Prologo

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Il rombo assordante di uno sparo seguito dall'urlo agghiacciante di una donna rompono la quiete. So cosa sta succedendo.
Corro, inciampo, mi rialzo ma so già che non sarò abbastanza veloce. Arrivano delle forti folate di vento che provano a rallentarmi.
Un uomo mi urta la spalla, mi scruta con i suoi occhi neri. Un sorriso beffardo si fa spazio sulla sua bocca non coperta dal passamontagna. Una pistola nella sua mano sinistra. Come se nulla fosse successo, si gira e ricomincia la sua corsa.
Mi muovo anch'io, in direzione opposta, sopportando le ferite provocate dai rami sparsi sul terreno. Devo riuscire a capirci di più stavolta, devo vedere il suo volto.
Quando arrivo il corpo scosso da singhiozzi di una donna è chino su quella inerme di una bambina bionda, immersa in una pozza di sangue. La donna mi è familiare ma non la riconosco, il viso della bambina è in parte coperto dai capelli della donna e in parte sfuocato. La figura di un'altra bambina è accanto alla donna, anche lei sconvolta e anche lei con il volto coperto, stavolta dai suoi stessi capelli. Le sue mani, come quelle della donna sono ricoperte del liquido rossastro.
Provo ad avvicinarmi, facendo un piccolo passo alla volta ma mi accorgo di essere nello stesso punto.
Poi il buio inizia ad avvolgere la scena, prima la donna e le bambine per arrivare infine a me e lanciarmi in un buco nero appena aperto ai miei piedi. Il senso di vuoto si propaga nel mio corpo, accelerando il mio respiro.

Spalanco gli occhi mettendomi a sedere sul letto. Riesco a sentire il battito del mio cuore accelerato e mi pare di essere appena tornata a respirare. Una lacrima solitaria scivola sulla mia guancia, fino ad arrivare alla mascella per poi cadere sul lenzuolo che mi copre le gambe. Di nuovo quell'incubo, lo stesso che ormai infesta i miei sogni da parecchi anni.
Ogni volta non riesco mai a vedere il viso di quella bambina bionda, ogni volta quella donna mi è sempre più familiare ma mai abbastanza da riconoscerla.
Passo una mano tra i miei lunghi capelli biondi, scompigliandoli ancora di più e mi alzo per andare in cucina.
Mi verso un bicchiere d'acqua, aggiungendoci qualche cucchiaino di zucchero, proprio come faceva mio nonno quando da piccola avevo gli incubi. Diceva che riuscisse a tranquillizzare e spero davvero che funzioni, ho bisogno di riposare. Domani sarà una giornata impegnativa.

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*Spazio autrice*
Volevo ringraziare innanzitutto la mia sorellina (non di sangue ma per scelta) Daniela e la mia gemellina (sempre per scelta) Grazia. È grazie a loro se ho pubblicato questa storia.
Poi volevo ringraziare in anticipo tutti coloro che leggeranno la mia storia e mi scuso per gli eventuali errori.

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