Vincolo quarto
Passarono due interi mesi prima che mi fosse permesso di uscire e indossare qualsiasi tipo di vestito; non che non ci avessi provato, ma ogni volta finiva sempre allo stesso modo: io nudo e lui sopra di me. Contai quei giorni uno ad uno, sentendomi solo e sempre più vicino ad avere un attacco di claustrofobia. Mi sembrò di impazzire senza alcun contatto umano, poiché Victus non era abbastanza, non quando non potevo parlare con lui come volevo. Ormai neppure la curiosità era più abbastanza per tenermi a bada.
In quei numerosi giorni riuscimmo a parlare solo a gesti e non sempre riuscivamo a comprenderci l'un l'altro e questo probabilmente perché ero una frana e forse perché lui non sembrava affatto intenzionato ad aiutarmi ad imparare la sua lingua. Chissà poi perché.
Quel giorno mi svegliò all'alba, scuotendomi appena e gentilmente.
«Hania.» mi chiamò, accarezzandomi e scostandomi una ciocca di capelli dalla guancia. Si erano leggermente allungati e iniziavano a darmi fastidio, ma all'interno di quella tenda non c'era nessuna forbice o specchio che potesse aiutarmi nel tentativo.
«Utho, pyaar» iniziò a baciarmi dolcemente il viso «shakti, ya ham der ho jaegee».
Iniziai a gemere contrariato, cercando di scostarlo, di mandarlo via per lasciarmi dormire. Mi aveva tenuto sveglio quasi tutta la notte a fare sesso, ma quasi sembrava che non gli importasse affatto.
«Pyaar.» mi chiamò per l'ennesima volta e di malavoglia aprii almeno un occhio e lo fissai.
«Cosa?» chiesi piagnucolando, e lui rise baciandomi, prima di mostrarmi un mantello bianco come la neve, fatto interamente di pelo di animale e l'interno di pelle color panna.
«Yah aapakee pahalee hant ka din hai» rispose, scostando la coperta e inducendomi ad alzarmi.
«Voglio dormire Victus.» mi lamentai, tentando di tornare a stendermi, ma lui non me lo permise, facendomi alzare in piedi.
Mi coprì con quel solo e unico mantello, che mi avvolse caldo come un vestito, coprendomi del tutto, sebbene al di sotto di esso fossi completamente nudo. Non che si vedesse, ero completamente celato da esso.
Restando davanti a me, mi ravvivò i capelli e poi sorridendo alzò il cappuccio. Mi girò attorno, scrutandomi con occhio critico, mentre io mezzo assonnato e spaesato rimanevo in piedi, stropicciandomi un occhio.
«Sundar» sospirò, prendendomi il mento tra le sue dita per sollevare il mio viso.
Era raro da parte sua quel tipo di atteggiamento così dolce. Solitamente prendeva ciò che voleva senza chiedere; eppure, quella volta prima di baciarmi mi osservò a fondo, come a chiedermi il permesso. Per qualche intenso istante potei specchiarmi per la prima volta da mesi nei suoi occhi: il mio viso era molto più piccolo, ma quella era solo una questione di prospettiva, sempre squadrato e appuntito. Ciò che mi sorprese furono i colori dei miei capelli, ma diedi la colpa al buio e al sonno, prima di essere distratto da un dolce e profondo bacio.
Percepii la sua bocca sulla mia, un delicato e caldo tocco, dolce e fugace come la carezza di una corolla di fiori, che sbocciò immediatamente, socchiudendosi e lasciando fuoriuscire la punta della sua lingua, che iniziò a tracciare il contorno delle mie labbra, che lo lasciarono passare senza alcuna resistenza, aprendosi alla sua muta richiesta. La sua lingua incontrò immediatamente la mia, la sua gemella, e subito iniziarono a lambirsi e a danzare sensuali, mentre il nostro respiro veniva meno, facendosi franto e pesante.
I miei gemiti vennero inghiottiti dalla sua ladra bocca, mentre le sue braccia andarono a cingermi forte per i fianchi, circondandomi e stringendomi come se fossi la cosa più preziosa del mondo.
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Vincolo di ghiaccio
RomansaPerso tra le terre ghiacciate e innevate di Yor, Hania sta per morire. È l'ultimo rimasto del suo gruppo di amici, morti a causa di una bufera di neve che li ha presi alla sprovvista e non ha lasciato loro alcuno scampo, ma il ragazzo resiste, con l...