Ciel Phantomhive odiava le feste. Si annoiava a morte, per qualunque occasione fossero; non era solo per il futile motivo di non sapere ballare decentemente, cosa peraltro non vera anche se conosceva meglio i passi femminili, ma non riusciva proprio a instaurare una conversazione cordiale con chi reputava inferiore, anche se di rango superiore al suo talvolta. Le feste alla villa non erano molto frequenti; generalmente Ciel prediligeva al massimo pochi invitati con i quali intrattenersi appena qualche ora, il tempo di una cena preparata e servita dal maggiordomo, qualche elogio, discussione di affari e basta. Raramente si presentavano ospiti in villa che rimanevano anche per la notte e, se lo facevano, erano o stretti conoscenti o ospiti molto importanti che venivano da lontano. Le feste vere e proprie erano più uniche che rare. Il conte aveva qualche vago ricordo di quando era il suo predecessore a darle, rammentava appena il salone pieno, il vociare della gente, il frusciare dei vestiti; da quando il suo passato non c'era più aveva smesso di interessarsi definitivamente a quello che definiva mero spreco di tempo e denaro per inutili eventi mondani.
-Signorino, non può fare da tappezzeria anche oggi.- gli sussurrò Sebastian avvicinandosi al ragazzino con un flutt colmo di liquido giallo.
-Sta zitto. Non ho chiesto la tua opinione.- rispose Ciel acidamente appoggiandosi meglio alla parete rossa dietro a sé.
-Ma è il suo compleanno. La sua fidanzata ha faticato molto per organizzarle questa festa. Ne resterebbe delusa se la scoprisse nascosto dietro una tenda.-
Ciel odiava anche quando il suo maggiordomo aveva ragione. Sospirò pesantemente e tentò di ribattere -In casa mia? Che io sappia le feste si organizzano a casa propria...-
Ciel si accorse che l'altro stava ridacchiando e, irritato gli strappò il bicchiere dalle mani.
-I servi non bevono alle feste.- lo rimproverò portando il calice alla bocca. Purtroppo si rese conto al primo sorso che non era ciò che credeva.
-L'avevo preso per lei, signorino. È semplice limonata, ma si confonde bene con lo champagne.- si giustificò il maggiordomo con uno smagliante sorriso che fece irritare a dismisura l'altro.
-Mi hai preso per un moccioso? Non mi occorre la limonata, posso bere lo champagne quando voglio!-
Detto questo, Ciel gli piazzo in mano il flutt ora vuoto e si recò a passo di carica tra la folla che tanto odiava, obiettivo: tavolo degli alcolici. Sentì dietro di sé un appena mormorato "oh, cielo" di Sebastian, ma il tono decisamente divertito con cui venne pronunciato, non lo fece assolutamente desistere e anzi ebbe l'effetto opposto. Dopo aver schivato la massa di persone che conosceva di sfuggita e aver liquidato in fretta un paio di uomini che gli avevano augurato di passare un buon compleanno, Ciel si ritrovò di fronte ad un tavolo colmo di ogni sorta di alcolico esistente; individuò i calici da champagne e ne afferrò uno. Se ne andò di lì in fretta, prima che qualcuno lo potesse fermare, e prese a fissare il liquido frizzante e profumato all'interno del bicchiere. Una domanda attraversò la sua mente: voleva davvero fare l'idiota e comportarsi in modo infantile? Lanciò un fugace sguardo alla sala antistante e individuò Sebastian intento a servire delle nobildonne che tentavano di fare le amabili per accaparrasserlo ed eliminò ogni remora dalla sua mente. Gli avrebbe fatto vedere che non era più un bambino, non gli occorreva la limonata. Portò il bordo del calice di cristallo alle labbra e ne bevve un sorso. Pizzicava, era più amaro di come se lo aspettava e un senso di bruciore gli invase la bocca, ma passò in un attimo. Fissò il flutt indeciso e scrollò le spalle sorseggiandone ancora: aveva pensato peggio. Quando terminò la bevanda la voglia di averne ancora lo pervase e ne agguantò un altro proprio dal vassoio di Sebastian, al quale il gesto non sfuggì di certo. Un paio di occhi di fuoco lo seguirono per un po', ma Ciel li ignorò incominciando presto a provare piacere per quella gente che gli invadeva il salone; così quando giunse un ricco uomo d'affari per fare conversazione lo accolse con un calore mai visto prima, invitandolo persino a bere qualcosa con lui. Per la prima volta in vita sua, Ciel si sentiva a suo agio in società; non sapeva cosa fosse stato, ma si sentiva eccitato per ogni idiozia che gli si presentava di fronte, ridacchiava e soprattutto chiacchierava apertamente con gli invitati. Si sentiva leggero.
Ad un tratto, Elisabeth lo agguantò per un braccio e lo trascinò sulle scale strillando -Ciel! Devi fare il discorso!-
L'intera assemblea si rivolse verso di lui in totale silenzio in attesa delle sue illuminanti parole di ringraziamento. Normalmente Ciel si sarebbe sentito non imbarazzato, di più, di sicuro avrebbe voluto scappare, lasciar fare a Sebastian, scavarsi una buca... Tutto pur di non ringraziare quello stuolo di approfittatori. Tuttavia quella sera, chissà mai perché, si sentiva talmente leggero che fare una cosa del genere era semplicissimo. Per prima cosa si scrollò di dosso la fidanzata sbuffando con fastidio. Come poteva parlare apertamente con una attaccata al braccio in quella maniera? Sorrise a tutti e sollevò un calice in aria dando fiato alla bocca... Peccato che non fosse collegata al cervello in quel momento. La sua parte razionale percepì qualcosa di sbagliato in quel discorso, ma era difficile riconoscere cosa. Sentiva la mente offuscata... Forse era il caso di fermarsi? Ma come poteva con la musica che lo trascinava, le luci che sfavillavano, la gente che parlava e i fiumi di pregiato champagne? Sorbì un altro sorso. Vide un sorriso. Afferrò un braccio. Di nuovo un sorso.
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Titled Miscellanea
FanfictionRaccolta di racconti basati sui personaggi di Black Butler incentrate sui protagonisti Ciel e Sebastian. Principalmente a sfondo d'indagine e