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Simone si sollevò sulle braccia e fece cadere giù un po' della sabbia che aveva sui pantaloni, poi si avvicinò.
Bea all'orecchio mi sussurrò un "è carino", ma io ero distratta dai suoi occhi che erano sempre più vicini.
Anche lui come Matteo si sedette accanto a me e poi mi sorrise.
Velocemente mi prese il viso tra le mani e con forza fece si che le nostre bocce si incontrassero. Le sue labbra erano umide, si schiusero subito lasciando trasformare il nostro bacio.
Presi anche io Simone per il viso e nonostante sentissi gli occhi di Matteo bruciare, mi concentrai in un bacio che non mi dispiaceva affatto.
Quando ci separammo nessuno dei due disse una parola, semplicemente lui tornò al suo posto e io cercai di non dare a vedere l'imbarazzo, poiché gli altri non sembravano sorpresi.
Verso le tre del mattino smettemmo di giocare, eravamo stanchi e io mi stesi sul mio telo, mentre qualcuno continuava ad ubriacarsi, non volevo ridurmi così.
Dopo qualche minuto si avvicinò Matteo.
-So che quello era solo per stuzzicarmi.
Matteo a quanto pare mi conosceva fin troppo bene, ma la sua sfrontatezza iniziava ad irritarmi.
-Quello cosa?
Feci finta di non capire.
-Il bacio a Simone. Dai, Iri - il fatto che lui avesse notato il modo in cui mi chiamavano mi intenerì leggermente- ti aspettavi che non la baciassi?
Non mi lasciò il tempo di rispondere.
-Oh no, aspetta, tu ti aspettavi che io non baciassi mai più nessun altra.
La sua sfrontatezza aveva oltrepassato il limite, come aveva potuto essere così diretto?
-Io non pensavo proprio niente, faccio solo quello che mi va.
Lui non sembrò essere sorpreso dalla mia reazione, come se se lo aspettasse, anche quando presi il mio telo e me ne andai in disparte sul bagnasciuga, ad ascoltare il rumore del mare.

Chiusi gli occhi, non so per quanto, ma il suono delle onde che si infrangevano sui sassolini era piacevole e conciliava il sonno. Tra l'altro non sapevo come ritornare nel gruppo, almeno per quella sera, non sapevo se ero più arrabbiata, delusa o innamorata.
Quando mi risvegliai notai un'ombra accanto a me.
Era Simone, con il suo sorriso bianco sfrontato e la sua carnagione scura.
Come Matteo anche lui aveva un buon odore, deciso ma delicato, mi ricordava il profumo di pino che sentivo nella macchina di mia madre e che era emanato da un alberello appeso allo specchietto.
Sorrisi a quel pensiero.
Intanto non mi spiegavo ancora perché fosse così vicino.
Appena realizzò che avevo gli occhi aperti mi sorrise, sfoderando una fossetta e disse "forse non ci siamo presentati, io sono Simone."
-Ah sì quello della pallonata in faccia.
Dissi porgendogli la mano.
-No, quello del bacio.
Disse stringendola.
Io arrossii, lui invece non si scompose.
-Prima ho visto che alzavi la voce con Matteo, tutto okay?
-Quanto prima, che ore sono?
-Le cinque- mi voltai verso le montagne alle nostre spalle e vidi il sole che si accingeva a sorgere -ma non ti va di parlarne vero?
Continuò lui.
-No, non tanto.
Gli risposi.
Lui non disse nulla, alzò le spalle.
-Bè noi stiamo tutti di là, aspettando l'alba, perché non vieni?
Guardai verso il gruppo, nessuno ci stava guardando tranne Matteo, che distolse subito lo sguardo.
-Okay.

Guardai sorgere il sole insieme agli altri, anche se mi mantenevo comunque distante poiché era il momento delle coppiette e anche Bea era circondata dal braccio di Jonah, "beata lei" pensai.

La mattina dopo, o meglio dire, a mezzogiorno, ci presentammo tutti in spiaggia, come se avessimo preso un appuntamento.
Eravamo degli zombie, tanto che solo un paio si fecero il bagno, gli altri restarono sotto l'ombrellone a recuperare il sonno perso.
Alle 17 però eravamo tutti svegli, e quando Luca ci vide al bar si avvicinò.
-Hei voi!
-Hei tu.
Risposi io.
Lui prese una delle sedie di ferro bianche e si inserì tra noi due poggiando le sue due braccia muscolose ed abbronzate sulle nostre spalle.
-Stavamo organizzando con gli altri per stasera.
-Che cosa?
Chiese Bea.
-Allora attraversando subito fuori il villaggio, si arriva ad una strada che porta ad una baita, è dei miei nonni, e ce la lasciano per stanotte.
-Davvero? Fighissimo!
Bea era entusiasta, ma io mi ero persa la parte "fighissima".
-E quindi?
Dissi io, ma la mia sembrò una domanda stupida ad entrambi.
-E quindi dormiamo là, è grandissima, solo un po' isolata e abbandonata.
-No.
Dissi scuotendo la testa.
-Come no?
Mi urlarono contro entrambi.
-Ho paura delle case abbandonate!
Dissi, e forse apparsi come una bambina ai loro occhi.
Luca si liberò le braccia e si voltò verso di me.
-Ma siamo in tanti! E poi se hai paura ti difendo io dagli eventuali mostri, ladri, maniaci, stupratori...
Là per là il tono da supereroe con cui Luca parlava mi faceva ridere, era un ragazzo davvero simpatico e la notte prima, quando il sole stava per sorgere definitivamente, notando che stavo da sola si era avvicinato e avevamo stretto molto.
Poi però focalizzai le sue parole.
-MOSTRI, LADRI, MANIACI E STUPRATORI?!
Urlai.
Loro risero e poi Bea mi rassicurò.
-Dai Iri, sarà divertente.

•••
Eccomi di nuovo!
Questo era il quinto capitolo, quindi la sesta parte. Cosa ne pensate? Commentate ciò che volete e votate!
STAY TUNED😘

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