Capitolo 2: Promesse nefaste -Skyler-

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<In un mondo parallelo al nostro, chiamato Terre d'Oltremare, la guerra imperversava su tutto il continente finché una nuova razza, grazie alle sue doti mistiche, riuscì a placare il caos. Questi furono identificati come i Creatori. Ognuno di loro custodì -e dominò- su un tratto di terre alterandone i principi. Passarono diversi secoli e questi si misero in guerra per conquistare i domini altrui. Pochi restarono fedeli ad Avalon, il solo e unico, padrone indiscusso delle Terre d'Oltremare>. Dallas si fermò e voltò pagina al tomo.

<Detto questo, Skyler Amberton, presunta erede di Avalon. Giuri solennemente di rispettare e proteggere le regole che il Saggio Avalon e le antiche Terre d'Oltremare t'impongono?> recitò Dallas solennemente.

<Lo giuro!> dissi tremando.

Il vento tirava talmente forte da spostare un cassonetto. La pioggia cadeva con gocce grandi quanto palle da ping-pong. Poi l'oscurità: quella che faceva più male di tutti.

<Giuri di salvaguardare gli abitanti delle Terre d'Oltremare e di estirpare la razza oscura e qualunque seguace di Malarn che azzarderà a... >

<Oh, insomma, Dallas, basta con questi rituali. Vai al dunque> ribadì Eveline intanto che cercava il simbolo nella parete.

Ci trovavamo sotto lo Space Needle nel quale si estendeva un lungo prato. Precisamente di fronte ad una fontana un po' particolare. Era un basamento quadrato fatto di marmo bianco. Le statue posizionate a ciascuno degli angoli, stavano a raffigurare le quattro stagioni. Da dodici bocche di leone, invece, zampillava dell'acqua. Queste, secondo gli anziani di Seattle, rappresentavano il fluire del tempo. Eveline stava cercando il simbolo delle Terre d'Oltremare, ovvero una piuma d'angelo, come quella del ciondolo. Era notte fonda e di rado passava qualche macchina.

<Prometti di unirti al SoH, Search of Heirs, ovvero la ricerca degli eredi e di seguire il loro codice?>

<Si, lo prometto>. Dissi quelle parole con una certa fermezza anche se non ero per niente certa della scelta che stessi compiendo in quel momento.

<Trovato!> esclamò Eveline da dietro la fontana. Ci avvicinammo.

* * *

Dopo la vicenda del bagno mi ero risvegliata tra le braccia di Dallas, nel divano di casa. Eveline e Dallas mi spiegarono che nessuno di noi apparteneva a questo mondo. Ero sconcertata e incredula, ma l'emozione che ebbe il soppravvento fu la curiosità. Secondo loro ero l'erede di uno dei Creatori delle Terre d'Oltremare, Avalon, Il Creatore della luce e protettore dell'armonia. Non era il capo, e neppure la personalità più importante, veniva considerato semplicemente come il più saggio e buono degli otto. Questi erano:

Delenes, che fece prosperare rigogliose foreste nelle terre più spoglie.

Fairlen, la quale donò il fuoco ai primi uomini e restituì calore alle lande ghiacciate.

Vernemir, colui che domina i venti.

Alarpook, che fece fluire acqua cristallina dalle terre più aride.

Alyssa, Creatrice dell'energia e custode dei segreti più nascosti.

Talos, plasmatore del tempo e dello spazio.

Ed infine Malarn, Creatore dell'oscurità e portatore di sventure. Colui che aveva scatenato il Caos nelle Terre d'Oltremare.

* * *

Il simbolo era proprio identico a quello del ciondolo.

<Come fate ad essere certi che io sia una sua erede?> chiesi dubbiosa.

<Chi ti ha detto che ne siamo certi? È solo una supposizione> disse Dallas molto tranquillamente; il fatto era che io non ero per niente tranquilla. Avrei dovuto abbandonare mia madre per... quanto tempo non lo sapevo nemmeno io. Mi dissero che il tempo, là nelle Terre d'Oltremare, passava molto più veloce che nel mondo reale -forse reale non era l'aggettivo giusto dato che anche le Terre d'Oltremare erano reali- e che nessuno si sarebbe accorto della mia assenza. Non sapevo nemmeno io perché gli credetti; forse perché avevo sprigionato luce grigiastra grazie a un ciondolo "maledetto" che si era materializzato intorno al mio collo e che mi aveva quasi fatto mettere in prigione? Probabile. Ormai tutto era possibile.

<Di una cosa siamo sicuri, però> affermò Eveline. <In qualche strano modo, tu vieni dalle Terre d'Oltremare. Insomma, quel ciondolo non può apparire a un Sineone qualunque. Poi, quando...>

<Sine che!?> mi misi a ridere; al contrario, loro, sembravano seri.

<Ne parliamo dopo, okay? Vi ricordo che siamo sotto la pioggia e c'è un vento che nemmeno Vernemir potrebbe controllare> disse Dallas, sfilandomi l'orologio-collana dal collo.

<Oh giusto, Vernemir> dissi tra uno sbuffo e una risata.

<Comunque Sineone deriva dalla lingua delle Terre d'Oltremare, sine: senza e one: immaginazione. Lo usiamo noi abitanti delle Terre d'Oltremare per definire gli umani. Non è offensivo> spiegò Eveline, senza che la spiegazione mi rendesse più chiaro il quadro generale delle cose. Dallas posò il ciondolo sull'incisione e quella si illuminò di una luce vigorosa. Davanti a noi si spalancò una sorta di fenditura che dava su un infinito oceano azzurro.

<Dobbiamo tuffarci> disse Dallas prendendomi per un braccio e tirandomi a sé.


Cronache delle Terre d'Oltremare: Il Sorion celatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora