Capitolo 3: Terre d'Oltremare -Skyler-

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Ero stesa su un'amaca checontinuava ad ondeggiare delicatamente. Mi guardai intorno. Le pareti eranofatte da assi di legno ricurve, così come anche il pavimento. Sparsi per terrac'erano dei bauli e delle botti di legno. Accanto a me c'erano altre tre amache,infondo alla stanza invece, c'era una scala, ma non riuscivo a scorgere doveportasse. Mi alzai dall'amaca e vidi che dietro di me c'era un oblòimpolverato. Mi avvicinai e soffiai sul vetro. Vidi un immenso mare azzurro chesi estendeva a largo. I miei vestiti erano tutti sbrindellati e allora ricordaidov'ero. Su una nave, ma questo l'avevo capito dall'oblò. Erano le Terred'Oltremare. Al piano superiore ci dovevano essere Dallas ed Eveline e... anchequalcun'altro. Sentivo una voce maschile, mi nascosi vicino alle scale eorigliai la conversazione. <Oh, Dallas, devi sapereche a Rojen c'è Amy che ti aspetta. Non ti sarai mica scordato di lei,vero?> disse la voce misteriosa. Dallas non mi aveva maiparlato di nessuna Amy, forse era la madre, la vera madre, intendo, o magari lasorella. Dallas non rispose, sentiii suoi passi che si spostavano lungo il pontile accompagnati dal verso deigabbiani.<Non ci credo. Laragazza. Non dirmi che stai con lei? Ad Amy non piacerà di sicuro.>Cominciai a preoccuparmi. E se Amy fossela ragazza di Dallas in questo posto? Pensai tra me. Dallas non lo avrebbemai fatto. Accantonai l'idea. <Taci un po', Wayne> disseEveline. Si stava avvicinando, sentivo i suoi passi scendere verso le scale.Non volevo che sapesse che stavo ascoltando, feci finta di essermi appenaalzata e mi stiracchiai. <Oh, vedo che sei giàsveglia, ti ho portato un cambio.>Posò i vestiti sull'amaca. Evelineaveva addosso una strana divisa. Una canotta di maglia e dei pantaloni alla turcain caravan marroncino pergamena. Intorno al collo, fermato con una spilla aforma di piuma, un lungo mantello bianco con cappuccio. Si era sistemata icapelli in una coda che si fermava all'altezza delle spalle, lasciando comunqueche la ciocca fuxia ricadesse sul viso. <Grazie Eveline. Comesiamo arrivati sulla nave? E dove ci stiamo dirigendo?> chiesi, mentreprendevo i vestiti tra le mani.
Eveline prese uno strano pannello da terra cheprima non avevo notato. Lo aprì e capii che era un separé in vimini. Lo piazzòe fece cenno di cambiarmi.
Mi chiesi che fine avesse fatto il mio giubbotto,ma d'altronde non mi importava molto: faceva caldo nella navetta.
<Allora, diciamo cheappena sei entrata nel portale sei svenuta. Il mare era abbastanza burrascoso,ma per fortuna c'era il nostro amico che ci ha preso e portato sulla nave.Riguardo alla meta, non credo ti possa essere d'aiuto saperlo, comunque il nomedella città è Rojen.> Perfetto. Ero svenuta giàtre volte nella stessa giornata. Pensai a Rojen e mi vennero in mente altialberi. Non seppi perché, forse avevo già sentito quel nome mentre si parlavadi foreste, era strano perfino da spiegare a me stessa.
Mi cambiai i vestiti, al posto dei miei jeanssgualciti, Eveline mi aveva dato dei pantaloni militari stropicciati e colmi ditasche. Mi stavano un po' larghi ma conla cintura andavano bene. La maglietta invece era una semplice t-shirt neraaderente. Intorno al collo avevo sempre il ciondolo che pendeva fino all'ombelico.Mi rimisi le mie Air Force bianche e chiusi il separé.
<Era tutto quellorimasto> disse Eveline mentre mi guardava. <Ora vieni fuori> salì le scale e la seguii. Il pontile era come quellodi una normale barca a vela. In lontananza si riusciva a vedere una spiaggiache sembrava disabitata; e un piccolo porto senza neppure un barca. <Dallas e Way... Dov'èDallas?> mi ero dimenticata che Eveline non sapeva che li avevo sentitiparlare poco prima, ma non sembrò farci caso. Indicò una porta dietro la vela,ma prima che potessi fare un passo quella si aprì e ne uscirono i due ragazzi. Dallas eWayne avevano la stessa divisa di Eveline a eccezione dei pantaloni che eranodei normali pantaloni in tessuto grigiastro. Wayne assomigliava molto a Dallas.Occhi verdi, capelli neri, al contrario di quelli di Dallas che tendevano al castano,alto e muscoloso. Potrebbero essere fratelli, pensai. <Ehi, dolcezza, siamosolo cugini. So che te lo stai chiedendo> disse Wayne mentre siavvicinavano. Arrossii per la vergogna. Nemmeno Dallas riusciva a capire checosa pensassi. Dallas gli diede una sberla sul capo. <Woo, non scaldiamociqui. Manteniamo la calma> disse scherzando Wayne. Dallas girò la faccia,mentre rideva e venne ad abbracciarmi. <Allora Dallas, haiqualche spiegazione da darmi?> Luisi staccò e si sporse dalla barca per vedere il mare. <Non ancora. Ticonsiglio solo di coricarti e di aspettare. Siamo quasi arrivati e, appenametteremo piede sulla Terra, dovremmo correre. Tanto.> Quella frase mi preoccupò.Mi sistemai accanto a Dallas mentre Wayne mi fissava quasi divertito a bracciaconserte.

Cronache delle Terre d'Oltremare: Il Sorion celatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora