Finalmente libertá!

15 2 1
                                    

Credo che non dimenticherò mai quel giorno.
Mi trovavo in cielo, stavo trainando il mio carro solare per l'ultimo tratto, prima che la mia gemella Artemide prendesse il mio posto conducendo la Luna.
Fu questione di un attimo, un solo momento in cui staccai un attimo gli occhi dal cielo per posarli sulla terra sottostante.
Mi trovavo proprio sopra il mare, in un tratto isolato, dove non c'era nulla, se non migliardi di litri di acqua.
Eppure la vidi lí, un'isola. Un'isola mai vista prima, nonostante io fossi passato su quel tratto di mare migliardi e migliardi di volte. Colto da una curiositá improvvisa, decisi di cedere il cielo a mia sorella prima del solito, tanto ormai avevo quasi finito, per correre il piú presto possibile verso l'isola.
Ero quasi certo di quale territorio si trattasse, ma dovevo controllare di persona.
Con il mio flauto traverso incantai un delfino e mi feci trasportare verso l'isola misteriosa. Quando atterrai rimasi sbalordito. Era il luogo piú bello che io avessi mai visto. La natura incontaminata regnava sovrana. C'erano alberi e frutti di tutti i tipi, i colori dei fiori, degli uccelli erano indescrivibili, l'acqua del mare talmente cristallina da sembrare trasparente. Quello, dopo secoli fu il primo luogo che avevo visto cosí vivo, bellissimo, non distrutto dalla forza distruttrice dell'uomo. Era meraviglioso.

Ad un tratto però sentí qualcuno ringhiare, mi guardai intorno e vidi che una tigre ed un lupo mi si travano pericolosamente avvicinando. Io indietreggiai subito, spaventato dalla mole delle bestie e memore di uno spiacevole evento in cui, a caccia insieme a mia sorella, venni azzannato da un lupo.

Proprio nel momento in cui il lupo mi si stava per lanciare contro a fauci scoperte, udí una voce melodiosa e bellissima urlare all'animale di smetterla.
L'animale obbedí all'istante e si allontanò quatto quatto da me, insieme alla tigre.

Levai lo sguardo dalle bestie per incontrare quello della donna piú incantevole che avessi mai visto.

Era una donna alta, slanciata. I capelli lunghissimi ed ondulati del colore del mare, con ciocche piú chiare ed altre piú scure. La loro piega ondulata ricordava il movimento delle onde. Gli occhi della giovane erano cristallini come diamanti e riflettevano tutta la luce del mondo. La pelle diafana e le labbra rosee incurvate in un dolce sorriso.

Era la creatura piú incantevole che avessi mai visto.

-Salve, o forestiero. Mi rammarico per lo spiacevole benvenuto che vi hanno dato i miei amici, ma vi prego di perdonarli, non riceviamo spesso visite. Oh, guardatevi! Siete tutto bagnato! Presto, venite con me, vi fornirò un tetto ed un letto caldo ove riposare.- disse la bellissima donna, dall'aspetto di una vent'enne. Io non riuscí a spiccicare parola, perciò la seguí, constatando che i miei indumenti s'erano tutti bagnato a causa del mio viaggetto in groppa al delfino.

Lei mi condusse dentro una caverna, rifornita di ogni bene neccessario. Mi fece stendere su letto e mi fece spogliare, dandomi invece indumenti caldi e puliti. Poi mi preparò una tisana e mi addormentai.

Al mio risveglio non la trovai nella grotta, cosí mi alzai e mi diressi fuori. Il sole brillava nel cielo, illuminandomi con i suoi caldi raggi.
...
Un momento. Se il Sole sono io, chi stava trainando il carro infuocato? Mia sorella? Beh, saabbe potuto essere, lei sa come trainare un carro simile. Poseidone? No, aveva giá troppo a cui pensare. Atena? Hahaha Atena sul carro sarebbe il massimo! Non ne capirebbe la logica e combinerebbe un disastro! No no, meglio non pensarci. Altrimenti potrei prevedere l'Apocalisse.

Stavo dicendo, mi feci un giro dell' isola, chiamando la ragazza, pur non sapendo il suo nome.
Ad un tratto sentí dei singhiozzi provenire dal bosco, cosí decisi di andare a vedere. Che fosse proprio la ragazza dell'isola?

Dopo aver schivato vari rami ed essermi addentrato nel bosco, la trovai lí, in un piccolo spiazzo lasciato libero dagli alberi, a piangere per una ragione a me sconosciuta.
Mi avvicinai immediatamente alla sua figura rannicchiata e poggiai una mano sulla sua spalla.

Lei sobbalzò e si voltò a guardarmi. Anche con le lacrime era bellissima.
Se le asciugò in fretta e mi mostrò un piccolo sorriso.

