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Il risveglio fu strano.
Non mi ero mai svegliata con un ragazzo così vicino, con un profumo così buono. Restai qualche minuto a riflettere ad occhi aperti, mentre il braccio dorato di Matteo mi stringeva giusto sotto il petto. Appena incrociai lo sguardo di Simone, però, mi sentii in imbarazzo, arrossii e chiusi gli occhi.
Il cuore all'improvviso batteva forte.
Sentivo che il suo sguardo era ancora lì, a fissarmi e all'improvviso mi sentii oppressa, faceva caldo e sentivo di non poter restare un altro secondo in quella posizione. Lentamente sollevai il braccio di Matteo che dormiva a pancia in giù e lo poggiai sul sacco mentre mi alzavo.
Andai verso il mio zaino e Simone mi seguì.
-Buongiorno.
Mi sussurrò.
Sembrava intimo, ma poi capii che lo faceva solo per non svegliare gli altri.
-Buongiorno.
Ricambiai.
-Dormito bene?
Ci pensai un attimo su.
-Si, benissimo, ma ho il torcicollo, devo aver dormito in qualche posizione strana.
Lui mi accennò un sorriso.
Dal suo zaino cacciò una busta maxi di "pan di stelle", i miei occhi si illuminarono, riuscii solo a pensare "siamo fatti l'uno per l'altra".
Ehi tu hai un ragazzo!
Giusto.
Prima che potessi chiederglielo lui mi porse la busta.
-Io amo i pan di stelle.
Dissi mentre immergevo la mano tra i biscotti.
E forse fu la mia faccia, un misto tra una bambina assonnata e una affamata, a farlo sorridere.
-Bè anche io.
Mangiammo qualche biscotto in silenzio seduti sulle sedie in cucina, guardai l'orologio, erano solo le 7 del mattino.
-E così state insieme?
Fu lui il primo a parlare.
-Una cosa del genere.
Dissi, perché non ero sicura che fosse un "si" .
-Si o no?
-Ma cosa t'importa?
Gli dissi forse troppo scortese.
-No, era così, per sapere. Io lo conosco da una vita, veniamo qui in vacanza insieme da quando avevamo dieci anni.
Questo mi spinse a parlare. Chi meglio di lui avrebbe saputo dirmi cosa eravamo.
-Mi ha detto che ci vuole provare.
Dissi titubante.
Lui sembrò si stesse affogando con un biscotto, poi ancora masticando disse:
-Bé allora direi che è un sì.
Simone anche a prima mattina emanava il profumo di pino che avevo sentito nel momento in cui l'avevo baciato.
Forse non era antipatico come avevo pensato, forse avrei potuto essergli amica, così come lo ero con Luca.
Mi poggiò la busta di biscotti davanti e cacciò dalla tasca dei pantaloncini un pacchetto di sigarette e un accendino.
-Com'è?
-Com'è cosa?
Mi rispose.
-Il sapore del fumo dopo un pan di stelle.
Chiesi veramente incuriosita.
-Perché non provi?
Disse lui con un mezzo sorriso porgendomi una sigaretta.
-No, non fumo.
Dissi veloce.
-Mai provato?
Disse lui accendendo.
-Qualche volta.
Era vero, al secondo anno mi ero fatta trasportare dalle mie amiche e avevo preso a fumare ogni tanto di sabato, ma quei tempi erano passati, non mi andava di riprendere.
Simone fece qualche tiro, guardò me, i biscotti, la sigaretta sulla punta delle sue dita e poi disse:
-Il sapore amaro del fumo resta, ma riesci a sentire anche il cacao sulla lingua.
Mi stava evidentemente prendendo in giro, lo capivo perché faceva finta di assaporare un vino costoso, e mi fece ridere.
Matteo come seguendo la mia voce dal salotto disse:
-Iri sei in cucina?
-Si.
Risposi un po' intimidita dal fatto che fossimo così intimi.
Appena arrivò mi baciò veloce sulle labbra e subito dopo in cucina entrarono anche Helen e Serena. La prima senza staccarmi gli occhi di dosso baciò sulle labbra Simone, senza neanche pronunciare parola, l'altra, che ora ricollegai a quella che gli baciava il collo in spiaggia, si sedette su di lui dopo averlo salutato allo stesso modo.
Evidentemente non tutti erano così cordiali e felici del nostro arrivo.
Simone prese ad accarezzarle le gambe.
La voce di Matteo riportò la mia attenzione a lui, che sembrava non aver fatto caso a tutto ciò.
-ti va di andare a mare?
Mi chiese.
-Certo.
Gli risposi con un sorriso sincero.
Era strano pensare che ora potevo toccare le sue lentiggini e i suoi ricci ribelli. Non ti fidare continuava a dire la mia coscienza, perché un ragazzo così non si accorge di te da un momento all'altro, ma io non riuscivo a smettere di guardarlo.
Mario e il resto del gruppo  entrarono dal salotto.
-Veniamo anche noi.

Scendemmo la discesa verso il villaggio lentamente. Ancora una volta io ero in fondo alla fila, questa volta, però, con me c'era Matteo, che mi teneva un braccio sulle spalle e che mi sorrideva continuamente.
Ogni tanto ci fermavamo.
-Ti ho già detto che sei bellissima?
Arrossii.
Lui dopo quel gesto mi prese il mento e mi baciò, prima lentamente e poi sempre più forte, le lingue erano veloci e lui mi mordeva il labbro inferiore.

Quando arrivammo in spiaggia Helen si spogliò esattamente di fronte a Matteo, lui le diede un'occhiata veloce, io feci finta di non vedere, Bea però vide benissimo il modo in cui lui la guardava e mi diede una gomitata, io le sorrisi, cercando di sembrare tranquilla.
"È tutto okay" le sussurrai.
Anche io decisi di superare la vergogna, che era sempre seconda all'orgoglio e mi levai il copricostume davanti al mio ragazzo. Lui mi poggiò le mani sui fianchi e sentii il suo respiro sul mio collo.
Poi senza che me ne potessi accorgere mi sollevò e correndo mi buttò in acqua.
Non potevo far altro che ridere.
-Sei uno stronzo!
-Ah sì?
Chiese retoricamente lui, poi mi fece andare giù con la testa.
Quando risalii su non esitai a bagnargli il petto muscoloso sul quale compariva qualche lentiggine e il viso ancora asciutto.
-Sei morto!
Dissi cercando di sollevare più acqua possibile.

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Hello!
Mi incuriosisce sapere se qualcuno già immagina come possa andare a finire la storia, anche per effettuare eventuali correzioni alla trama.
Quindi commentate e votate!😘

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