviamente, io mi sarei limitata a stare vicino alla porta di uscita, in modo da poter uscire dal bus senza nessun problema e cosí evitando l'ingorgo.

Sentii il mezzo arrivare e alzai lo sguardo: come avevo pensato, c'era il mondo. Quando si aprirono le porte entrai e mi infilai le cuffiette. Sbloccai il mio cellulare e feci partire la musica. Durante il tragitto riuscii a percepire sulle facce ragazzi stanchezza causata ovviamente dall'inizio della scuola, o meglio, dell'inferno.

Quando arrivai davanti casa, aprii la porta, entrai e buttai lo zaino pesante subito all'ingresso, dato che non avevo la minima voglia di salire le scale.

Ogni volta che mia madre tornava a casa, mi rimproverava per il fatto che le facevo trovare sempre disordine, ma quella era la mia natura, ero fatta così, per cui non potevo farci niente. Mio fratello Connor non sarebbe tornato presto, quindi avevo casa libera.

Andai in cucina ed iniziai ad aprire i mobili, in cerca di qualcosa da mangiare, ma grazie alla mia incredibile altezza e alla mia eccezionale capacità di far cadere ogni cosa che mi circondava, mi feci cadere l'oliera addosso, che era piena. Dopo essermi maledetta per più volte, sistemai il disastro e mi feci una doccia veloce.

Erano ormai quasi le tre quando decisi di condire un po' di insalata e di cucinarmi un'uovo. Fortunatamente, al contrario di mio fratello che sapeva cucinare se non poche cose, io ero abbastanza portata per la cucina.

Quel pomeriggio non avevo compiti da fare, quindi sarei potuta uscire o anche andare in biblioteca, un luogo tranquillo e perfetto per leggere.

***

Chiusi la porta alle mie spalle e il cellulare vibrò nella mia tasca. Così lo presi in mano e, dopo circa un minuto che camminavo a testa china e concentrata su quello che la mia amica mi stava scrivendo, andai a sbattere addosso a qualcosa, o meglio, a qualcuno.


Ciao a tutti,

finalmente sono riuscita a pubblicare il capitolo.
L'ho allungato un po' , scrivendo più dettagli.
D'ora in poi pubblicherò più frequentemente,
ovviamente ci sarà quella volta in cui avrò mille verifiche e
che quindi non riuscirò a postare, ma prometto di mettercela
tutta. Se la storia vi piace lasciate una ⭐️ e ditemi cosa ne pensate
con un commento. Grazie mille a tutti,
~Daniela❤️

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