-Sono desolata, non vi ho sentito arrivare. Avevate bisogno di qualcosa, giovane forestiero?- chiese lei, con la sua voce dolce.
-No, vi ringrazio. Avete fatto giá tanto per me. Non vorrei essere indiscreto, ma potrei sapere il motivo delle vostre lacrime? Una giovane bellissima come voi non dovrebbe mai versarne.- le chiesi, asciugando le ultime rimaste sulle sue guance con il pollice.
- Ma niente, una sciocchezza. Una sciocchezza a cui devo ancora fare l'abitudine. Non vi preoccupate, ora sto bene.- disse lei, mascherando il dolore dietro ad un finto sorriso. Io decisi di accontentarla e di lasciar perdere.
Lei si alzò da terra ed insieme tornammo verso la caverna. Passarono giorni e giorni, in cui io mi sentii piú vivo che mai.
Parlammo di tutto e ridemmo molto. Solo ad un tratto mi resi conto di non averle fatto la domanda piú importante di tutte. Non sapevo ancora il suo nome.

-Come vi chiamate, giovane?- chiesi infatti. Lei si rabbuiò, ma rispose.
-Sono Calipso, ninfa figlia di Atlante, e voi siete approdato sull'isola su cui sono stata esiliata.- mi disse.

"Allora avevo ragione! Quella era proprio Calipso, la figlia di Atlante, titano condannato a reggere il peso del cielo sulle sue spalle. E se lei è Calipso, l'isola su cui ci troviamo è quella di Ogigia. Si dice che sia stata mandata quí per punirla per aver appoggiato il padre Atlante piuttosto che gli Dei Olimpici durante uno scontro con i Titani." Furono questi i pensieri che mi turbinarono nella mente non appena ebbi la conferma ai miei dubbi.

-Quindi io sarei l'eroe approdato sull'isola dopo un secolo, giusto?- chiesi, giusto per avere conferma.
-Sí. Ogli cento anni quest'isola, di solito nascosta all'occhio di tutti, torna a mostrarsi al mondo e approda su queste spiagge un giovane eroe, spinto o dalla curiositá o dal fato, a tenermi compagnia. La cosa triste di tutto questo è che nessuno di loro può rimanere, nessuno può restare quí con me, cosí sono costretta a lasciarlo andare. Ogli secolo arriva un giovane ambizioso e pieno di coraggio, di cui io non posso fare a meno di innamorarmi, ma è sempre un amore sfuggente e non duraturo.
Avrei voluto lasciarti andare senza dirti niente, ma ormai sai chi sono e sai qual è il mio destino.- disse lei, con le lacrime agli occhi, che io mi apprestai ad asciugare.
-È vero, neanche io posso restare. Ho un compito da eseguire e non posso venire meno ad esso.- le dissi io. Lei abbassò lo sguardo, dispiaciuta, ma io le alzai nuovamente il volto verso il mio. -Ma io sono Apollo, Dio dell'arte, della bellezza e del sole, e ti posso aiutare. Se tu lo vuoi io posso intercedere per te con gli dei. Ti posso liberare dal tuo esilio forzato.- le spiegai.
Lei rimase molto sorpresa e mi fissò con occhi speranzosi, con una gioia a stento trattenuta.
-Davvero lo potresti fare?-
-Sí, e quando sarai fuori di quí, se lo vuoi, potrai diventare la mia sposa. Potremo vivere insieme, felici e liberi. Siederai alla mia destra sul trono e sarai la mia Signora.- le proposi, tenendo le sue piccole e delicate mani tra le mie e guardandola negli occhi.
Lei per poco non svenne tra le mie braccia e mi fece un sorriso radioso.
-Sí, sí, sí!!! Cento volte sí!!!- affermò contenta e poi mi baciò, mentre io la presi tra le braccia a stile principessa.

Successivamente pregai ed ebbi da discutere con Zeus, ma alla fine ebbi la meglio. Alla fine il padre degli Dei le concesse di lasciare l'isola e di essere finalmente libera.

Indescrivibile la gioia che provò non appena la portai via da quel luogo, che era stata la sua casa e la sua prigione.

Mantenni la mia promessa e ci sposammo.

Dopo tutta la sofferenza che ha patito adesso è finalmente felice, libera.
Oggi lei è la mia Regina, la mia Signora, la mia Dea, oggi è la mia dolce Calipso.
La amo piú di tutta la mia vita, non potrei mai immaginare la mia vita senza di lei. Se fossi un umano ringrazierei volentieri gli Dei per avermela fatta incontrare. Ma forse è davvero stata opera del destino, forse tutto questo era volere del Fato.
In ogni caso, non potrei essere piú felice di cosí.

Ti amo, mia dolce Calipso.

Ma ciaooo!! Ok questa è la prima prova! Dopo fatice degne di Ercole e guerre con le mie idee ingarbugliate peggiori di quelle di Ares, ho finalmente fatto il capitolo!! Spero vi piaccia!
Finalmente ho potuto fare giustizia con quella povera Calipso!

Ok, la smetto😂
Le parole sono 1416.

Bien. A presto, presto!
Bacioni.

Chris❤

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 28, 2016 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Nel Mare Delle Storie-LAngeloNeroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora